DA TBILISI – Mikheil Mgaloblishvili e Giorgi Keburia, membri del duo rap georgiano “Birja Mafia”, del cui arresto avevamo scritto nei giorni scorsi, sono stati liberati dalla Corte d’appello di Tbilisi sotto il pagamento di una cauzione, rispettivamente di circa 18.500 e 7.400 euro.
I due cantanti erano stati arrestati l’8 giugno con l’accusa di essere in possesso di una quantità consistente di MDMA, e rischiano tra gli 8 e i 20 anni di detenzione. Inizialmente, la procura aveva escluso la possibilità di un’uscita su cauzione, ma ha poi cambiato la propria posizione in seguito all’intervento di diverse figure di spicco del panorama politico georgiano. In particolare, il premier Giorgi Khvirikhashvli, il ministro dell’energia (e vecchia conoscenza del calcio italiano) Kakha Kaladze si sono pronunciati in favore di un ammorbidimento della pena, mentre il rapper Bera, figlio di Bidzina Ivanishvili, miliardario e fondatore del Sogno Georgiano, l’attuale coalizione di governo, in un post su Facebook ha espresso il proprio appoggio ai due giovani cantanti.
Lo scorso 10 giugno, a Tbilisi, si è svolta una manifestazione in appoggio di Mgaloblishvili e Keburia che si è protratta diverse ore nonostante un fortissimo temporale, e la cui numerosa partecipazione ha trovato la polizia impreparata, tanto che non sono state prese misure per mettere in sicurezza la folla (in particolare, la chiusura totale del traffico sul Viale Rustaveli percorso dai manifestanti).
Proprio l’atteggiamento delle forze dell’ordine nei confronti dei due rapper è stata la causa della protesta. Secondo quanto sostenuto dai cantanti e dai loro sostenitori, le sostanze stupefacenti sarebbero state messe addosso agli artisti dagli stessi poliziotti. L’arresto sarebbe stato, quindi, una sorta di punizione nei confronti dei rapper, colpevoli di aver mostrato nel video della loro canzone “Tsl shavi zeda” un poliziotto al guinzaglio nelle vesti di un cane (nello slang georgiano, “zahli”, ovvero cane, è sinonimo di poliziotto).
Anche se la veridicità di tale ipotesi non è confermabile, l’inaudita severità della legislazione georgiana riguardo al possesso di stupefacenti crea il rischio di abusi da parte delle forze dell’ordine. Secondo uno studio del Consiglio d’Europa del 2015, le accuse collegate al possesso o all’uso di droga sono la causa della detenzione di un terzo dei prigionieri in Georgia. Inoltre, secondo alcune fonti non verificabili, vi sarebbero alcuni casi di accuse create ad hoc per liberarsi di personaggi politici scomodi al governo, sia all’epoca di Saakashvili che negli anni di governo del Sogno Georgiano.
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Immagine: Aleksej Tilman