Il 19 luglio, la Commissione Europea ha preso la decisione di condurre l’Ungheria dinnanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per il mancato rispetto delle leggi comunitarie sull’immigrazione, l’asilo e il soggiorno.
La violazione della Direttiva sulla residenza a lungo termine
In primis, la Commissione ha riportato l’applicazione scorretta, da parte dell’Ungheria, della Direttiva 2003/109/EC sulla residenza a lungo termine. La Direttiva – ricorda la Commissione – impone che i cittadini di paesi non appartenenti all’UE ricevano in alcuni settori un trattamento eguale a quello riservato ai cittadini, a patto che siano legalmente residenti in una nazione comunitaria da almeno cinque anni.
Violando quanto predisposto a livello comunitario, tuttavia, la legislazione ungherese non permette ai veterinari extracomunitari, benché con permesso di residenza a lungo termine, di esercitare la propria professione nel paese. Tra i costoro rientrano, per assurdo, anche i cittadini di nazioni non comunitarie che hanno conseguito la laurea in Ungheria.
La legislazione “Stop Soros”
A giugno, inoltre, il governo Orban ha passato una legge che permette di punire con la reclusione coloro che facilitino in qualsiasi modo l’immigrazione illegale. La legge, soprannominata “Stop Soros”, dal nome del filantropo miliardario accusato di supportare l’immigrazione musulmana nel paese, renderebbe passibili di arresto anche coloro che dovessero procurare cibo e coperte ai migranti.
La Commissione Europea ha tuttavia espresso la propria riprovazione di tale legislazione, che impedirebbe ai richiedenti asilo di rivolgersi – come è loro diritto – alle organizzazioni nazionali e internazionali per ricevere aiuto.
Il dibattito
La legislazione “Stop Soros” si inserisce in un quadro complesso, che vede l’Ungheria sempre più preoccupata per le proprie frontiere. Da un lato, il governo asserisce che l’immigrazione rappresenta un forte pericolo per la sicurezza interna. Al tempo stesso, inoltre, Budapest ha più volte dichiarato di stare prestando un servizio a numerosi altri paesi, arginando l’immigrazione nell’UE. In ogni caso, l’Ungheria sta affrontando crescenti critiche sul piano internazionale e nei prossimi mesi dovrà rispondere della violazione della legislazione comunitaria.
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