ROMANIA: Cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?

In vista del referendum proposto da Coaliţia pentru familie (finalizzato alla modifica della Costituzione romena e all’inserimento del concetto di famiglia naturale nella carta costituzionale), abbiamo contattato Vlad Viski, presidente dell’Associazione MozaiQ. Vlad ha studiato presso la Central European University, laureandosi in scienze politiche con una tesi sui movimenti LGBT in Romania tra il 2001 e il 2012; inoltre collabora con The Advocate, Gay Star News, Vice Romania, Adevarul.

L’associazione di cui Vlad è presidente, MozaiQ, si propone di raccogliere la comunità LGBT romena secondo principi di solidarietà, offrendo una presenza alternativa sulla scena culturale e una maggiore attenzione verso alcuni gruppi più vulnerabili: giovani, anziani, persone affette da HIV, lavoratori del sesso, persone in difficoltà economica, rom e transgender.

Per la prima volta la Romania andrà a votare per un referendum che riguarda direttamente la comunità LGBT. È impressionante il numero di firme raccolte da Coaliţia pentru familie (quasi tre milioni): credi che il risultato dipenda da un’azione di propaganda e da strategie di manipolazione bene organizzate?

Certamente. È chiaro che è stata presa come obiettivo una minoranza marginalizzata e discriminata per concretizzare un’agenda conservatrice che intende imporre il controllo sui corpi degli individui. Sono state raccolte molte firme, questo è vero, ma appoggiandosi alle strutture della Chiesa Ortodossa: oltre diecimila volontari sono stati coinvolti; sono stati firmati accordi con amministratori di condominio. Si è parlato dei pericoli dell’omosessualità (come se ci trovasse in una fortezza da assediare) e si è fatto ricorso inoltre ad azioni illegali, come, ad esempio, la raccolta di firme nelle scuole, fatto criticato apertamente dalle associazioni LGBT.

È interessante il coinvolgimento della Chiesa Battista e di quella Pentecostale. I conservatori americani forniscono risorse finanziarie per questo di referendum, come, del resto, è già accaduto in Slovacchia, in Croazia, in Slovenia ed ora accade in Romania. I gruppi di odio americani come Liberty Council e Alliance Defending Freedom offrono consulenze a Coaliţia pentru Familie e hanno influenzato apertamente con documenti pubblici la Corte Costituzionale della Romania. I conservatori americani hanno una rete transnazionale attraverso cui traviano le menti di milioni di persone con la loro ideologia.

La situazione della comunità LGBT in Romania sembra essere molto pesante. Credi che la campagna di Coaliţia pentru familie abbia peggiorato la situazione? Esiste davvero un sentimento popolare contro gli omosessuali?

Ci sono due cose da sottolineare completamente diverse tra loro. Da una parte assistiamo ad un’accentuazione dell’ostilità verso le persone LGBT, a una crescita dei casi di violenza fisica e a una continua demonizzazione degli omosessuali; dall’altra assistiamo a una mobilitazione senza precedenti a favore della comunità LGBT, ci sono molte persone che fanno coming out, possiamo raccontare la nostra storia per la prima volta, abbiamo sempre più sostenitori e amici, si organizzano manifestazioni, si protesta, abbiamo i social media che ci aiutano ad essere sempre più uniti. Di conseguenza, esiste un cambiamento delle opportunità per la comunità LGBT, sebbene in un contesto di estrema difficoltà: secondo un sondaggio del Pew Research Center, il 28% dei romeni e il 33% dei giovani sostengono l’istituzione del matrimonio gay.

Come presidente dell’associazione MozaiQ credo che tu abbia spesso la possibilità di conoscere da vicino la realtà dei giovani. Perché secondo te l’omofobia è così diffusa anche tra i giovani?

Esiste ancora molta omofobia all’interno della nostra società e ci sono molti problemi con cui ci dobbiamo confrontare continuamente. La Romania non ha una strategia nazionale contro l’HIV, il fenomeno del bullismo è diffuso in tutte le scuole, le persone transgender non possono modificare i loro documenti e circa il 44% delle persone LGBT vive in povertà, secondo uno studio della Fundamental Rights Agency dell’Unione Europea.

Credo che abbiamo più omofobia e transfobia a causa del fatto che l’omosessualità è stata criminalizzata fino al 2001: la Romania è stata uno degli ultimi paesi europei ad avere depenalizzato le relazioni omosessuali e da allora non abbiamo visto approvata nessuna legge pro-LGBT. Credo che molti problemi vengano dal fatto che pochi romeni conoscono persone LGBT che vivono in modo aperto il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere: la mancanza di visibilità si traduce in ulteriore ignoranza.

Quanto hanno pesato le posizioni identitarie e anti-occidentali in questa ondata ideologica anti-gay? E quanto sono diffuse in Romania ideologie di estrema destra?

La Romania è uno dei paesi con il più grande sostegno verso l’Unione Europea da parte della popolazione; tuttavia, si parla molto spesso dei problemi dell’Occidente, di decadenza, di rivoluzione sessuale. Le ideologie nazionaliste e conservatrici sono accettate da parte di tutti i principali partiti politici: non abbiamo un partito di estrema destra, ma abbiamo ideologie di estrema destra in tutti i partiti politici. Gli intellettuali conservatori parlano spesso di “sesso-marxismo”, in sostanza, un attacco alle minoranze sessuali. Fortunatamente abbiamo anche una serie di voci pubbliche che si sono pronunciate contro il referendum. Nonostante questo, non possiamo non osservare un trend illiberale in Romania, dove diversi gruppi lottano per il controllo del paese con lo scopo di sviarlo dal suo percorso di integrazione europea.

Che idea hai del mondo politico romeno? La maggior parte dei partiti romeni voterà per modifica della Costituzione: per quale motivo, secondo te? Come è possibile che il Partito Socialdemocratico, appartenente al Partito Socialista Europeo, abbia potuto sostenere questa linea?

I partiti politici romeni sono eminentemente conservatori e la Chiesa Ortodossa esercita una grande influenza su di loro. La maggioranza dei partiti (con l’eccezione di un partito nuovo, cittadino, contro la corruzione) si è dichiarata a favore della modifica della Costituzione e ha firmato i protocolli di collaborazione con Coaliţia pentru Familie. Il Partito Socialdemocratico è tale soltanto di nome perché molte campagne elettorali sono state basate sull’idea di tradizione: per noi è disgustoso che un partito membro del Partito Socialista Europeo sia disposto a limitare alcuni diritti civili per una vittoria illusoria dell’elettorato omofobo. In ogni caso, la classe politica romena non si è interessata alle questioni LGBT per sedici anni e ora intende innestare odio nel cuore della nostra Costituzione, la carta fondamentale del Paese.

Le associazioni LGBT andranno a votare?

Noi di MozaiQ abbiamo deciso di non andare a votare. La decisione non viene da un calcolo dovuto al fatto che almeno il 30% dei cittadini deve presentarsi al voto per rendere valido il referendum. Noi non intendiamo legittimare con il nostro voto un referendum anti-democratico, che ci isolerebbe e sottrarrebbe i nostri diritti. I diritti dell’uomo non si sottomettono al voto e pertanto non possiamo legittimare questo. Molte voci della società civile sostengono questa posizione.

Quali nuove strategie adotteranno le associazioni LGBT se i cittadini romeni voteranno per la modifica della Costituzione?

Cerchiamo di non dare per scontato di perdere: La lotta andrà avanti indifferentemente dal risultato del referendum. Per la comunità LGBT romena possiamo parlare di una lotta senza sosta per la depenalizzazione dell’omosessualità, per i Gay Pride, per una vita quotidiana normale, in opposizione ad altri tentativi di cambiamento della Costituzione (nel 2007 e nel 2013). Siamo abituati con questo genere di lotta. Per noi di MozaiQ l’obbiettivo è mobilitare le persone, di riunirle e di creare reti di solidarietà tra individui.

Chi è Federico Donatiello

Sono nato a Padova nel 1986, città in cui mi sono laureato in Letteratura medievale. Sono dottore di ricerca sempre a Padova con una tesi di storia della lingua e della letteratura romena. Attualmente sono assegnista di ricerca a Padova e docente di letteratura romena a "Ca' Foscari" a Venezia. Mi occupo anche di traduzioni letterarie e di storia dell'opera italiana.

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