ROMANIA: Scontro totale tra governo e anti-corruzione

Giovedì sera il ministro della Giustizia Tudorel Toader ha annunciato di aver avviato la procedura per la rimozione di Laura Codruţa Kövesi da procuratore capo della Direzione Nazionale Anti-Corruzione (DNA). La notizia ha nuovamente risvegliato la popolazione, che nelle principali città del paese ha sfidato il freddo per protestare contro la decisione governativa. Si tratta soltanto dell’epilogo di uno scontro, che dura ormai da anni, tra il partito social-democratico (PSD) e la magistratura; scontro che si avvia inesorabilmente verso la resa dei conti finale.

Chi è Laura Codruţa Kövesi, l’incubo dei socialisti

Laura Codruţa Kövesi (1973) è dal 2013 procuratore capo della DNA. Nata Laura Lascu, mantiene il cognome del primo marito Edvard Kövesi, nonostante il divorzio. Promessa giovanile della pallacanestro femminile romena (vicecampione europea nel 1989), nel 2006, a soli 33 anni, viene nominata dal presidente Traian Băsescu procuratore generale della Corte di Cassazione, la più giovane nella storia del paese. Vi fu chi storse il naso di fronte ad una scelta tanto inconsueta: una donna, giovanissima, al vertice della giustizia nazionale. Qualche anno dopo Băsescu spiegò la sua scelta motivandola con una necessità impellente di rottura rispetto al passato, che solo una giovane donna poteva garantirgli. Secondo altri, la scelta fu dettata dalla lunga amicizia tra Vasile Blaga, uomo forte dello staff di Băsescu, e Ioan Lascu, padre della Kövesi. Ioan Lascu è la personificazione vivente della continuità istituzionale che caratterizzò il passaggio dalla Romania comunista a quella democratica. Questi mantenne infatti la carica di procuratore capo della città di Mediaş tra il 1980 e il 2010, senza essere minimamente scalfito dagli eventi politici che funestarono il paese nel corso degli anni. Nel 2013 Kövesi venne nominata procuratore capo della DNA. Il suo operato è stato ben giudicato a livello europeo, grazie all’ingente numero di arresti che negli ultimi anni ha falcidiato la classe politica romena, afflitta dall’endemica piaga della corruzione.

Liviu Dragnea e la fronda anti-Kövesi

Un partito, più degli altri, è stato colpito dall’ondata di arresti degli ultimi anni, in quella che potremmo a buon ragion definire una “Mani Pulite” in salsa carpatico-danubiana. Il PSD ha visto la propria classe dirigente costantemente posta sotto lo sguardo inquisitore dei procuratori DNA; molti illustri esponenti della classe dirigente del partito sono finiti dietro le sbarre per episodi di corruzione. Lo stesso Liviu Dragnea è attualmente oggetto di un’indagine; secondo quanto sostengono i magistrati, questi avrebbe favorito la società di costruzioni Tel Drum (controllata da uomini a lui molto vicini), facendole vincere in modo più o meno lecito appalti per lavori nella regione di Teleorman, sua terra natale e feudo elettorale principale. La Tel Drum avrebbe poi ricevuto migliaia di fondi pubblici per lavori infrastrutturali mai effettuati. A seguito di queste indagini, nel novembre scorso la DNA ha congelato i beni di Dragnea, rendendo la frattura tra PSD e magistratura ormai insanabile.

I presunti abusi della DNA

Anche all’interno della procura anti-corruzione non mancano tuttavia le ambiguità e le ombre. Sono in molti a denunciare i duri metodi inquisitori della DNA, fatti di carcerazioni preventive, intercettazioni capillari, interrogatori fiume. Non sono mancati i casi di errori giudiziari, di polveroni risolti in un nulla di fatto, di conflitti tra corpi distinti della magistratura. I più maligni sostengono addirittura una fosca relazione tra mondo giudiziario e servizi segreti, qualcosa che trascende i limiti imposti in uno stato di diritto che aspira a standard occidentali, tanto che la Corte Costituzionale ha spesso redarguito la DNA per aver abusato dei suoi poteri. Oggi il paese è spaccato in due tra chi appoggia in toto i metodi della Kövesi, ritenuti un male necessario per sconfiggere definitivamente la corruzione, e chi invece ritiene (vuoi per tornaconto personale, vuoi per reale convinzione) che i metodi della magistratura non siano degni di uno stato membro dell’UE.

Iohannis, baluardo della DNA

Dopo che il ministro ha avviato la procedura per la rimozione del procuratore capo, la palla passa adesso al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), che dovrà pronunciarsi contrariamente o a favore. La scelta del CSM è tutt’altro che scontata: non sono pochi i magistrati vicini al PSD e ostili alla Kövesi, che potrebbero quindi schierarsi a favore della sua sostituzione. Dopo il voto del CSM l’ultima parola spetterà comunque al presidente della Repubblica Klaus Iohannis, che ha le facoltà costituzionali per bloccare l’intero iter. Più volte Iohannis si è espresso chiaramente a favore della DNA e del suo procuratore capo, ed è difficile credere che possa avallare qualsivoglia cambio al vertice. Tuttavia, se anche il CSM dovesse schierarsi contro la Kövesi, la frattura istituzionale diventerebbe sempre più profonda. Dragnea potrebbe nuovamente sfoderare la carta della sospensione del presidente, giustificata dalla mancata approvazione da parte di Iohannis di una scelta già avallata dagli altri principali poteri dello Stato, l’esecutivo e la magistratura. La situazione resta fluida, pronta a rapide ed impreviste soluzioni anche nel breve termine.

foto: dcnews.ro

Chi è Francesco Magno

Ha conseguito un dottorato di ricerca in storia dell'Europa orientale presso l'università di Trento. E' attualmente assegnista di ricerca presso la medesima università. E' stato research fellow presso il New Europe College di Bucharest e professore di storia dell'Europa orientale presso l'università di Messina. Si occupa principalmente di storia del sud-est europeo, con un focus specifico su Romania, Moldavia e Bulgaria.

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