Zaduszki – tradizioni che (soprav)vivono

di Mara Giacalone

Quando si tratta di costumi e tradizioni, il nostro sguardo è proiettato verso il passato, perché quello che trasforma un semplicePoloniCult uso, in un rito o in un momento istituzionalizzato, è proprio la ripetizione di alcune azioni e quindi la tendenza a copiare e incollare nel futuro quello che “si è sempre fatto”, perché dà sicurezza, perché tale ciclicità degli eventi serve all’uomo per dare un ordine agli elementi che caratterizzano la sua vita. Se in Italia e nei paesi più alla moda, più tecnologici, più moderni si è assistito ad un lento ma inesorabile declino delle tradizioni, patrie e private, in alcuni luoghi che non sono -per vari motivi – stati investiti da quest’onda travolgente, le tradizioni, seppur mutate e ammodernate, rimangono presenti. La Polonia è uno di questi posti.

L’inizio di novembre porta con sé due celebrazioni, Wszystkich Świętych (commemorata il 1 novembre) e Zaduszki – o Dzień Duszny –  il giorno dopo. Essendo due feste del calendario cattolico, sono presenti anche in Italia, ma, mentre da noi l’accento si è spostato verso il più anglosassone Halloween, facendo precipitare nel baratro Ognissanti e il Giorno dei morti, in Polonia – almeno esteriormente, pubblicamente – i due giorni sono ancora molto sentiti e hanno una genesi che trova le sue fondamenta in epoca pre-cristiana. Sebbene la celebrazione dei morti ci riporti indietro fino all’abate benedettino Sant’Odilone di Cluny il quale propose un giorno di preghiera a loro dedicato, il mondo dei defunti e le celebrazioni dei riti funebri sono elementi da sempre presenti in tutte le culture. Per restringere il campo, in area slava e pagana, due momenti dell’anno erano fondamentali e legati alla natura, la primavera – nascita – e l’autunno – morte. Morte non solo delle piante, ma anche dei cari che se ne erano andati. Invocare perciò i defunti, era un metodo per ottenere favori e la sicurezza di nuovi raccolti in primavera. Il contatto e il dialogo con l’aldilà si otteneva tramite l’offerta di cibo – miele, kasza, uova, wodka – depositato sulle tombe e lì consumato. Elemento altrettanto importante era l’accensione del fuoco in modo da segnalare la via alle anime vaganti, simbolo che si è protratto fino ad oggi e sopravvissuto nell’usanza di portare lampka e znicz al cimitero creando atmosfere suggestive.

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PoloniCult è ormai una presenza tenace e attenta nel raccontare gli stimoli culturali che offre la Polonia di oggi, come quella di ieri. Diamo voce ai libri polacchi tradotti in italiano e suggeriamo quelli che dovrebbero; presentiamo i film polacchi distribuiti in Italia e quelli che potrebbero; raccontiamo artisti la cui musica merita di uscire dai club e dalle piazze delle sole città polacche. Non da ultimo, raccontiamo storie di Polonia vera, di quella che vive la modernità con le sue contraddizioni, che si riconosce in riti e personaggi di ogni sorta. Parliamo con scrittori, registi, poeti, musicisti; ci guardiamo attorno in quella terra varia che è l’Europa centro-orientale.

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