Per la prima volta nei suoi 24 anni di presidenza, Lukashenko ha approvato le celebrazioni del “Giorno della Libertà” (Den’ voli, 25 marzo), organizzate da membri dell’opposizione e attivisti. La città di Minsk ha potuto ospitare ufficialmente un concerto e un raduno vicino al teatro dell’Opera. Si sono stimate circa 25 mila presenze in città. Ulteriori celebrazioni si sono tenute anche in altre località della Bielorussia, tra cui Grodno e Brest.
Durante la giornata dal palco hanno parlato i principali leader dell’opposizione politica, come Anatol’ Lebedko (Partito civico unito – Аб’яднаная грамадзянская партыя), Rihor Kastiusjou (Fronte nazionale bielorusso – Беларускі народны фронт) e Juras Gubarevič (movimento “Per la libertà”), i quali hanno letto il manifesto sottoscritto dalla neonata Bielorussia indipendente il 25 marzo 1918, dove si riconoscevano pari diritti a tutti i popoli che costituivano allora la popolazione del paese: non solo bielorussi, ma anche polacchi, russi, ucraini, ebrei. Si sono esibiti musicisti e cantanti, sono intervenuti attivisti. Lo slogan “Жыве Беларусь!” (Viva la Bielorussia!), così come le bandiere rosso-bianche e lo stemma “Pahonia” non sono stati vietati o repressi (in genere lo sono).
È stata approvata l’affissione di alcune targhe commemorative nella città di Minsk: nel parco Janka Kupala una placca ricorda i fratelli Ivan e Anton Luckievič (considerati gli ideologi del movimento nazionale bielorusso), un’altra verrà affissa sull’edificio dove venne proclamata l’indipendenza bielorussa il 25 marzo 1918. Tutti questi progetti memoriali e commemorativi, comprese le celebrazioni tenutesi domenica 25 marzo, sono state finanziate tramite crowdfunding e rese possibili dal lavoro dei volontari. Il governo, per quanto sembra aprirsi quest’anno (probabilmente per la ricorrenza importante del centenario) a una “bielorussizzazione soft”, è ben lontano dall’abbracciare le idee dell’opposizione.
Non sono mancati infatti arresti e fermi (si parla di almeno una trentina di persone). Alcuni sono avvenuti nella piazza Yakub Kolas (sulla quale gli organizzatori non avevano ricevuto il nulla osta), ma la maggior parte degli arrestati sono stati fermati ancora il giorno precedente le celebrazioni: si tratta soprattutto di membri dell’organizzazione, come l’ex candidato alle presidenziali 2010 Mikola Statkevič (la moglie ha affermato che è stato arrestato all’uscita da casa e condannato a dieci giorni di carcere).
Sebbene molti dei fermati sono stati rilasciati nel corso della serata, alcuni – come Statkevič – rimangono in stato di arresto, come afferma l’osservatorio sui diritti umani Viasna. L’Unione Europea ha chiesto alla Bielorussia il loro rilascio immediato; la spokesperson Maja Kocijančič ha affermato che il rispetto delle libertà fondamentali da parte di Minsk rimane essenziale per il mantenimento delle relazioni di questa con l’UE.
Il “giorno della libertà”: un centenario importante
Il 25 marzo viene ricordato l’anniversario della nascita della Repubblica Democratica Bielorussa, avvenuta nel 1918.
La data, tuttavia, non è divenuta festività nazionale nella Bielorussia post-sovietica, al contrario di altri stati che nel 1918 conobbero una breve, quanto precaria indipendenza in seguito alla fine della Russia zarista ed oggi ricordano con fierezza quell’avvenimento. A causa di questo mancato riconoscimento ufficiale, in Bielorussia le celebrazioni del 25 marzo sono nel tempo divenute materiale di protesta da parte della società civile opposta al governo di Lukashenko, il quale ha ripetutamente reagito con violenze e arresti.
L’approvazione ufficiale che gli organizzatori hanno ottenuto quest’anno a inizio marzo può essere spiegata dall’anniversario importante che il 2018 segna: quest’anno ricorre il centenario della formazione di quella prima entità statale autonoma bielorussa. Mentre altri stati, come i paesi baltici, a loro volta organizzano proprio quest’anno grandi commemorazioni ufficiali per i cento anni dalla loro prima indipendenza statale, Minsk non ha scelto di omaggiare ufficialmente il 25 marzo. Tuttavia, Lukashenko ha aperto inaspettatamente alle celebrazioni dell’opposizione.
La festa nazionale bielorussa dell’Indipendenza è tutt’oggi il 3 luglio, data che ricorda la liberazione di Minsk dai nazisti nel 1944. Questa data rispecchia l’orientamento filo-sovietico governativo, che i sostenitori invece del “giorno della libertà” vogliono mettere in discussione e criticare.
Il 25 marzo è già coinciso in passato con importanti manifestazioni e conseguenti repressioni. Nel 2017, del migliaio di persone che si era radunato in piazza nonostante il divieto, la metà vennero arrestate; lo scorso anno – lo ricordiamo – la protesta si era infiammata soprattutto in seguito all’impopolare “tassa sul parassitismo sociale”, ma aveva poi preso una piega più ampia di critica al governo pluridecennale di Lukashenko.