I giornalisti montenegrini stanno facendo sentire la loro voce protestando contro le ingerenze governative nella composizione del consiglio della tv di stato, la RTCG. Sotto accusa è dunque la pressione sui media operata dal governo di Duško Marković, uomo legato al padre-padrone del paese Milo Đukanović, eletto presidente della Repubblica per la seconda volta il 15 aprile di quest’anno.
Le proteste
Giovedì 7 giugno l’Associazione dei giornalisti montenegrini, di concerto con altre associazioni di categoria ed esponenti delle ONG, ha manifestato a Podgorica il proprio disappunto verso le pressioni politiche cui sono soggetti i giornalisti. Fulcro della protesta è il proposto licenziamento della direttrice della tv di stato RTCG, Andrijana Kadija, che era stata nominata dal consiglio direttivo nel 2017, a coronazione di un’esperienza ventennale all’interno dell’emittente di stato. Tali pressioni sono diventate insostenibili nel mese di marzo, momento in cui due membri del consiglio, provenienti dal mondo delle ONG, sono stati rimpiazzati da altri due membri più vicini al partito del presidente Đukanović.
Le associazioni di settore premono su questi avvenimenti per dimostrare la pericolosa e sempre più invasiva influenza del governo nel lavoro dei giornalisti. La RTCG durante i mesi di presidenza di Andrijana Kadija ha dimostrato, nelle parole dell’organizzazione dei media montenegrini, Media Center, di essere equa e bipartisan e di non subire pressioni politiche di alcun tipo. L’organizzazione della protesta è stata attentamente seguita anche dall’ambasciata degli USA a Podgorica, la quale ha diramato una dichiarazione del Dipartimento di stato in cui si legge preoccupazione per la minaccia alla libertà dei giornalisti in Montenegro, che minerebbe il percorso di riforme necessario al paese per l’inclusione nel club Euro-Atlantico.
Ferma restando una reale influenza del governo nei media, la protesta va considerata tenendo conto di tutti gli elementi. La tv di stato del Montenegro è gestita da un consiglio di nove membri, proposti da associazioni civili e nominati dal parlamento: lo stesso consiglio poi nomina il presidente. Questa procedura non esenta la RTCG da critiche, e anzi viene vista come l’emittente più dipendente dai partiti politici.
l precedenti
Questo è solo l’ultimo episodio che riguarda pressioni e minacce ai danni dei giornalisti montenegrini. E’ del mese scorso l’attacco alla giornalista di Vijesti Olivera Lakić gambizzata appena uscita da casa. La giornalista, che scrive di crimine organizzato, aveva subito un attacco già sei anni fa, ottenendo in seguito la scorta della polizia. L’episodio ha subito ricevuto parole di condanna e preoccupazione da parte del primo ministro Duško Marković, dell’ambasciata americana e della delegazione dell’UE in Montenegro. Appena un mese prima, ad aprile, un’autobomba è esplosa di fronte l’abitazione di Sead Sadiković, giornalista di TV Vijesti. Stando alle dichiarazioni delle autorità, la bomba era strettamente legata ai reportage di Sadikovic su corruzione e criminalità organizzata.
Al 2004 risale invece l’omicidio di un giornalista, Duško Jovanović, un caso ancora irrisolto. Il giornalista di Dan, quotidiano legato al Partito Socialista, venne ucciso con colpi di mitragliatrice all’uscita del suo ufficio. È stato l’unico caso di omicidio di giornalista in Montenegro, e da allora non si è dovuti arrivare a tanto per vedere come la sicurezza dei giornalisti sia messa a rischio. D’altronde la professione non viene inficiata solo dalle minacce alla propria incolumità fisica, reali o percepite che siano, ma anche dalle continue influenze e pressioni da parte di una politica, quella montenegrina, che da quasi tre decenni porta la firma di Milo Đukanović.