La Siria ha riconosciuto formalmente l’indipendenza delle repubbliche de facto di Abcasia e Ossezia del Sud, come riportato il 29 maggio 2018 dal ministero degli esteri siriano. Nell’annunciare la decisione, il ministero degli esteri siriano ha affermato che si tratta di un “gesto di gratitudine per il sostegno che Abcasia e Ossezia del Sud hanno offerto alla Siria durante l’aggressione terrorista rivolta contro di essa”.
La Siria diventa così il quinto stato membro delle Nazioni Unite (dopo Federazione Russa, Nicaragua, Venezuela e Nauru) a riconoscere l’indipendenza delle repubbliche separatiste, la cui sovranità è rivendicata dalla Georgia che le considera “territori occupati” dalla Russia.
Tbilisi interrompe le relazioni diplomatiche con Damasco
Immediata la reazione di Tbilisi: nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio del 29 maggio, il vice-ministro degli esteri Davit Dondua ha annunciato l’interruzione delle relazioni diplomatiche con Damasco. Dondua ha dichiarato che riconoscendo l’indipendenza delle repubbliche de facto “il regime di Assad sostiene l’aggressione militare della Federazione Russa contro la Georgia, l’occupazione dell’Abcasia e dell’Ossezia del Sud, e anni di pulizia etnica”.
Da Sukhumi e Tskhinvali sono invece giunte parole di apprezzamento verso il regime siriano. Il vice-ministro degli esteri abcaso Kan Tanija ha affermato in un tweet che il gesto della Siria è “un’ulteriore conferma che un ampio riconoscimento internazionale dell’Abcasia è solo questione di tempo”.
Retroscena e implicazioni per la Siria
La decisione di Damasco di rinforzare le relazioni (finora solo informali) con l’Abcasia era nell’aria. Nel corso di un incontro tenutosi nell’agosto 2017 a Damasco con importanti cariche del regime siriano, il ministro degli esteri abcaso Daur Kove aveva addirittura avanzato la proposta di un accordo di libero scambio tra i due paesi. Lo scopo dell’accordo sarebbe quello di sfruttare gli scambi marittimi tra il porto di Sukhumi e quello di Latakia (Laodicea) per il trasporto di beni russi verso la Siria.
Ma dietro al riconoscimento delle repubbliche de facto c’è molto probabilmente lo zampino di Mosca, e l’aiuto militare fornito da Vladimir Putin in sostegno al presidente Bashar al-Assad nell’intricato conflitto siriano. Si tratta quindi di un favore all’alleato russo che però rischia di costare caro al regime di Assad: riconoscendo la sovranità delle repubbliche separatiste, la Siria ha di fatto creato un precedente che potrebbe destabilizzare la sua già fragile integrità territoriale, alimentando le rivendicazioni dei kurdi, e allo stesso tempo facendo perdere un pretesto per reclamare la sovranità sulle Alture del Golan – de iure appartenenti alla Siria, ma occupate da Israele.
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Immagine: AFP Photo