Il nuovo corso della FIFA targato Gianni Infantino sembra dover continuamente affrontare le sue sfide peggiori quando si tratta dell’organizzazione della Coppa del Mondo. Se già le prossime due edizioni avevano sollevato diverse polemiche e inchieste, ora anche quelle del 2026 e del 2030 – entrambe in fase embrionale – sembrano pronte a dare problemi. L’oggetto del contendere stavolta non è legato all’assegnazione (ancora da stabilirsi), bensì alla cessione dei diritti TV. In Medio Oriente e Nordafrica sia le partite del 2026 che del 2030 saranno trasmesse in via esclusiva da BeIN Sports.
L’emittente TV, nata da un distaccamento di Al Jazeera, è di proprietà di un fondo sovrano del Qatar e gestita da Nasser Al-Khelaïfi, ovvero il numero uno del Paris Saint Germain e uomo chiave nel processo che ha portato all’assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar. Nata nel 2012, BeIN Sports si è rapidamente espansa diventando la TV sportiva più importante in Medio Oriente e Nordafrica, per poi raggiungere una posizione egemone in Francia (con i diritti in esclusiva della Ligue 1 fino al 2020). La società ha poi un’importanza elevata in altri luoghi strategici come Spagna, Germania, Asia e Turchia (dove detiene i diritti per l’estero della Serie A). Il tutto rientra nella strategia attuata dal Qatar diversi anni fa e finalizzato all’espansione nel mondo del calcio e che, grazie a BeIN, non vuole fermarsi solo a quello giocato.
Già nel 2016 l’emittente aveva avuto subito un stop dall’Agenzia per la concorrenza francese a causa di una accordo sui diritti delle coppe europee con l’emittente rivale Canal+. Stavolta il problema riguardante i diritti per la Coppa del Mondo 2026 e 2030 è stato sollevato da un’indagine delle autorità svizzere. L’accusa è quella di aver ottenuto i diritti per la trasmissione delle partite grazie alla corruzione dell’ex numero due della FIFA Jérôme Valcke, già sospeso per dieci dalla FIFA perché invischiato in altri casi di corruzione. La sede francese di BeIN Sports ha già subito una perquisizione da parte delle autorità finanziare francesi, a cui però hanno collaborato anche Italia, Grecia e Spagna che, stando a quanto hanno riportato, hanno portato avanti perquisizioni anche in altri luoghi legati alla rete televisiva.
Il principale accusato è proprio Nasser Al-Khelaïfi, che ha già risposto alle accuse affermando:«Le accuse sono totalmente infondate, a maggior ragione perché non avevano nessun concorrente per l’acquisizione dei diritti». Al-Khelaïfi ha poi fatto sapere che si recherà in Svizzera il 25 ottobre per chiarire la propria posizione. Negli uffici svizzeri sono attesi anche Valcke e un uomo d’affari che si occupa di diritto dello sport di cui non è stato rivelato il nome, ma che sarebbe anch’esso legato alla vicenda.
Una condanna di Nasser Al-Khelaïfi potrebbe causare una reazione a catena con conseguenze su piani molto diversi: per prima cosa si potrebbe compromettere ulteriormente l’immagine del Qatar in vista del Mondiale 2022, già a dura prova dopo le polemiche sulla corruzione per l’assegnazione dell’organizzazione della competizione e quelle sulla costruzione degli stadi; una società ormai di primo piano come il Paris Saint Germain ne uscirebbe fortemente colpita e ridimensionata; infine, un crollo di BeIN Sports causerebbe un grosso problema economico in svariati paesi in cui gli interessi dell’emittente sono molto più estesi rispetto all’Europa.
Foto: Doha Stadium Plus