Dalle sette di mattina dell’11 giugno si sono tenute le elezioni per l’Assemblea del Kosovo, sotto la stretta sorveglianza di numerose Ong e osservatori internazionali, che hanno visto la vittoria della coalizione guidata dall’ex generale dell’UCK Ramush Haradinaj. L’affluenza è stata di poco superiore al 41%, e le elezioni si sono svolte senza particolari problemi.
La Commissione Elettorale Centrale ha reso pubblici i risultati. Dopo il conteggio del 91% dei voti, la cosiddetta “coalizione di guerra” PAN (Partito democratico del Kosovo – PDK; Alleanza per il futuro del Kosovo – AAK; Iniziativa civica per il Kosovo – NISMA) del candidato Ramush Haradinaj ha ottenuto il 35% dei voti; Vetevendosje, il partito nazionalista che ha corso da solo, ha raggiunto il 27%, un sorprendente risultato dal momento che ha quasi raddoppiato i voti del 2014, quando si fermò al 14%; mentre la coalizione LAA (Lega democratica del Kosovo – LDK; Nuova Alleanza per il Kosovo – AKR; Alternativa) del candidato Avdullah Hoti si è fermata al 26%.
L’affluenza ha registrato alcuni picchi nelle municipalità serbe, il che ha portato a un buon risultato per Srpska Lista, partito supportato da Belgrado che ha raggiunto quasi il 6% dei voti e quasi sicuramente gli consentirà di occupare i dieci seggi destinati ai parlamentari serbi.
A fine giornata elettorale, sia la coalizione di Haradinaj che Vetevendosje hanno annunciato la vittoria del proprio partito, organizzando festeggiamenti in due piazze di Pristina distanti circa 500 metri: il PDK ha annunciato i festeggiamenti a piazza Skanderberg mentre Vetevendosje a piazza Zahir Pajaziti
Tante le istituzioni che alla vigilia del voto avevano invitato i cittadini kosovari a votare e anche gli inviti a segnalare sospette irregolarità: dalla mattina, peraltro, era trapelata la notizia che il PDK, l’AAK e Nisma avessero pianificato l’infiltrazione di migliaia di iscritti nelle file del personale delle Ong preposte al controllo delle regolarità elettorali. Ovviamente questo sospetto andrà verificato e dovrà esserne provata la irregolarità.
I primi exit poll dell’agenzia Klan Kosova per queste elezioni a chiusura dei seggi avevano confermato il primato della coalizione PAN con il 40% dei voti; mentre Vetevendosje si aggiudicava il 30% e la coalizione LAA come terza forza con il 27%.
Nonostante fossero solo proiezioni le reazioni del mondo politico kosovaro non si sono fatte attendere. Il leader di LDK, Isa Mustafa, probabilmente intuendo la debacle del suo partito, ha dichiarato che gli exit poll valessero poco al fine di assegnare i seggi in Assemblea. Più euforiche le reazioni di Haradinaj, il quale ha ringraziato gli elettori della fiducia concessa.
Uno dei risultati più importanti è sicuramente quello raggiunto da Vetevendosje che, considerato che non partecipava a nessuna coalizione, rappresenta il partito che da solo ha ottenuto più voti.
Il Kosovo si avvia a formare una nuova assemblea in cui la prima forza politica è una “coalizione di guerra” guidata dall’ex generale Haradinaj, da poco rilasciato da una corte francese dopo richiesta di estradizione da parte della Serbia, mentre la seconda forza Vetevendosje è un partito nazionalista che negli ultimi mesi si è contraddistinto per l’ostruzione alla creazione della Comunità di Municipalità Serbe nel nord del paese. Il tutto in un momento molto delicato per il futuro del paese: in cima all’agenda politica ci sono infatti la demarcazione del confine col Montenegro, il processo di normalizzazione dei rapporti con Belgrado, nonché l’istituzione della corte per i crimini commessi durante la guerra.