Lo scorso 26 giugno la Georgia ha pubblicato i primi 33 nomi della cosiddetta “Lista Otkhozoria-Tatunashvili”. La lista include individui accusati o condannati in contumacia a partire dal 1991 per “l’omicidio, il rapimento, la tortura e il trattamento disumano” di cittadini georgiani in Abkhazia e Ossezia del Sud, così come per la copertura di tali crimini.
Nel corso della sua prima seduta dopo la fiducia parlamentare del 20 giugno, l’esecutivo guidato dal nuovo primo ministro Mamuka Bakhtadze ha identificato i ministeri della Giustizia e degli Esteri – guidati rispettivamente da Tea Tsulukiani e David Zalkaliani – come responsabili dell’applicazione del decreto che introduce tale lista, inoltrando la bozza al parlamento.
La lista comprende 24 casi relativi all’Abkhazia e 9 all’Ossezia del Sud. Tra i nomi in elenco spiccano quelli di Alik Taboyev, capo dei servizi di sicurezza dell’Ossezia del Sud nel distretto di Akhalgori (Leningor) e David Gurtsiyev, procuratore aggiunto di Akhalgori, entrambi accusati di essere coinvolti nel rapimento, tortura e uccisione di Archil Tatunashvili.
Il 26 maggio, Murat Dzhioyev, inviato presidenziale dell’Ossezia del Sud per l’insediamento post-bellico, ha ribadito che Tatunashvili sarebbe morto per un’insufficienza cardiaca acuta accusata dopo aver provato a fuggire e aver subito lesioni durante il tentativo di “sottrarre una pistola a una guardia”.
Tra i primi nomi della lista vi è anche la guardia di frontiera abkhaza Rashid Kandzhi-Ogly, condannato a 14 anni di reclusione in contumacia per l’uccisione di Giga Otkhozoria nei pressi del villaggio georgiano di Khurcha nel maggio 2016. Tra gli altri vi sono anche Otar Palavandzia e Oleg Papaskiri, implicati nell’uccisione del presidente del Consiglio dei ministri dell’Abkhazia Zhiuli Shartava nel 1993, e Afrikan Bganba, Vakhtang Ubiria e Vladimer Nachach-Ogly, per aver illegalmente limitato la libertà e aver torturato Levan Mamasakhlisi a Gagra nel 2011. Le autorità georgiane hanno riferito che Ubiria sarebbe un funzionario dei servizi di sicurezza abkhazi, mentre Nachach-Ogly il vice-procuratore capo.
Nella lista vi sono anche due donne: Tsibrona (Eka) Akhalaia, ritenuta a capo di un’unità armata illegale, e Rosa Mirtskhulava, per aver commesso omicidi etnici nel distretto di Gali (Gal) in Abkhazia.
Il governo georgiano ha affermato di volere applicare “tutte le sanzioni possibili” in materia di visti, proprietà e finanze nei confronti delle persone incluse nell’elenco.
Bakhtadze ha definito la lista “non esaustiva”, promettendo il giorno successivo che sarebbe stata espansa, e che “tutti i carnefici saranno puniti”. Il nuovo esecutivo georgiano ha presentato la lista al parlamento come supplemento a una risoluzione parlamentare del 21 maggio riguardante l’uccisione di Tatunashvili, adottata su proposta del partito d’opposizione Georgia Europea.
La lista è stata condannata dal Ministero degli Esteri abkhazo, che ha definito il decreto “infondato”, “estremamente distruttivo” e “provocatorio”. Il Ministero ha inoltre definito Bakhtadze personalmente responsabile della “potenziale distruzione dell’unica struttura internazionale per la risoluzione dei conflitti nel Caucaso meridionale”, ovvero i Colloqui di Ginevra.
Le autorità abkhaze hanno promesso di sollevare la questione nel corso dell’ultimo incontro del Meccanismo di Risposta e Prevenzione degli Incidenti (MRPI), svoltosi il 27 luglio a Gali (Gal). Quando però la Georgia ha presentato il caso dell’omicidio di Otkhozoria, i partecipanti russi e abkhazi avrebbero – secondo i georgiani – chiesto di cancellare l’argomento dall’ordine del giorno, dopodiché avrebbero abbandonato l’incontro.
Un Atto Magnitsky “alla georgiana”
Il deputato Giorgi Kandelaki, del partito Georgia Europea, ha criticato la mancanza di cittadini russi nella lista. “Cosa ha impedito al governo di includere almeno il responsabile delle cosiddette forze di frontiera sotto la cui supervisione questi due crimini [Otkhozoria e Tatunashvili] e altri sono stati commessi?”, ha detto Kandelaki a OC Media.
Kandelaki ha inoltre rivendicato che grazie agli sforzi di Georgia Europea il Parlamento europeo ha inserito in una risoluzione del 14 giugno sui territori occupati georgiani un articolo in cui si invitavano gli stati membri e il Consiglio a “inserire in una lista nera e imporre sanzioni nazionali e comunitarie a coloro che compaiono o potrebbero comparire nella lista Otkhozoria-Tatunashvili”.
Georgia Europea ha poi fatto notare che alcune delle persone presenti nella lista – Otar Turnanba, Raul Kortava, Vladimer Nachach-Ogly e Tsibrona Akhalaia – sono ormai decedute. Attraverso un post su Facebook, il parlamentare Sergi Kapanadze ha dichiarato che ciò riflette “un atteggiamento negligente da parte del governo georgiano”.
In un’intervista rilasciata a Rustavi 2, Roman Gotsiridze, parlamentare del Movimento Nazionale Unito, ha affermato che le sanzioni dovrebbero essere estese in modo simile a quanto fatto dagli americani con l’Atto Magnitsky, andando oltre il loro focus iniziale fino a includere funzionari “come il procuratore generale abkhazo e il capo della polizia di Gali”.
L’Atto Magnitsky, emanato dagli Stati Uniti nel 2012, ha imposto sanzioni economiche e restrizioni in materia di spostamenti agli ufficiali russi responsabili dell’omicidio di Sergei Magnitsky, avvenuto nel 2009. Magnitsky stava indagando su una serie di frodi fiscali commesse da alti funzionari russi quando venne incarcerato, perseguitato e si vide negare le necessarie cure mediche, finendo per morire in carcere. L’atto originario, che includeva solo 18 funzionari russi, è stato in seguito utilizzato come base per il Global Magnitsky Act del 2016, il quale ha consentito al governo degli Stati Uniti di sanzionare funzionari colpevoli di reato ovunque nel mondo. Quest’ultimo atto è diventato poi la base per leggi simili in un certo numero di altri paesi.
Il 27 giugno, i leader del Sogno Georgiano hanno affermato che la lista sarebbe ancora incompleta. Riguardo agli individui che si presume siano deceduti, secondo il deputato della maggioranza Archil Talakvadze, il governo non può rilasciare alcuna dichiarazione senza avere prove ufficiali.
Questo articolo è frutto della collaborazione con Open Caucasus Media. Per leggere l’articolo originale cliccare sul seguente link.