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Fonte: www.tovima.gr

BALCANI: Dispute di confine tra Albania e Grecia, riparte il dialogo dopo le tensioni

L’Albania e la Grecia sono tornate a parlarsi ufficialmente dopo settimane di tensioni. In un incontro tenutosi a Creta a metà novembre, i due ministri degli Esteri, Ditmir Bushati e Nikolaos Kotzias, hanno affrontato una serie di nodi che riaffiorano ciclicamente nei rapporti tra Tirana ed Atene. Per quanto non siano state raggiunte intese ufficiali, il colloquio è servito per stemperare dei toni divenuti sempre più alti nell’ultimo periodo e per aprire la strada a future consultazioni. Le questioni irrisolte che intaccano le relazioni tra i due paesi, tra l’altro strettamente legati dal punto di vista commerciale, hanno essenzialmente un carattere nazionale e storico.

Il caso di Himara

A fine ottobre Albania e Grecia si sono verbalmente scontrate in merito alla demolizione di alcune abitazioni ad Himara, nel sud dell’Albania. Il fatto che le demolizioni, volute dalle autorità locali nel quadro di un piano di riqualificazione urbana, colpissero strutture di proprietà di cittadini di etnia e lingua greca ha fatto scattare le proteste della comunità greca locale. Questa ha ricevuto un tempestivo supporto dall’ambasciatore della Grecia a Tirana e dal ministro degli Esteri di Atene, che hanno accusato il governo albanese di non rispettare i diritti della comunità greca che vive nel sud dell’Albania e di attuare un’azione discriminatoria. Il primo ministro albanese Edi Rama ha reagito con durezza, denunciando le ingerenze di Atene negli affari interni del proprio stato.

La legge sulle minoranze

Il caso di Himara è andato ad inserirsi in un contesto già di per sé teso a causa dell’approvazione di una nuova legge sulle minoranze da parte del parlamento di Tirana. Il testo era stato richiesto da Bruxelles per far in modo che l’Albania si mettesse in linea con gli standard europei in materia di tutela delle minoranze. La legge riconosce la presenza nel paese di nove minoranze nazionali: greci, macedoni, valacchi/arumeni, rom, egiziani, montenegrini, bosgnacchi, serbi e bulgari. Secondo il censimento del 2011 (considerato però inaccurato dal Consiglio d’Europa), l’insieme di queste comunità costituisce circa il 2% della popolazione totale dell’Albania.

Le organizzazioni che rappresentano la comunità maggiore, quella greca, hanno però criticato fortemente la nuova legge. Sotto accusa è il ruolo eccessivo del primo ministro, sotto la cui autorità viene posto l’organo di rappresentanza delle comunità, il Comitato per le minoranze nazionali, il che ne limiterebbe l’autonomia. Un portavoce del ministero degli Esteri ellenico ha parlato di una legge degna del regime comunista di Enver Hoxha, provocando le reazioni sdegnate del governo albanese.

Il confine marittimo e lo stato di guerra

Oltre alle tematiche connesse alla minoranza greca che vive nel sud dell’Albania, l’incontro di Creta ha affrontato anche altri aspetti che rendono difficoltoso il rapporto tra Albania e Grecia. Uno dei temi in sospeso è quello che riguarda il confine marittimo tra i due paesi, che non è ancora stato definito, a seguito dell’annullamento di un precedente accordo da parte della Corte costituzionale albanese nel 2010. Dalle dichiarazioni post-meeting sembrerebbe che ci siano stati passi avanti concreti sul tema.

Un altro punto molto controverso è l’esistenza formale dello stato di guerra tra i due stati, fondato su una legge greca risalente al secondo conflitto mondiale. L’Albania ne chiede da tempo l’abrogazione, non ottenendo nessun impegno da parte della Grecia. Lo stato di guerra ha ancora oggi un effetto concreto molto rilevante: gli eredi degli albanesi che furono uccisi o costretti a fuggire dall’attuale nord della Grecia al termine dell’occupazione nazista, i cosiddetti Çam (da Çameria, come gli albanesi chiamano questa regione dell’Epiro), non possono tuttora reclamare la restituzione dei beni e delle proprietà confiscate all’epoca. Proprio la questione dei Çam resta uno dei punti più delicati che divide le due parti: mentre l’Albania chiede alla Grecia di riconoscere i crimini commessi e di riparare i danni, quest’ultima nega l’esistenza dei massacri, derubricandoli ad azioni contro collaborazionisti dei nazisti.

Per quanto la risoluzione di queste questioni necessiti di tempi lunghi, l’incontro tra i ministri degli Esteri e il dialogo instaurato tra le due delegazioni apre a possibili, positivi, sviluppi. Se le due parti sapranno abbandonare facili retoriche nazionaliste e sceglieranno di affrontare con pragmatismo i nodi aperti, il dialogo instaurato tra Albania e Grecia potrà portare a soluzioni concrete e al rafforzamento della cooperazione tra i due paesi.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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