“La nostra sovranità nazionale e la tradizione sono una risorsa, non un peso come alcuni vogliono farci credere”. Così recita uno dei passaggi chiavi del discorso del neo-premier, Mateusz Morawiecki, pronunciato dinanzi alla Camera dei Deputati martedì sera per ottenere il voto di fiducia. Una Polonia che giochi un ruolo da protagonista nella rivoluzione tecnologica, che dia spazio ai giovani, quali motori dell’innovazione e della modernizzazione, e che assecondi l’interesse energetico nazionale, il carbone, senza trascurare le energie alternative e il raggiungimento dell’indipendenza dal gas russo. Questi gli auspici del già ministro delle Finanze dell’esecutivo uscente. Queste le premesse con cui si insedia il nuovo governo investito dal presidente della Repubblica dopo le dimissioni presentate lo scorso venerdì da Beata Szydło, da due anni alla guida dell’esecutivo. Da settimane circolavano voci di un rimpasto ma ad andarsene è stata solo lei. A decidere della sua uscita, qualche ora dopo aver superato una mozione di sfiducia presentata dall’opposizione, è stato il leader di Diritto e Giustizia, Jarosław Kaczyński. La Szydło conserverà il posto di vice-ministro con delega alle politiche sociali. Morawiecki ha riconfermato i ministri dell’esecutivo e manterrà il portafoglio delle Finanze. Altri cambiamenti sono attesi a gennaio.
Breve identikit di Morawiecki
49 anni, ex-banchiere, fluente in inglese e tedesco, artefice delle manovre di welfare che mantengono salda la popolarità di PiS, e del maggior intervento dello Stato nella vita economica del paese, Morawiecki si presenta come un volto più diplomatico e internazionale (ha studiato in Germania e Stati Uniti) della Szydło, legata a un nazionalismo più tradizionale e rabbioso. Figlio di un noto attivista anti-comunista e di discendenza ebraica, il nuovo premier vanta una ventennale esperienza nel mondo finanziario ed è stato consigliere economico di Donal Tusk, ex primo ministro polacco ora presidente del Consiglio europeo.
Le ragioni del rimpiazzo
Alle dichiarazioni ufficiali, che motivano il rimpiazzo in vista di un maggiore impegno sul lato economico, si accompagnano alcune indiscrezioni: Kaczyński avrebbe chiesto alla Szydło di fare un passo indietro per la sua incapacità di gestire i conflitti interni al partito. Uno scontro sarebbe avvenuto nei mesi scorsi proprio tra la premier uscente e il suo successore sul controllo di alcune compagnie di proprietà statale, tra cui la PZU, la più grande compagnia assicurativa dell’Est Europa, titolare, insieme al gruppo finanziario polacco PFR, dell’acquisto del 32% della Banca Pekao, venduto dal gruppo italiano Unicredit. La malizia porta alcuni commentatori a credere che Kaczyński volesse frenare la stessa popolarità della Szydło, e controbilanciare il crescente potere del ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, e del ministro della Difesa, Antoni Macierewicz.
Un nuovo programma di governo?
La sostituzione, comunque, lascia sorpresi in molti, dato che il governo, malgrado lo scontro con l’UE, ha addirittura incrementato la sua popolarità di un paio di punti rispetto al 2015, secondo l’ultima rilevazione dell’IBRiS. Molti degli obiettivi dichiarati in campagna elettorale sono stati raggiunti e il giuramento di Morawiecki al Palazzo Presidenziale non lascia spazio a rivoluzioni di sorta: “famiglia, occupazione, politiche abitative, e salute. Questo è il nostro programma sociale che può essere eseguito solo con un’economia florida”. Un prolungamento del suo predecessore come lui stesso ha sottolineato anche nel discorso alla Camera. Invariata anche l’adesione ai valori cattolici tanto cari a PiS. In un’intervista alla Tv cattolina Trwam, la prima da premier, Morawiecki ha aupiscato il ritorno dell’UE alle radici cristiane. In quella stessa occasione ha ribadito l’opposizione polacca al ricollocamento dei rifugiati.
In cerca di migliori legami con l’UE?
Un leggero camouflage, dunque, che forse permetterà alla Polonia di risolvere alcuni nodi con l’UE, visto che Morawiecki è stato consigliere economico di Donald Tusk. Il nuovo premier, poi, grazie alle sue maniere diplomatiche e alla formazione economica potrebbe rappresentare una voce più autorevole nei dibattiti su Brexit (su cui la Polonia ha un interesse particolare) e sul prossimo budget europeo, ivi compresi i generosi fondi di cui Varsavia ha sempre beneficiato ma che ora potrebbero contrarsi per via dello scontro con Bruxelles sulla deforestazione di Bialowieża e sulla violazione dello stato di diritto. E su quest’ultimo punto la nomina del nuovo premer sembra tutt’altro che casuale: è avvenuta lo stesso giorno che la Camera ha approvato due nuove controverse riforme della Giustizia. I fondi dell’UE, pertanto, non possono andare perduti, soprattutto per le riforme di welfare che la Szydło ha approvato in questi due anni e che non pare verranno revocate. L’aumento delle tasse per le banche e la grande distribuzione potrebbero non essere sufficienti a mantenere il deficit sotto la soglia del 3% del PIL, in linea con le regole di Bruxelles. Per di più, queste nuove tassazioni, complice la disputa sulle riforme giudiziarie, non sono state gradite dalle aziende straniere i cui investimenti hanno subito un arresto nell’ultimo anno, accusa Jan Vincent Rostowski, ministro delle Finanze durante il governo di Piattaforma Civica. La costruzione di un percorso economico “alla polacca” è stato, però, un punto forte del discorso di Morawiecki alla Camera, contrassegnando così la fine della stagione liberista dominante dall’89 a oggi. L’efficacia dell’esperimento rimane ancora da dimostrare, e i frutti dipenderanno non solo dalle sue capacità personali ma anche dello spazio che Kaczyński deciderà di concedergli.
Photo: Ministry of Economic Development /mr.gov.pl