Martedì 17 luglio, in occasione dei 72 anni dalla sua morte, la chiesa ortodossa serba ha tenuto a Herceg Novi, in Montenegro, una messa in onore di Dragoljub “Draza” Mihailovic, leader dei cetnici serbi, distaccamento dell’esercito fedele alla corona serba durante l’occupazione nazifascista.
La celebrazione si è svolta nell’ambito di un evento di commemorazione dei cento anni dalla morte dei membri della famiglia reale russa dei Romanov, uccisi dai bolscevichi nel 1918.
L’evento commemorativo, che includeva anche la promozione di un libro sulle relazioni tra la Russia e la regione montenegrina della Baia di Kotor, è stato organizzato da una organizzazione locale chiamata “Srpski Soko” (Aquila Serba).
La reazione del governo
Il ministro della cultura di Podgorica Aleksandar Bogdanovic domenica 15 luglio aveva definito la commemorazione “una disgrazia”, sottolineando che “dietro a questa iniziativa c’è la chiara intenzione di violare il culto dell’antifascismo nel paese, un fatto che colpisce l’armonia sociale e la società civile del Montenegro”.
Mihailovic guidò un movimento di resistenza in Jugoslavia a seguito dell’invasione tedesca del 1941, e venne presto promosso al rango di Generale e Ministro della Guerra del governo monarchico esiliato a Londra. L’anno successivo si convinse che il comunismo potesse essere un rischio di entità anche maggiore dell’occupazione da parte dell’Asse. Per questo motivo, si oppose alle forze di liberazione guidate da Tito, rendendosi responsabile di svariati atti di violenza anche a danno della popolazione civile.
Quando le divisioni guidate da Tito presero il potere in Jugoslavia, Mihailovic venne arrestato e condannato a morte nel 1946, con l’esecuzione della pena a soli due giorni di distanza dalla sentenza. La pronuncia è stata annullata da un verdetto della Corte Suprema di Belgrado del 2015, grazie alla quale Mihailovic è stato di fatto riabilitato. La Corte ha affermato che il processo a suo carico fu “politico ed ideologico”, nonché portato a termine dopo una lunga serie di errori procedurali.
Le implicazioni della sentenza
A seguito di questa sentenza, il gruppo parlamentare di opposizione filorusso “Fronte Democratico” è stato accusato di voler marcare ulteriormente le divisioni nella società montenegrina: il gruppo aveva infatti tentato di promuovere una “dichiarazione di riconciliazione” con i gruppi partigiani comunisti – iniziativa che, secondo le forze di maggioranza in parlamento, mirava a riabilitare anche le forze armate cetniche.
Inoltre, lo scorso anno era già stata sollevata una forte polemica dopo che il municipio di Berane aveva avanzato la richiesta di un finanziamento al governo centrale montenegrino per la costruzione di un monumento in memoria di Mihailovic.
Foto: Balkans Insight
La frase “Il ministro della cultura di Podgorica Aleksandar Boganovic” e’ incorretta. Il Ministro della cultura non e’ il ministro di una citta’, ma dell’intero paese. Inoltre, il cognome dell’attuale ministro e’ Bogdanovic.
Gentile.ma Lettrice
grazie per la segnalazione, chiaramente quello su Bogdanovic è un errore di battitura mentre “ministro della Cultura di Podgorica” è una metonimia topografia tipica del linguaggio giornalistico,come quando si diceva Botteghe Oscure per indicare il PCI, o quando si dice “il Cremlino” per indicare la Russia, o espressioni come “da Londra fanno sapere che” intendendo il governo britannico, etc…
Cordialmente
Matteo Zola