Il miliardario Bidzina Ivanishvili, ex primo ministro dal 2012 al 2013, ha fatto ufficialmente il suo rientro in politica, venendo eletto all’unanimità alla guida del Sogno Georgiano, partito di governo che lui stesso fondò sei anni fa.
L’elezione, svoltasi il 1° maggio, ha visto inoltre la ricomposizione del consiglio politico del partito, di cui fanno parte tra gli altri anche il primo ministro Giorgi Kvirikashvili e il sindaco di Tbilisi Kakha Kaladze, i cui membri sono stati ridotti da 21 a 15.
La parabola di Ivanishvili
Famoso per essere l’uomo più ricco della Georgia, con un patrimonio stimato di 4,6 miliardi di dollari, secondo Forbes, Ivanishvili entrò per la prima volta in politica nel 2012, quando fondò il partito del Sogno Georgiano (Kartuli otsneba), nato inizialmente come coalizione che includeva al suo interno sei diversi partiti dell’opposizione. Sceso in campo in vista delle elezioni parlamentari dello stesso anno e delle presidenziali dell’anno successivo, l’obiettivo principale di Ivanishvili era l’estromissione di Mikheil Saakashvili e del suo Movimento Nazionale Unito, al governo dal 2004, dalle principali posizioni di potere.
Le mille promesse fatte in campagna elettorale, che generarono grandi aspettative nei suoi confronti, il crescente calo di popolarità di Saakashvili, dovuto anche a una serie di scandali emersi a pochi giorni dal voto, e l’impressionante campagna mediatica messa in piedi da Ivanishvili permisero al Sogno Georgiano di vincere le elezioni parlamentari del 2012 con il 55% dei consensi, portando lo stesso Ivanishvili alla nomina di capo del governo.
L’anno successivo il Sogno Georgiano si aggiudicò anche le presidenziali, con Giorgi Margvelashvili che prese il posto di Saakashvili alla guida del paese, il quale nel frattempo, in seguito ai nuovi emendamenti costituzionali, era passato dall’essere una repubblica semi-presidenziale a una parlamentare, spostando di fatto il potere esecutivo nelle mani del primo ministro.
Una volta completata la propria missione – porre fine all’era Saakashvili – nel novembre 2013, dopo un solo anno di governo, Ivanishvili rassegnò le proprie dimissioni, nominando l’allora ministro degli Interni Irakli Gharibashvili come suo successore; rispettando quindi la promessa fatta in occasione della campagna elettorale del 2012, quando promise che una volta portato a termine il suo compito avrebbe lasciato la politica.
Uscito ufficialmente di scena in seguito alle dimissioni, negli ultimi anni Ivanishvili ha in realtà continuato a controllare l’operato del Sogno Georgiano da dietro le quinte, esercitando informalmente la propria influenza su ogni mossa o decisione del governo.
Il Sogno Georgiano è in crisi?
L’imminente ritorno in politica di Ivanishvili era già stato annunciato una settimana fa dal primo ministro Kvirikashvili durante un incontro con la stampa organizzato presso la sede del partito, a Tbilisi. Secondo le dichiarazioni rilasciate dal capo del governo, sarebbe stato lo stesso a chiedere a Ivanishvili di tornare alla guida del Sogno Georgiano, poiché convinto che la sua figura avrà un’influenza positiva sulla vita politica del paese, e servirà come nuovo stimolo per il partito.
La pensa allo stesso modo Irakli Kobakhidze, presidente del parlamento, che interrogato in merito alla vicenda ha parlato della necessità di “rafforzare la coesione del partito” al fine di “creare un’unione politica sul modello dei principali partiti europei”.
Il bisogno di “coesione” e “nuovi stimoli” dichiarato dai principali leader del partito fa però pensare allo scoppio di una crisi all’interno del Sogno Georgiano; crisi aggravatasi a tal punto da spingere Ivanishvili a una seconda discesa in campo.
In effetti, nell’ultimo mese il Sogno Georgiano è stato scosso da una lunga disputa interna nata dalla volontà di alcuni parlamentari di fuoriuscire dalla coalizione. La contesa, protrattasi per tutto il mese di aprile, ha messo a dura prova l’unità del partito, che si è trovato costretto a serrare i ranghi. Durante una delle numerose riunioni tenutesi nelle ultime settimane al fine di risolvere la questione, alcuni deputati avevano auspicato proprio il coinvolgimento di Ivanishvili, in quanto unica persona capace, grazie al suo “enorme capitale politico”, di porre fine alle controversie interne.
Ma mentre i vertici del governo hanno più volte smentito lo scoppio di una crisi politica all’interno del Sogno Georgiano, parlando del passaggio del partito a una “nuova fase di sviluppo”, l’opposizione ha commentato il ritorno sulla scena di Ivanishvili citando lo stesso ex primo ministro, il quale nel 2015 sostenne che sarebbe ritornato in politica solo se il paese si fosse trovato in una situazione di emergenza.
Secondo Davit Usupashvili, leader del Movimento per lo Sviluppo, Ivanishvili avrebbe capito che il partito è sull’orlo di un collasso, e avrebbe quindi deciso di giocare la sua ultima carta. Gli fa eco Giga Bokeria, presidente del consiglio politico del partito “Georgia Europea”, secondo cui le difficoltà del partito di governo riflettono la crisi che sta colpendo l’intero paese.
Lo stesso Saakashvili, che nel 2013 lasciò la Georgia in seguito alla presa di potere del Sogno Georgiano, temendo la persecuzione politica, ha voluto commentare attraverso Facebook la ridiscesa in campo del suo acerrimo rivale, definendolo “spaventato dal rovesciamento dell’oligarchia in Armenia e quindi costretto a uscire dall’ombra per tornare a proteggere i propri interessi attraverso la politica”.