Lunedì 7 maggio 2018, il giorno prima di ottenere la fiducia da parte del parlamento ungherese per la terza volta consecutiva, Viktor Orbàn ha affermato che “la priorità del nuovo governo sarà quella di preservare la sicurezza nazionale e l’identità cristiana dell’Ungheria”. Queste parole arrivano dopo quelle dello scorso venerdì, quando in una radio intervista Orbàn ha sottolineato come “il suo esecutivo continuerà a lavorare alla costruzione di una democrazia cristiana di vecchio stampo, radicata nelle tradizioni europee”, aggiungendo “crediamo nell’importanza della nazione, e in Ungheria non c’è spazio per alcun tipo di attività sovranazionale”.
I numeri delle elezioni
Le elezioni che hanno sancito la vittoria del partito Fidesz si sono tenute lo scorso 8 aprile 2018. Il partito guidato dallo stesso Orban ha ottenuto il 49,27% dei consensi, percentuale che, in base alla legge elettorale vigente, ha consentito la costituzione di una maggioranza di 133 seggi dei 199 totali. Questo numero, che corrisponde ad un numero più alto dei 2/3 del totale, permetterebbe al neonato governo di ottenere l’approvazione di qualsiasi tipo di provvedimento da parte del parlamento.
I rapporti con l’Unione Europea
La rielezione arriva dopo 8 anni di retorica anti sistemica basata su un attacco diretto alla forma democratica liberale occidentale, in aperto contrasto con le istituzioni dell’Unione Europea. Con l’intensificarsi dei flussi migratori, inoltre, a partire dal 2014 la componente nazionalista ha iniziato a farsi sempre più consistente tra i sostenitori e i membri di Fidesz.
Questi contrasti si sono palesati soprattutto quando il governo di Orbàn ha deciso di costruire una barriera di filo spinato al confine con la Serbia per contrastare il passaggio dei migranti in arrivo dalla rotta balcanica. In un secondo momento il contrasto con l’Unione Europea si è accentuato, quando il governo Ungherese, di concerto con gli altri del gruppo di Višegrad, si è posto in forte contrasto con il piano di ricollocamento dei richiedenti asilo in arrivo sulle coste greche ed italiane.
I rapporti con il mondo delle ONG
Un’ulteriore caratteristica dei precedenti governi Orbàn è stato un crescente contrasto con il mondo delle ONG pro-migranti. Se si dovesse verificare una continuità in questo senso, una delle prime leggi ad essere approvate potrebbe essere la cosiddetta legge “Anti-Soros”. Il miliardario ungherese di origine statunitense George Soros sarebbe colpevole, secondo i suoi accusatori, di sostenere il massiccio arrivo di gruppi di migranti extra comunitari in territorio europeo tramite un forte sostegno economico alle stesse ONG.
I gruppi della società civile si starebbero preparando a subire un giro di vite molto serio dopo la prima legge “anti-ONG” del 2017. Il nuovo provvedimento mirerebbe a colpire con una tassazione del 25% i finanziamenti provenienti dall’estero e subordinerebbe la prosecuzione delle attività in territorio ungherese all’ottenimento di una autorizzazione di sicurezza rilasciata dal ministero degli interni. Inoltre, coinvolgerebbe anche quelle organizzazioni che si occupano di semplice attività informativa o di sensibilizzazione.
Foto: theguardian.com
La legge elettorale che non avremo mai in Italia! Il filo spinato, invece, non è un ns problema, mentre Emma Bonino finanziata proprio da Soros, si.