Nella mattinata del 5 dicembre le forze del SBU, i Servizi di Sicurezza ucraini, hanno fatto irruzione nell’appartamento di Mikhail Saakashvili con l’intento di dar atto ad una perquisizione ed arrestarlo su ordine del procuratore generale Yuri Lutsenko. L’ex presidente georgiano, scampato il pericolo grazie ai suoi sostenitori, ha successivamente guidato una protesta di fronte al Parlamento.
I fatti, tra colpi da teatro e momenti drammatici
Che qualcosa fosse nell’aria si sapeva. Non certo che si sarebbe trattato del 5 dicembre. Poco dopo le 7.00 del mattino i servizi di sicurezza ucraini hanno fatto irruzione nell’appartamento a Kiev dove risiede Mikhail Saakashvili il quale, tramite suoi collaboratori, ha immediatamente chiamato a raccolta i propri sostenitori fornendo l’indirizzo esatto della sua residenza. Nel frattempo l’ex presidente georgiano ha tentato una rocambolesca fuga sui tetti, arrivando prima a minacciare di lanciarsi e poi ad arringare la folla che velocemente si iniziava a radunare. Una vera e propria scena da film d’azione.
Le forze del SBU, dopo essere riuscite a trarlo in arresto, lo hanno condotto con molta difficoltà sulla camionetta che avrebbe dovuto trasferirlo altrove, la quale però non è mai partita. La folla infatti, ormai nettamente più numerosa rispetto alle forze di sicurezza in tenuta anti-sommossa e con i volti coperti, ha bloccato il veicolo e non sono stati sufficienti lanci di gas lacrimogeni per disperderla. Dopo un lungo braccio di ferro, Saakashvili è stato liberato e si è messo alla testa di un corteo di manifestanti che ha raggiunto il Parlamento urlando slogan contro i politici corrotti e chiedendo le dimissioni del presidente Poroshenko ed elezioni anticipate anche per il Parlamento, di fatto riproponendo quanto richiesto durante una manifestazione solamente pochi giorni prima.
Le accuse a Saakashvili
Non è chiaro esattamente che cosa stessero cercando in casa sua e quali siano i capi d’accusa nei suoi confronti. Il procuratore generale ucraino, Yuri Lutsenko ha affermato che il movimento di Saakashvili sarebbe stato finanziato da un gruppo criminale vicino al deposto presidente Yanukovich. Si parlerebbe di un finanziamento di circa mezzo milione di dollari da parte di Sergey Kurchenko, provato anche da una conversazione tra quest’ultimo e l’ex presidente georgiano. Ovviamente Saakashvili ha subito negato tutto, affermando di essere il peggior nemico di Putin e puntando il dito contro la Presidenza ucraina responsabile, a suo dire, di aver stretto un accordo con l’ex primo ministro georgiano Bidzina Ivanishvili per estradarlo in Georgia.
Come andrà a finire?
Lo stesso procuratore generale ha chiesto pubblicamente a Saakashvili di presentarsi entro il termine di 24 ore, trascorse le quali “avrebbe fatto convergere verso di lui tutte le forze del Paese”. La replica, di quello che ormai appare essere un ricercato, è stato un appello a tutti i cittadini ucraini a rivoltarsi in modo pacifico rispetto alle forze politiche “corrotte e traditrici dello spirito di Euromaidan”.
Saakashvili, a capo di un movimento con poco seguito, rimane pur sempre un leader carismatico che ha nelle situazioni poco ordinarie e mediaticamente interessanti il proprio terreno di scontro preferito. Il procuratore generale e, indirettamente, Poroshenko hanno tutta l’intenzione di liberarsi di lui ma finora non hanno saputo gestire la situazione. Ora sembrano anzi offrire un assist all’ex presidente georgiano invece di accontentarsi del suo (misero) 2% dei sondaggi. Alla fine, in tutto ciò, la legge in ucraina risulta solo un discorso secondario.