L’avvelenamento di Sergei Skripal, ex agente dei servizi segreti e di sua figlia Yulia, a prima vista sembra una storia d’altri tempi, una di quelle narrate nei libri o nei film sulla Guerra fredda. Invece succede davvero, a Salisbury, una cittadina inglese con poco più di 40 mila abitanti situata a circa 90 miglia (150 km) a sud-ovest di Londra. Famosa per l’imponente cattedrale anglicana (con la guglia più alta del Regno Unito), in pochi giorni la città è diventata il centro di uno scandalo internazionale tra Londra e Mosca.
Spia e traditore
Quella di Sergei è una storia particolare. Nato a Kaliningrad nel 1951 e laureato all’Accademia Militare di Mosca, partecipò all’invasione sovietica dell’Afghanistan. Proprio durante il decennale conflitto che ha coinvolto l’armata rossa nel paese centroasiatico Sergei Skripal fu contattato dal GRU (Glavnoe razvedyvatel’noe upravlenie – Direzione generale dell’intelligence) e divenne una spia dislocata in Europa sotto copertura diplomatica. Una storia come molte, infondo, almeno fino ai primi contatti con l’intelligence britannica. Da allora in poi, si narra, Sergei ha fatto per anni il doppio gioco, passando informazioni e identità di altri agenti russi sotto copertura (secondo alcune fonti per il numero totale di 300 persone) ai servizi britannici in cambio di denaro.
Nel 2000 Sergei ha cercato anche di cambiare vita, lasciando il GRU. Ma si sa, una spia è spia per sempre e lasciare il mondo dei servizi segreti russi è compito particolarmente difficile. Viene, infatti, arrestato nel 2004 con l’accusa di tradimento e successivamente condannato a 13 anni di carcere. Una sentenza piuttosto breve a causa della sua cooperazione durante il processo. Ma le sorprese non finiscono qui, perché nel 2010 Sergei si trova di nuovo libero e in Inghilterra. Lui è uno dei pochi fortunati a partecipare ad uno scambio di spie tra Mosca e Washington che aveva riportato in Russia una decina di spie dislocate tra Stati Uniti e Europa, tra cui anche la successivamente famosa Anna Chapman.
Tutte le strade portano al Cremlino?
La parabola di Skripal sembrava destinata così ad un finale anonimo in una piccola cittadina del Wiltshire. Così sembrava fino a qualche giorno fa. Fino a che l’ex spia e sua figlia sono stati trovati in fin di vita su una panchina non lontano dalla famosa cattedrale, avvelenati da un misterioso e raro agente nervino. Il veleno, infatti, non ha solo colpito Sergei e la figlia, ma ha anche avvelenato uno dei primi agenti ad accorrere sulla scena e una ventina di persone hanno dovuto ricevere cure mediche.
A poche ore dall’accaduto in pochi riescono ad evitare di pensare al parallelo con Alexandr Litvinenko. Anche lui ex-spia, anche lui collaborava con i servizi britannici e anche lui, secondo il report di sir Robert Owen del 2016, avvelenato (in quel caso si trattava del polonio-210) in Inghilterra da due agenti del FSB. E in pochi riescono ad evitare di pensare ad altre recenti morti misteriose come quelle degli oligarchi Alexander Perepilichnij e Boris Berezovskij, tutti accumunati dalla posizione contro il regime putiniano.
L’uso di un agente nervino particolarmente raro e tossico non può non far pensare al coinvolgimento di servizi segreti di alto livello. Secondo le prime dichiarazioni degli agenti investigativi e di alcuni esperti, infatti, il tipo di veleno e la sua tossicità sono tali da non poter essere maneggiate e prodotte da un dilettante, ma richiedono strumentazione e apparecchiature speciali. Ma se il Cremlino fosse davvero coinvolto, una domanda sorge spontanea: perché eliminare una ex-spia pentita in pensione?
Secondo Mark Galeotti, professore e ricercatore presso l’Istituto di relazioni internazionali di Praga, la spiegazione più plausibile potrebbe essere il sospetto da parte dei servizi segreti russi che Sergei Skripal stesse ancora collaborando con l’intelligence britannica. Qui siamo di certo nel mondo delle supposizioni, ma le recenti indagini dell’ex agente britannico (MI6) Christopher Steele e l’intensa attività dell’intelligence americana dopo le presunte interferenze di Mosca nelle elezioni USA sono di certo il sintomo di una crescente tensione tra Mosca Londra e Washington nel sotterraneo mondo dei servizi segreti.
La reazione
Il messaggio, se il coinvolgimento dei servizi russi dovesse essere mai confermato, appare abbastanza chiaro. Nessuno è al sicuro da nessuna parte. Inoltre, l’avvelenamento di Skripal porta a fare una riflessione sul crescente potere che i servizi segreti russi (FSB a GRU) sembrerebbero avere anche nel determinare il corso della politica estera del Cremlino. L’utilizzo di un agente chimico altamente pericoloso non può far altro che provocare un ulteriore duro colpo sulle già fragilissime reazioni tra Londra e Mosca. Mentre il Ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, si è immediatamente detto sorpreso e ha negato ogni tipo di responsabilità da parte dei servizi russi, la sua controparte britannica, Boris Johnson, ha promesso una dura risposta se la pista che porta a Mosca dovesse essere confermata. Rispondendo ad una richiesta parlamentare, Johnson ha dichiarato che il governo dovrebbe considerare i fatti di Salisbury come “atti di guerra” e di “elaborare una nuova dottrina di risposta e di deterrenza”.
In un clima di particolare tensione internazionale il misterioso avvelenamento di un’ex spia russa potrebbe trasformarsi in un vero e proprio casus belli e aprire una nuova pagina nella sotterrane guerra tra i servizi segreti di mezzo mondo. Un risultato che forse non è del tutto sgradito a molti attori chiamati in causa.
Vero, questo omicidio fa pensare a molte supposizioni…