di Luca Bistolfi
La notizia è una di quelle passate sotto silenzio dai mezzi di comunicazione, e capirete subito perché. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha deciso di radere al suolo circa metà dei Fori imperiali per lasciare spazio a un supermercato d’una importante catena internazionale. La decisione è stata approvata all’unanimità dalla Giunta comunale e in Consiglio soltanto due esponenti della minoranza si sono (vanamente) opposti. Si farà l’ipermercato e addio al Foro Traiano.
Immagino lo stupore, la rabbia, l’incredulità, l’indignazione dei lettori. State pur tranquilli: ho appena raccontato una frottola. Nessuna sciagura simile si abbatterà sull’Urbe. Però adesso osservate bene la vostra più che legittima reazione quando, anche solo per un istante, avete creduto alla falsa notizia.
Gli stessi vostri sentimenti sono identici a quelli che hanno còlto i romeni nell’apprendere, pochi giorni fa, che circa 3mila metri quadrati delle rovine di Sarmizegetusa, la capitale dei Daci, progenitori del popolo romeno, sono stati rasi al suolo per costruire un parcheggio. E questa volta la notizia è vera, come informa un giornale romeno, Romania Libera.
Per la Romania, la gravità dell’operazione è identica a un’ipotetica distruzione per l’Italia dei Fori imperiali o di Pompei o della Valle dei Templi. Un disastro che coinvolge non solo la storia d’un singolo popolo, ma altresì quella d’un intero continente. Infatti, come ricorda correttamente il giornale, Sarmizegetusa è il «più importante complesso fortificato dell’antica Europa dopo quelli greco-romani», e rappresenta il luogo d’incontro tra la romanità imperiale e la tradizione orientale dei Daci.
Il paradosso è che lo sfregio servirà per ospitare gli autobus dei turisti in visita allo stesso sito archeologico. Altra stranezza, per adoperare un eufemismo, è che quest’ultimo è protetto dall’Unesco e che nessun archeologo “europeo” ha supervisionato lo scempio. Ma di più: nessun rappresentante di quest’organizzazione mondiale ha protestato, così come hanno taciuto tutti gli altri organismi europei (e verrebbe da chiedesi se davvero chi tace acconsente). Solo gli archeologi romeni della zona hanno protestato – anche perché si sottrae loro del lavoro, già scarsissimo in Romania – ma con risultati piuttosto scarsi.
Pare inoltre che quest’operazione abbia violato, oltre che il buon gusto e il buon senso, anche ogni legge nazionale, quelle che di fatto sono espressione d’un popolo e che ne tutelano internamente i diritti e ne specificano i doveri. Nemmeno quel “cattivone” di Nicolae Ceausescu era arrivato a tanto, né si sarebbe mai sognato di spostare una sola pietra che attestasse l’eroica storia del suo popolo.
Ovviamente nessun mezzo di comunicazione occidentale ha fornito notizia dell’accaduto (tocca sempre a quelli di EJ supplire!). Ed è sintomatico dell’andazzo generale: un pezzo importante di storia romena ed europea è raso al suolo dai bulldozer – che nel presente caso rappresentano la furia iconoclasta modernista – e nessuno s’indigna; nessuno, peggio, si degna di veicolare il fatto, come se si trattasse d’un affare di second’ordine.
Tra omertà e protervia l’Unione Europea a questo punto è pronta per cambiare il suo inno: dalla Nona di Beethoven all’Internazionale, in cui c’è un verso che compendia alla perfezione l’ideologia dominante dell’attuale assetto mondiale: «del passato facciam tabula rasa». Il perfetto manifesto della dittatura europea.
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Ad agosto 2011 ho visitato questo sito straordinario. In effetti stavano facendo dei lavori lungo l’ultima parte dello sterrato, ma non mi ha dato l’idea che stessero distruggendo le rovine. Mi sbaglio?
Gent. Paola
purtroppo, come puoi immaginare, non siamo in loco. Il nostro Luca Bistolfi viaggia spesso in Romania, paese di cui parla la lingua, conosce la storia e legge i giornali. La fonte “Romania Libera” è credibile. Ancor più lo è il fatto che a venire asfaltate non sono i complessi di rovine da mostrare ai turisti ma quelle parti meno monumentali (ma di altrettanto pregio) che proprio ai turisti devono far largo. Turisti che non sapranno e non vedranno. Detto questo, ci fidiamo delle tue impressioni. La speranza è che siano tornati sui loro passi.