L’endemica corruzione che pervade la Romania non ha risparmiato neanche la sanità, settore in cui tradizionalmente è facile, in mancanza di controlli, scadere nell’illegalità. L’ultimo giro di arresti ai vertici del sistema, alla fine di agosto, ha portato in manette il presidente della società statale che gestisce le assicurazioni sanitarie, Marian Burcea. Secondo i magistrati, questi sarebbe stato il vertice di una piramide del malaffare specializzata nella sottrazione di fondi pubblici destinati a pazienti con necessità di cure a domicilio.
Malati immaginari
In Romania, il servizio di cura a domicilio è gestito da aziende private, che ricevono i fondi pubblici sulla base di un dossier contenente le esigenze mediche del singolo degente. Tra il gennaio 2016 e l’agosto 2017, godendo della protezione di alti funzionari statali, le aziende mediche private hanno iniziato a redigere centinaia di dossier su pazienti inventati, quasi tutti con malattie gravi, al fine di ottenere una maggiore somma di denaro dalle assicurazioni. Una parte dei soldi incassati dalle società private veniva poi rigirato sotto forma di tangente ai funzionari delle assicurazioni, per continuare a godere della loro protezione e della loro copertura. Un sistema simil-mafioso che, secondo le stime della Direzione Nazionale Anti-corruzione, ha causato alle casse pubbliche una perdita superiore ai tre milioni di euro. A rendere il quadro ancor più fosco contribuiscono anche i sospetti circa un’ambigua vicinanza tra Burcea e Liviu Dragnea: secondo quanto scrive Raluca Ion su republica.ro, sarebbe stato proprio il leader del partito social-democratico a scegliere Burcea come presidente della società di assicurazioni. Dragnea ha negato, ma con il suo tipico atteggiamento provocatorio ha invitato i giudici a continuare a indagare, per “vedere cosa scoprono”.
Un sistema da rifondare
L’ultimo scandalo costituisce soltanto la punta dell’iceberg. Da anni si denuncia l’illegalità che permea la sanità romena, senza che ciò abbia portato a tangibili risultati. I cittadini romeni hanno ormai interiorizzato la corruzione negli ospedali, e sono essi stessi ad alimentarla, per puro istinto di sopravvivenza. E’ pratica usuale nel paese carpatico che un comune paziente paghi un “extra” sottobanco al chirurgo di turno, per evitare le interminabili liste d’attesa e ottenere un trattamento sanitario degno. In Romania si può essere operati in piena notte in una struttura privata, e risvegliarsi la mattina dopo in degenza in un ospedale pubblico, per non intasare i reparti delle cliniche non statali.
Non sorprende pertanto che il paese sia sempre fanalino di coda in tutte le classifiche dell’Euro Health Consumer Index (EHCI), l’indice che rileva la qualità dei sistemi sanitari europei. Nel 2016, la Romania si trova all’ultimo posto, preceduta anche da Montenegro, Albania e Bulgaria. Il rapporto dell’EHCI sottolinea come il paese abbia “seri problemi nella gestione della sanità pubblica”. Chiara è poi la “discriminazione dei gruppi minoritari, specialmente i rom”, che non godono dello stesso trattamento riservato ai romeni. Secondo l’EHCI, “paesi come Albania, Romania e Bulgaria necessitano di un sostegno specializzato per ristrutturare il loro sistema sanitario”.
La “denuncia” cinematografica
In un fortunato film del 2005 (La morte del signor Lăzărescu), il regista Cristi Puiu aveva raccontato la tragicomica odissea di un pensionato di Bucarest che, in preda ad acuti dolori addominali, vaga un’intera notte all’interno di un’ambulanza alla ricerca di un ospedale che lo accolga. Dopo una serie di rifiuti dovuti al sovraffollamento, il povero Lăzărescu muore nella sala di attesa di un piccolo e spoglio ambulatorio, quando ormai l’alba inizia ad illuminare la capitale. Con il suo film Puiu ha portato alla ribalta una delle ferite più gravi della Romania contemporanea. Dodici anni sono passati dalla morte di Lăzărescu, ma la denuncia del regista resta quanto mai attuale.
Foto: b365.ro