Ieri sera si è concluso Eurobasket con la finale tra Slovenia e Serbia, da cui è uscita vittoriosa la prima con il punteggio di 93-85. Si è trattata della prima finale di un torneo per nazionali in cui si sfidavano due rappresentative di nazioni un tempo afferenti alla Jugoslavia. Ed è stata anche la prima medaglia per la Slovenia da quando si presenta come nazione indipendente.
Un primo spunto è il definitivo ritorno della scuola slava di pallacanestro tra i migliori d’Europa: tra giovani e meno giovani – Spagna e Francia permettendo – il futuro sembra essere loro. La Serbia ha un giovane in rampa di lancio come Bogdan Bogdanović che il prossimo anno andrà in NBA come il Rookie più pagato della storia, mentre la Slovenia ha dalla sua Luka Dončić, un classe 1999, ma già protagonista sia nel Real Madrid che in questo Eurobasket con la nazionale.
La produzione di campioni, in due paesi in cui abitanti sommati non raggiungono i dieci milioni, è garantita dal sistema di allenamento, dalla tradizione che ha quello sport, oltre che da una giusta selezione a livello giovanile. Il tutto viene amplificato dalla possibilità rappresentare la propria nazione. Per tutti i ragazzi che iniziano a giocare è la massima aspirazione. L’attaccamento alla maglia nazionale è ben dimostrato dall’affluenza di pubblico per la finale: per la prima volta nell’arco della competizione il Sinan Erdem Dome di Istanbul ha registrato un pubblico da grandi occasioni. I voli in partenza da Lubiana in occasione della finale sono stati ben undici. Al momento dell’inno, dopo la premiazione, nessuno degli sloveni presenti è rimasto in silenzio.
Uno degli aspetti più discussi della vittoria della Slovenia sarà sicuramente la presenza in squadra di Anthony Randolph. L’ala del Real Madrid, classe 1987, è l’ultimo di una serie giocatori statunitensi che finiscono per indossare le maglie di alcune nazionali dell’est Europa senza però avere il minimo legame con esse. Il caso più famoso è quello di Bo McCalebb, che ricevette un passaporto macedone nel 2009. All’epoca era uno dei migliori giocatori d’Europa e trascinò la squadra al quarto. Miglior risultato nella storia della nazionale macedone. Aleksandar Đorđević, coach della Serbia, al termine della partita si è sfogato ai microfoni di Sky Sport:«Questi falsi passaporti bisogna che li togliamo via. Se è bravo giochi con la sua nazionale, che è la nazionale degli Stati Uniti». L’idea dei serbi sulla questione non è nuova: Miloš Teodosić – grande assente serbo a Eurobasket – un paio di anni fa disse che mai avrebbe giocato in nazionale con un “passaportato”. La polemica non dovrebbe rimanere inascoltata, purché non si fermi alla semplice idea del “giochi per la propria nazione”. Il problema principale – e che andrebbe approfondito – è la facilità con cui si può ottenere un passaporto con il più semplice dei do ut des: uno statunitense con un passaporto ha più appetibilità sul mercato e in cambio offre le proprie prestazioni sportive alla nazione di turno.
Un ultimo e interessante spunto è quella legata alle origini delle due punte di diamante della Slovenia, ovvero Luka Dončić e Goran Dragić. Entrambi di origini serbe. In molti non hanno mancato di far notare la cosa, scatenando diverse polemiche. Tra cui un post di un utente su Reddit in cui si sosteneva la teoria di un complotto sloveno per rubare i geni serbi, poiché migliori per giocare a basket. Cosa che ha scatenato ironia e fastidio tra gli altri utenti.
Foto: www.fiba.basketball.com