La Cina si sta espandendo ovunque in Europa, da anni, con prolifiche ondate di emigrati che, grazie ai ritmi di lavoro serrati e al basso di costo di prodotti e mano d’opera, fanno tremare le produzioni autoctone. L’Ungheria ha una comunità di circa 45mila cinesi secondo i dati ufficiali, con un interscambio di diversi miliardi di euro (in media 4 miliardi di dollari ogni anno). Il paese è aperto agli investimenti cinesi, come testimoniano i numerosi accordi di partnership strategica tra le due economie e il crescente numero di aziende cinesi che scelgono il territorio magiaro per aprire le loro filiali in Europa. Sono circa 3000 le imprese cinesi in Ungheria, tra cui la Bank of China. Proprio in questi giorni il gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei, che fornisce frandi gruppi tra cui Vodafone, annuncia l′apertura prevista per questa estate di un impianto di assemblaggio e logistica in Ungheria. Huawei impiega già 280 persone nel paese e intende creare 700 posti di lavoro con la costruzione del nuovo stabilimento. Per queste ragioni, da tempo è oggetto di discussione la creazione di una Chinatown. Nulla di fatto per il momento, mentre un altro paese dell’Est Europa sta per darsi da fare in questo senso. In Russia la popolazione cinese abbonda e adesso non solo a Vladivostock e nelle città della parte orientale del paese, ma anche nella capitale Mosca, dove ce ne sarebbero già 500mila, stando ai dati ufficiali. Di questi, il 40% lavora nei mercati, il 20% nei servizi, con ristoranti cinesi e negozi. Il resto non è controllato e in buona parte ha collegamenti con la malavita.
Condizioni di vita pessime, orari di lavoro stakanovisti e sovraffollamento in piccoli ed angusti spazi, spesso nascosti. Per questo Mosca ha deciso di costruire una sua Chinatown, in collaborazione con economisti, urbanisti ed architetti, ma anche consultando esperti sociologi. Cinque ettari di business center simili ad un centro commerciale, con abitazioni, ristoranti, centri servizi, sale conferenze e alberghi dalle tre stelle in su. La Russia tiene giusto conto dei rapporti con la Cina, che coinvolgono un giro d’affari da 30 miliardi di dollari per cui si prevede quest’anno una crescita fino ai 60 miliardi di dollari. Un approccio diverso a quella che viene spesso definita come l’invasione cinese, adottato da tempo dalla Moldavia, con la sua minuscola Chinatown, modello per la Russia. Una Russia che sembra evolversi dopo gli anni del regime, tnto che potrebbe essere eretta una statua di Confucio all’interno del quartiere cinese, per diffondere un po’ di atmosfera asiatica nella capitale russa. Il piano farebbe parte di un progetto ben più ampio, che dovrebbe riguardare 5000 aziende cinesi in terra russa, con un gigantesco investimento da 700 milioni di dollari per attrezzare un’area da 200 ettari con tutte le strutture necessarie ai business.
Claudia Leporatti