Dopo la morte di Denis Voronenkov, ex membro del Parlamento russo e oppositore di Putin, a Kiev si torna a sparare. A rimanere ferito con un colpo di pistola è Adam Osmayev, divenuto famoso come comandante del battaglione ceceno Džokhar Dudaev (in onore del primo presidente Ceceno) che combatte al fianco delle forze armate ucraine in Donbass. Durante il tentato omicidio anche il killer è rimasto gravemente ferito.
Il passato
Quella di Osmayev è una storia particolare. Nato a Grozny nel 1981 fa parte di una prestigiosa famiglia cecena. Il padre Aslambek era un uomo d’affari nel settore petrolifero, mentre lo zio, Amin, fu prima deputato del Consiglio supremo della Cecenia e poi, tra il 1996 e il 1998, guidò la Camera dei rappresentanti dell’assemblea nazionale della Repubblica. Sono anni bui per la Cecenia, quelli della guerra, e la Camera dei rappresentanti era un organismo fedele a Mosca. Adam Osmayev cresce tra Grozny e Mosca e alla fine degli anni ’90 frequenta, senza terminare gli studi, l’Università di Buckingham.
Il suo nome diventa famoso nel 2007, quando viene detenuto dai Servizi di Sicurezza russi con l’accusa di organizzare un attentato al leader ceceno Ramzan Kadyrov, appena diventato Presidente della repubblica caucasica. L’unico rilasciato dei quattro detenuti, Osmayev viene arrestato ancora nel 2012, questa volta ad Odessa, in seguito ad un esplosione in un appartamento. Questa volta viene accusato di far parte di un gruppo che pianificava un attentato a Vladimir Putin. Osmayev ha sempre negato il suo coinvolgimento.
La nuova vita da combattente
Rimane in prigione fino al 2014, quando viene rilasciato dopo il cambio regime a Kiev avvenuto in seguito al EuroMaidan. Con l’inizio del conflitto in Donbass entra a far parte del battaglione Džokhar Dudaev formato da ceceni fuoriusciti dalla repubblica in opposizione al potere di Kadyrov. Diventa famoso anche grazie alla moglie, Amina Okueva, anche lei di origine cecena e combattente nello stesso battaglione, alla quale nel corso degli anni la stampa ucraina ed internazionale ha dedicato numerosi servizi. Quella di Amina e Adam è una storia da copertina. Lui accusato di aver pianificato un attentato ai danni di Putin, lei donna cecena che combatte per la libertà ucraina e candidata nel distretto di Odessa alle elezioni del 2014. Ora anche questa copertina rischia di sbiadire. Secondo alcune fonti, infatti, Amina in verità sarebbe nata in una famiglia benestante di Odessa e non avrebbe alcun legame con la Cecenia se non due precedenti matrimoni con cittadini della repubblica caucasica.
Il tentato omicidio
Ma questa non è l’unica stranezza di questa storia. Il killer, ferito con tre colpi di pistola dalla stessa Amina, sarebbe entrato in contatto con la copia presentandosi come un giornalista di Le Monde. Come nel caso dell’omicidio di Voronenkov, inoltre, il killer aveva con se un passaporto ucraino, altro fattore inusuale nel caso di omicidi pianificati. Ritenuto un documento falso dagli investigatori, secondo alcune fonti la foto corrisponderebbe però ad un famoso criminale di San Pietroburgo di origine cecene. Quest’ultimo sarebbe anche responsabile dell’omicidio dell’ex guardia del corpo di Kadyrov, fuggito a Vienna nel 2009 dopo aver accusato il leader ceceno di praticare torture nei confronti degli oppositori.
Anche se i rappresentanti del Ministero degli Interni hanno, come di consueto, attribuito subito la responsabilità ai servizi segreti russi, la verità, come negli altri casi di omicidi famosi – non ultimo quello del giornalista Pavel Sheremet – sembra ben più complessa. Il passato di Osmayev, la vera identità della moglie e del killer, i loro legami con gli oppositori al regime di Kadyrov e la rivalità tra i ceceni che combattono negli opposti schieramenti del conflitto nel Donbass potrebbero essere, forse, importanti piste da seguire. Sempre se le autorità ucraine abbiano davvero il desiderio di guardare oltre la longa manus del Cremlino.
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Foto:Interfax