1947-2017. Settant’anni di animazione polacca

di Salvatore Greco

C’è qualcosa intorno all’idea che abbiamo di animazione che la relega in un’eterna dimensione di giovinezza. Forse perché siPoloniCult rinnova continuamente o forse perché il suo sbocco più florido -inutile negarlo- è quello dei film per l’infanzia. Fatto sta che ormai, in barba alla percezione comune, sono già almeno tre le generazioni che hanno potuto averci a che fare e in Polonia in particolare si celebrano nel 2017 i settant’anni di attività.

Come per ogni celebrazione di questo tipo, il termine da cui partire è di tipo convenzionale, preso come uno scoglio nella corrente del fermento creativo e sperimentale;  nel nostro caso è l’uscita del cortometraggio Za króla Krakusa (Ai tempi del re Krakus) realizzato a Łódź a casa propria da parte del maestro Zenon Wasilewski (1903-1966), che mise in scena attraverso delle bambole piuttosto elaborate ed espressive mosse in stop-motion la storia fondativa della città di Cracovia. Oggi quanto allora, più del contenuto, noto a tutti, conta la forma di un prodotto filmato con cura maniacale e la cui morbidezza dei movimenti -se calata nel contesto dei mezzi tecnici del dopoguerra- è pressoché strabiliante. È chiaro che niente del genere potrebbe essere nato dal nulla o in mancanza di un retroterra di tentativi e bozze, e infatti lo stesso Wasilewski aveva già avuto esperienze in passato, ma in quanto primo vero e proprio cortometraggio animato girato e proiettato in Polonia oggi Za króla Krakusa è considerato dal PISF (l’istituto cinematografico polacco) come la prima vera pietra miliare dell’animazione polacca.

A festeggiare settant’anni di animazione polacca non c’è però solo il PISF (che per l’occasione ha edito un elegante cofanetto) ma anche il CiakPolska Film Festival, il festival del cinema polacco di Roma che dedica all’occasione alcune proiezioni di corti animati particolarmente significativi e che ci consentono la riflessione di oggi.

La varietà di tecniche realizzative e quella di possibili sbocchi creativi fanno sì che sia difficile parlare dell’animazione come di un genere definito all’interno della cinematografia, è più corretto forse parlare di una ramificazione indipendente del cinema, per quanto molto vicina. In Polonia in particolare di questa sorellastra della settima arte sembra si possano ravvisare due filoni particolarmente floridi, e coerenti con le potenzialità del mezzo tanto quanto con le tendenze della cultura polacca: il primo che ha colto e coglie la potenza espressiva dell’animazione per piegarlo alle esigenze di un impegno civile e il secondo, invece, più mirato a fare esplodere la creatività dell’artista verso temi più cari alla sensibilità individuale.

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