Il premier socialista Edi Rama ha vinto le elezioni politiche in Albania, ottenendo, secondo i dati ad ora disponibili, circa 78 deputati sui 140 totali. Al secondo posto il Partito democratico, principale forza di opposizione guidata da Lulzim Basha, a cui andrebbero circa 40 deputati, seguito dal Movimento socialista per l’Integrazione, LSI, con 20 seggi. Al termine dello scrutinio mancano ancora una manciata di schede, ma il quadro è ormai molto chiaro.
Stando agli ultimi risultati della Commissione Elettorale Centrale dell’Albania, il partito di Rama ottiene la maggioranza assoluta, conquistando oltre il 51% delle preferenze, mentre Basha si aggiudica il 28% e il LSI di Ilir Meta si ferma al 15%.
Il Partito socialista avrebbe dunque una maggioranza più che sufficiente per portare avanti le riforme promesse, con lo sguardo rivolto a Bruxelles. La campagna elettorale di Rama è stata semplice e concentrata sulla necessità di andare avanti da solo senza coalizzarsi con altri partiti (nella precedente legislatura il PS era alleato con il LSI di Ilir Meta) che, a suo dire, intralciano il cammino delle riforme cruciali per il paese.
La “guerra” elettorale tra Rama e Meta, appena eletto presidente delle Repubblica, è stata particolarmente aggressiva. Meta si è impegnato in una campagna in prima linea per il suo partito, che ha sofferto una evidente mancanza di leadership e si ritroverà adesso all’opposizione, dopo esser stato per anni ago della bilancia delle coalizioni di governo.
Il dato più evidente è che il centrodestra ha subito la più grande sconfitta politica degli ultimi vent’anni. Il leader Basha è ora sotto accusa. I suoi avversari interni parlano di una cattiva gestione della campagna elettorale, caratterizzata prima dalla minaccia del boicottaggio, poi dal compromesso con Rama e infine da una lista di candidati considerati non rappresentativi del partito. Molti adesso vogliono la testa di Basha e il ritorno dell’ex leader forte del partito Sali Berisha, in veste di garante di un processo di rinnovamento.
Un altro dato che emerge da questa tornata elettorale è la scarsa partecipazione dei cittadini albanesi. Il dato dell’affluenza è particolarmente basso, intorno al 44%. Si sono registrati alcuni incidenti a Lezha, Berat e Shkodra e tentativi di compravendita del voto, anche se meno che in elezioni passate. La campagna elettorale è stata definita una delle più tranquille nella storia del paese.
L’Albania è uno dei Paesi più poveri d’Europa, con un salario medio mensile di 340 euro. Inoltre il paese continua a registrare un’alta disoccupazione e una forte emigrazione all’estero dei suoi giovani. Tirana è candidata per l’accesso all’Unione Europea dal 2014, ma nell’ultimo report Bruxelles ha criticato il sistema giudiziario “lento e inefficiente” in cui “la corruzione resta prevalente” con poche condanne per coloro che fanno parte del crimine organizzato. La sfida per Rama è dunque difficile: ma da oggi ha dalla sua parte una maggioranza più forte per affrontare i problemi dell’Albania e proseguire sul cammino delle riforme.