Da KIEV, UCRAINA – Stipendi bassi, anzi bassissimi, e paesi confinanti molto più attraenti i quali, dopo l’entrata nell’Unione Europea, si sono sviluppati in un batter d’occhio. Il sogno che invade le menti degli ucraini è proprio questo: un sogno europeo che sembra così vicino eppure distante per una nazione che fatica a rialzarsi dai brutti colpi che ha subito negli ultimi quattro anni e dalla crisi tuttora in corso.
Emigrare è la soluzione
Il motivo principale che spinge la popolazione ucraina ad optare per questa soluzione, temporanea o meno che sia, è la questione stipendi. Il salario minimo ufficiale dell’Ucraina registrato nel 2107 si aggira intorno ai 270 dollari, sebbene a quanto pare gran parte della popolazione non riesca a raggiungere le 3 720 hryvne mensili (139$). Ragion per cui i paesi vicini, come la Polonia, risultano un’opzione davvero molto attraente agli occhi dei cittadini ucraini.
Come afferma anche l’esperto Vitalij Michailov, a capo dell’EBA’s Human Resources Committee, per attraversare il confine con la Polonia, da Leopoli, sono sufficienti 10 euro, quindi la “ricca” nazione europea diventa indubitabilmente il primo sogno realizzabile dagli ucraini che hanno qui accesso ad uno stipendio di quasi 900-1000 euro al mese, ovvero circa tre quattro volte superiore a quello abituale. Certo, il cittadino ucraino non può lavorare legalmente nell’area Schengen, dato che il suo soggiorno non può comunque superare i 90 giorni, ma tre mesi di guadagni per vivere poi normalmente in Ucraina sono più che accettabili.
Tra numeri e visa-free
Secondo i dati ufficiali pubblicati dall’agenzia statistica ucraina DeržStat nel 2016 sono emigrati all’incirca 7 800 ucraini, una cifra ben minore rispetto agli anni precedenti, quando questa superava i 31 000 nel 2013. (Sono esclusi dalle analisi i territori attualmente occupati: la penisola di Crimea e la zona del Donbass).
Tuttavia, i dati ufficiali non sempre rispecchiano la realtà e bisogna prenderli con le pinze: il numero raccolto da DeržStat comprende solamente le persone che hanno compilato e riempito la documentazione necessaria in modo legale, rispettando l’iter e i requisiti richiesti. Ma, nella maggior parte dei casi (e non c’è da soprendersi!), la gente cerca di eludere l’incubo della burocrazia. Malgrado ciò, le difficoltà rimangono, se non alla partenza all’arrivo nel paese di destinazione.
Nonostante si pensi il contrario, il fattore visa-free ha pochissimo peso per quanto concerne l’emigrazione, dato che il nuovo regime sui visti è entrato in vigore solo nel giugno 2017, dunque meno di un anno fa. Inoltre, le nuove regolamentazioni tendono a monitorare il flusso migratorio turistico (quindi andata e ritorno), su cui ha un impatto maggiore, rispetto a quello lavorativo o di lunga durata (ucraini che tornano solo in visita, sporadicamente).
Dagli studi appare che l’emigrazione è un fenomeno ben più diffuso dell’immigrazione. A riguardo c’è da notare che non sono poche le regole e le procedure legali che scoraggiano o bloccano i non-ucraini ad entrare nel paese e, vista la situazione politica ed economica attuale, molti stranieri, se interessati, perdono ogni speranza e rinunciano a stabilirsi nel territorio ucraino. Una notizia non troppo positiva, dato che l’immigrazione potrebbe arricchire il paese anche in termini demografici, dati che danno da pensare al ministero delle politiche interne.
Polonia e Repubblica Ceca vincono la corsa
Prima del 2014 la situazione economica del paese era piuttosto stabile perciò partire per un’Europa in piena crisi non era una scelta molto saggia. Ma per tanti ucraini il sogno europeo era una prospettiva rosea e anche un po’ esotica rispetto a cercar fortuna nella vicina Russia, dove tuttavia il 30% degli emigrati ucraini decideva di andare.
La rivoluzione e gli eventi di Maidan, hanno però cambiato le cose e hanno accertato la convinzione che in Europa si vive meglio, lì i sistemi funzionano, non sono corrotti e soprattutto non c’è la guerra. Miti da sfatare, non c’è dubbio, ma che hanno avuto un impatto notevole tra gli ucraini nella scelta del paese dove emigrare.
Le destinazioni più gettonate (e non parliamo di turismo) dai migranti ucraini non sono da cercare molto lontano: Polonia e Repubblica Ceca riportano infatti un numero di ucraini che non smette di crescere. Dal 2013 a oggi gli ucraini diretti in Polonia hanno raggiunto il 62% del totale dei migranti, oltrepassando i 30 milioni di persone.
La Russia perde punti
Se fino al 2014 la Federazione russa faceva parte delle mete più ambite, o piuttosto era la favorita, probabilmente per una vicinanza di carattere storico, linguistico e culturale, nonché per la facilità burocratica relativa ai permessi di soggiorno, a seguito della complicata e aggrovigliata situazione politica, il paese di Putin ha perso popolarità tra gli ucraini.
Le probabilità di essere accusati di spionaggio, di essere perseguitati e/o arrestati ingiustamente sembrerebbero non essere semplici dicerie. Inoltre, la Russia ha subito diverse bastonate sul piano economico a causa delle sanzioni, tra cui la grande svalutazione del rublo e il ribasso dei prezzi del gas. Se prima, perciò, lavorare in Russia per un ucraino era un guadagno e un piccolo sogno paradisiaco, ora non lo è più.
A ciò si aggiunge il fatto che raggiungere il territorio russo è diventato di gran lunga più complicato e penoso, oltre che costoso: i voli da Kiev a Mosca sono stati interrotti a tempo indefinito, come anche la gran parte dei treni diretti oltreconfine. Per non parlare dei controlli alla frontiera, lunghi e minuziosi. Ciò non ha di certo favorito gli ucraini che continuano a lavorare e studiare in Russia, in calo ogni giorno di più.
Inoltre la visione della Russia che si ha oggi in Ucraina ha cambiato faccia: Mosca è spesso vista come un aggressore e un nemico, e l’ucraino medio si sente a disagio nel pensare al suo vicino come un fratello o come una terra che lo possa accogliere con dignità. La verità è che moltissimi ucraini non vogliono per forza scegliere fra Europa e Russia, ma in un certo qual modo sembra non ci sia via di scampo.
Che fare?
Negli ultimi 5 anni si parla di un’emigrazione di 2 milioni di persone per l’Ucraina. Il paese necessita di un’alternativa per far fronte a questa fuga di questo capitale umano. Innanzitutto ha bisogno di creare nuovi posti di lavoro con un salario medio più che decente per poter competere con gli stipendi offerti a ovest e condizioni lavorative adeguate; dopodiché migliorare il tenore di vita in generale, a partire dal potenziamento delle infrastrutture pubbliche e l’accesso ai loro servizi, una revisione dell’istruzione e del sistema delle pensioni. Obiettivi non da poco.
La strada verso un futuro più roseo non è facile e gli sforzi da intraprendere richiedono tenacia, pazienza e efficacia. Ma forse un giorno anche questo paese che sogna l’Europa si svilupperà a dovere, arrivando forse anche a farne parte.
Foto: Caritas Ucraina
L’articolo descrive perfettamente le tecniche della produzione della forza lavoro utilizzate dal capitalismo e ben spiegate e risolte da Engels e Marx. Dall’altra parte, i russi, per far capire agli ucraini che hanno sbagliato cosa possono fare? La mia speranza è che si abbia a che fare con la migliore gente che popola i ns pianeta. Il tempo riporterà gli uomini e le cose dove stavano. Cordialmente.-
Far parte dell’Europa? Per finire come la Grecia? Auguri. A mio avviso gli Ucraini dovrebbero pensare a sviluppare il proprio paese indipendentemente da UE e Russia. Se vogliono veramente essere indipendenti.