Zapad è ormai imminente. Tra il 14 ed il 20 settembre, Russia e Bielorussia condurranno un’esercitazione militare di livello strategico che prenderà luogo nell’area baltica, tra Kaliningrad e la stessa Bielorussia. Data la vicinanza ai confini dell’Alleanza atlantica, alcuni membri della NATO – repubbliche baltiche in primis – hanno espresso crescenti preoccupazioni per la propria sicurezza.
Il timore è che Zapad possa essere usata come trampolino di lancio per operazioni militari effettive. Infatti, le campagne russe sia in Georgia, sia in Ucraina furono precedute da esercitazioni svoltesi nelle aree adiacenti. Oggi, lo stato precario delle relazioni lungo la direttrice Est-Ovest non lascia ben sperare e getta lunghe ombre sulle reali intenzioni di Mosca.
I cattivi presentimenti sono poi amplificati dai dati quantitativi disponibili su Zapad. Stando alle dichiarazioni rilasciate finora dagli Stati Maggiori di Mosca e Minsk, circa 12.500 unità saranno coinvolte nell’esercitazione, ma è possibile – come già successo – che il contingente finale sia più ampio. Considerando che assieme a queste unità sarà dispiegato anche un gran numero di veicoli bellici, si tratterà in ogni caso di una mobilitazione dalle dimensioni considerevoli. Estonia, Lettonia e Lituania non potrebbero mai opporre resistenza ad una forza simile.
Stando così le cose, sarebbe dunque opportuno dare ragione alle suddette ansie strategiche? Invero, non pare il caso. Innanzitutto, gli esempi di Georgia e Ucraina, pur di notevole entità, “non fanno statistica” – come si suol dire. La Russia conduce ogni anno almeno un’esercitazione strategica di dimensioni comparabili a quelle di Zapad (a rotazione tra i tre distretti militari), accompagnata da un’altra di dimensioni più ridotte ma ad essa assimilabile, più una lunga serie di giochi di guerra a sorpresa per testare la prontezza delle forze armate. Ad esclusione dei due eventi già citati, nessuna invasione si è mai verificata.
Secondo, anche a non voler guardare alla matematica (che a volte dà solo vuote certezze), Mosca non sarebbe credibilmente in grado di trasformare Zapad in una reale operazione bellica di successo. Non solo perché la Enhanced Forward Presence della NATO riduce considerevolmente il vantaggio convenzionale russo in Est Europa, ma anche perché le migliori truppe di cui la Russia dispone sono già impegnate in Ucraina ed in Siria. Una loro mobilitazione sarebbe costosa e lenta – e di essa non abbiamo avuto traccia negli ultimi mesi. Allo stato attuale, Mosca non potrebbe muovere guerra all’Occidente, né tantomeno sopportarne le conseguenze sulla propria sfera interna, ancora economicamente debole e lacerata da incertezze politiche.
Infine, si consideri anche la Bielorussia. Pur sempre strategicamente subordinata all’ingombrante vicino orientale, sin dalla crisi Ucraina si è maggiormente aperta al dialogo con l’Europa. Per quanto le relazioni rimangano tutt’altro che rosee, è scarsamente probabile che ora opti per un’inversione di tendenza. Le instabilità domestiche ed internazionali di allora, infatti, sono ancora in luogo, assieme ai rischi da evitare. L’elevata trasparenza che Minsk sta dimostrando riguardo a Zapad con i membri NATO è indicativa della buona fede dei bielorussi.
Chiaramente, una mobilitazione di tali dimensioni non può essere affrontata senza precauzioni. Tuttavia, mantenere la guardia alta non significa dover cadere prede del solito isterismo da Guerra Fredda. Zapad 2017 si dimostrerà in linea con le precedenti esercitazioni strategiche russe. Sarà un grande sfoggio di forza che coinvolgerà esercito, marina, e aviazione e così pure i servizi di sicurezza interni (come FSB e FSO) per contrastare una presunta “minaccia terroristica” che richiederà la concertazione di sforzi lungo più vettori operativi entro un’unica dimensione strategica. Ma pur sempre, appunto, un’esercitazione – non un’invasione.
Questo articolo é frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association ed é pubblicato anche su PECOB, Università di Bologna.