La Corte municipale di Tbilisi lo scorso 28 giugno ha condannato in absentia l’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili a una pena di 6 anni di carcere, per avere commissionato nel 2005 l’aggressione ai danni del parlamentare dell’opposizione Valeri Gelashvili, che fu vittima di un brutale pestaggio dal quale uscì sfigurato.
Saakashvili è stato ritenuto colpevole di due capi d’accusa: avere abusato del proprio potere presidenziale per ordinare l’aggressione e aver fatto in modo di procurare alla vittima danni intenzionali e permanenti, mettendo a rischio la sua stessa vita. La pena, inizialmente fissata a 8 anni, è stata successivamente ridotta di due anni per effetto di una legge sull’amnistia emanata nel 2012. Il tribunale lo ha inoltre bandito da qualsiasi carica pubblica per un periodo di due anni e tre mesi (ridotta anche in questo caso la condanna iniziale, di tre anni).
Il caso Gelashvili
Nel giugno 2005 Valeri Gelashvili, uomo d’affari e parlamentare del partito L’Industria salverà la Georgia, rilasciò un’intervista in cui accusò l’allora presidente Saakashvili di aver confiscato la sua proprietà, situata nel quartiere di Avlabari, dove sarebbe dovuto sorgere il nuovo palazzo presidenziale, senza neanche ricevere un indennizzo da parte dello stato. Nel corso dell’intervista Gelashvili fece dichiarazioni offensive nei confronti del presidente e della sua famiglia, scatenando così l’ira dello stesso Saakashvili, il quale, spinto dal desiderio di vendetta, secondo la Corte georgiana ordinò all’allora ministro della Difesa Irakli Okruashvili di “occuparsi” di Gelashvili.
In seguito al rifiuto di Okruashvili, Saakashvili avrebbe quindi imposto lo stesso ordine al ministro degli Interni Vano Merabishvili, il quale, il 14 luglio, avrebbe organizzato l’agguato ai danni di Gelashvili. La Mercedes su cui viaggiava il parlamentare venne bloccata in una delle vie del centro della capitale georgiana da due autovetture, dalle quali scesero diversi uomini armati e dal volto coperto che prelevarono a forza Gelashvili e lo malmenarono. Come ha sostenuto lo stesso tribunale di Tbilisi, durante l’aggressione Gelashvili riportò “lesioni che hanno messo in pericolo la sua stessa vita, causando una deturpazione facciale permanente”.
Il 5 agosto 2014 la procura georgiana avviò un processo nei confronti delle quattro persone ritenute responsabili dell’agguato subito da Gelashvili: oltre all’ex presidente Saakashvili vennero accusati anche l’ex ministro degli Interni Vano Merabishvili, l’ex direttore del Dipartimento delle Operazioni Speciali Erekle Kodua e l’ex comandante di divisione dello stesso Dipartimento (facente riferimento al Ministero degli Interni), Gia Siradze. Anch’essi, come Saakashvili, sono stati condannati a pene detentive dai sei ai nove anni.
Seconda condanna per Saakashvili
La decisione della Corte di Tbilisi in merito al caso Gelashvili rappresenta la seconda sentenza di condanna per l’ex presidente georgiano, che lo scorso 5 gennaio venne riconosciuto colpevole di abuso di potere nell’ambito di un altro caso, l’omicidio del banchiere Sandro Girgvliani, risalente al 2006, ricevendo in quell’occasione una condanna a tre anni di carcere.
Il 28 gennaio 2006 il corpo di Girgvliani, all’epoca presidente del Dipartimento esteri della Banca Georgiana Unita, venne ritrovato senza vita e con una serie di lesioni multiple presso la periferia di Tbilisi. Secondo un’indagine condotta dal canale televisivo Imedi, la morte del banchiere sarebbe da ricondurre alla serie di eventi occorsi la sera prima del suo ritrovamento, quando Girgvliani si recò in un bar dove era in corso la festa di compleanno di un alto esponente del Ministero degli Interni, luogo dove il banchiere ebbe una presunta discussione con la moglie del ministro Merabishvili, Tako Salakaia.
Per i parenti della vittima, l’omicidio sarebbe stato architettato proprio da alcuni funzionari dello stesso Ministero, a cui faceva appunto capo Merabishvili, ritenuto l’organizzatore dell’aggressone ai danni di Gelashvili. Secondo la Corte georgiana l’ex presidente Saakashvili avrebbe quindi abusato ancora una volta dei suoi poteri per difendere il suo braccio destro e occultare le prove relative all’assassinio di Girgvliani, graziando successivamente i quattro presunti carnefici, tutti agenti del Ministero.
Insieme alla misteriosa morte dell’ex primo ministro Zurab Zhvania, l’omicidio di Girgvliani rappresenta tutt’ora uno dei casi criminali irrisolti più noti in Georgia.
Per l’ex presidente è persecuzione politica
Saakashvili, che ha lasciato la Georgia nel 2013 e attualmente vive ad Amsterdam, in un’intervista rilasciata a Rustavi 2 ha bollato la sentenza della Corte di Tbilisi come “una pagliacciata”, definendola “illegale” in quanto frutto della persecuzione politica portata avanti negli ultimi anni dall’ex premier nonché leader del Sogno Georgiano Bidzina Ivanishvili, il quale a suo dire starebbe facendo di tutto per tenerlo lontano dalla Georgia.
Oltre a dover scontare le condanne inflittegli in merito ai casi Girgvliani e Gelashvili, nel paese caucasico l’ex presidente Saakashvili è ricercato per altri due casi: il primo riguarda l’eccessiva violenza con cui la polizia avrebbe sedato le proteste anti-governative del novembre 2007, il raid contro la stazione televisiva Imedi e il sequestro dei beni posseduti dal magnate Badri Patarkatsishvili; mentre nel secondo processo l’ex presidente è accusato di aver sperperato tra il 2009 e il 2013 circa 8,83 milioni di lari (circa tre milioni di euro) di fondi pubblici per scopi personali. Tutte accuse che Saakashvili ha sempre negato, definendole “politicamente motivate”.
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Foto: European People’s Party
Un bel ambientino la Georgia, non c’è che dire.
Un criminale che, oltre a tutte le efferatezze elencate nel’articolo, ha fatto bombardare il suo stesso popolo. Per non parlare delle migliaia di carcerazioni di dirigenti di stato della vecchia guardia, una vera e propria purga fatta per ordine degli USA, che lo ha preparato a questo compito nei lunghi anni trascorsi in America prima di farlo tornare in Georgia e imporlo con una rivoluzione colorata. Negli anni della sua presidenza ha imposto un regime ultra fascista, che ha traumatizzato tutto il paese, con un calo pauroso della popolazione. Il tutto con la protezione senza se e senza ma di tutto l’occidente, degli USA naturalmente e della UE, che ancora oggi lo proteggono e stipendiano. E poi parlano delle ingerenze russe. Una scelleraggine senza fine.