Finiscono sotto tiro del governo di Diritto e Giustizia (PiS) alcune ONG polacche attive nella protezione dei diritti delle donne e nel sostegno alle vittime di violenza domestica. In un raid della polizia nelle città di Varsavia, Danzica, Łódź, e Zielona Góra, sono stati sequestrati documenti, hard disk, e computer. La retata è avvenuta il 4 ottobre, il giorno dopo che una manifestazione femminile richiedeva maggiori diritti riproduttivi e meno discriminazioni di genere. Esattamente un anno prima si svolgeva la famosa Czarny Protest, la protesta in nero delle donne contro il divieto totale d’aborto, una pratica soggetta già a severe restrizioni.
I procuratori respingono le accuse di intimidazioni avanzate dalle organizzazioni interessate, principalmente il Women’s Rights Centre e Baba, che si dicono in difficoltà nel portare avanti i loro progetti, avendo perso l’accesso a molti fascicoli, parecchi dei quali contenenti informazioni private delle vittime di violenza. L’incursione, si legge su Associated Press, rientrerebbe in un’indagine sui finanziamenti stanziati dal Ministero della Giustizia nella precedente legislatura, ma l’organizzazione Baba, il Women’s Right Centre, e la Polish Women’s Right Association, che ha organizzato la protesta del 3 ottobre, non concordano nei modi, affermando che si tratterebbe di velate minacce per il mancato rispetto della linea di governo. È stata così lanciata una petizione online sul sito change.org contenente una lettera indirizzata al premier Beata Szydło per ricevere spiegazioni ufficiali e un’indagine su un’eventuale abuso d’ufficio.
ONG nel mirino
A preoccupare non è certo solo il singolo episodio ma l’attuale contesto politico polacco dove le restrizioni alle libertà individuali e alle organizzazioni non-governative sono considerevolmente aumentate da quando PiS è al governo. Proprio la scorsa settimana, infatti, il presidente Duda ha firmato una nuova legge che istituirà l’Istituto Nazionale per la Libertà – Centro per lo Sviluppo della Società Civile, legato direttamente all’ufficio del primo ministro e incaricato nella distribuzione diretta dei fondi, che fino ad oggi avveniva tramite i ministeri competenti e le amministrazioni locali. Per molte ONG e per la Helsinki Foundation for Human Rights questa centralizzazione sarà l’occasione per tagliare i finanziamenti alle organizzazioni indesiderate e incrementarli a quelle di stampo cattolico e conservatore.
Un castello di carta
Nel giro di due anni l’apparentemente robusta democrazia polacca si è frantumata contro l’urto populista che ha colto il malessere sociale della tigre dell’est, dove la forte crescita economica (circa il 3,8% all’anno) non ha coinciso per tutti in un aumento della qualità della vita. Conservatore sulla sfera dei diritti, il PiS alimenta il proprio consenso con riforme sociali redistributive che colgono soprattutto i bisogni delle famiglie e degli anziani. E così, il programma “Home+” per garantire case a basso costo a tutti i cittadini polacchi, il sussidio “500+”, l’abbassamento dell’età pensionabile, e la gratuità delle medicine per gli over 75, non sono che la garanzia del successo di un partito che cavalca le paure e la rabbia della gente delusa dal precedente governo di Piattaforma Civica, reo di aver perso il contatto con le classi svantaggiate mentre si impantanava in scandali, giochi di partito, e innumerevoli scissioni interne.
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