Il primo ministro slovacco Robert Fico torna a scagliarsi contro l’Unione Europea, andando a toccare un nervo scoperto in Europa centro-orientale: i presunti doppi standard qualitativi sui prodotti venduti nei grandi supermercati. Lo scorso febbraio, infatti, delle analisi condotte dal Ministero dell’Agricoltura e dalle autorità per la sicurezza alimentare, avevano riportato come effettivamente sugli scaffali slovacchi fossero presenti prodotti di inferiore qualità rispetto agli equivalenti venduti in Europa occidentale, contenendo più grassi, dolcificanti artificiali e meno sostanze nutrienti.
Doppi standard qualitativi
Durante una conferenza a Bratislava svoltasi martedì 18 luglio il premier slovacco ha minacciato di limitare le importazioni dagli altri paesi UE se non si dovesse risolvere subito la questione. Dalla pubblicazione dei risultati delle analisi, secondo il primo ministro slovacco, la Commissione Europea non ha fatto molti passi avanti, limitandosi a raccogliere dati nonostante le prove siano piuttosto evidenti. “Questo è un serio problema politico”, afferma Fico.
Come esempio per ribadire la sua tesi, Fico ha riportato il caso dei bastoncini di pesce da lui acquistati: stesso prodotto, stessa marca e stesso prezzo, ma i fish fingers venduti in Austria pesano 20 grammi di più e contengono il 7% di pesce in più rispetto a quelli venduti in Slovacchia.
La disuguaglianza, come sottolineato dal premier slovacco, non si limita solo ai prodotti alimentari, ma anche a quelli di uso quotidiano, come detersivi e detergenti. Dopo un test effettuato in Repubblica Ceca usando come campioni i saponi del marchio Persil, il suo produttore, la multinazionale tedesca Henkel, ha ammesso le sue colpe, spiegando come il detersivo venduto in Europa centro-orientale abbia meno principi attivi rispetto al suo equivalente presente sul mercato teutonico.
Una mossa politica
Le parole di Fico sono state dure e irremovibili. “Dobbiamo difenderci, non posso accettare che il popolo slovacco venga trattato così.” L’argomento è stato trattato anche nei giorni scorsi durante l’ultimo summit dei quattro paesi di Visegrad – Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Il premier slovacco, inoltre, ha imposto settembre come limite massimo. Se la Commissione non adotterà delle misure efficaci per risanare il problema, la Slovacchia prenderà delle posizioni forti e unilaterali. “Tutto questo deve finire” ha concluso Fico.
Nonostante le gravi conseguenze che potrebbe portare un simile gesto – violazione evidente del mercato unico europeo e della libera circolazioni delle merci – il premier slovacco sembra avere diversi alleati nella sua lotta. La Commissaria europea per la tutela dei consumatori Věra Jourová ha espresso la sua solidarietà verso i paesi in questione e garantito che si impegnerà il più possibile per risolvere la spinosa questione. Anche la Camera slovacca dell’Agricoltura e dell’Alimentazione (SPPK) ha accolto positivamente le parole del primo ministro. “Dopo tutto, non avere prodotti di qualità inferiore è negli interessi sia dei consumatori sia dei produttori alimentari slovacchi.” ha dichiarato Jana Holéciová, portavoce della SPPK. Non a caso, tra le intenzioni del premier slovacco c’è proprio quella di rifornire le mense pubbliche solo ed esclusivamente con prodotti slovacchi, seppur per un periodo limitato. Una mossa dai connotati quasi politici, che potrebbe portare dalla sua parte una buona fetta di consensi.