La Macedonia ha ufficialmente un nuovo governo. Mercoledì 31 maggio il parlamento ha votato la fiducia al nuovo esecutivo e il giorno dopo Zoran Zaev è divenuto primo ministro. Dopo undici anni di governo conservatore, guidato dal leader della VMRO-DPMNE Nikola Gruevski, tornano alla guida del paese i socialdemocratici (SDSM), in alleanza con due partiti della minoranza albanese. Soprattutto, dopo più di due anni di crisi politica e cinque mesi e mezzo di stallo seguito alle elezioni di dicembre, la Macedonia volta pagina.
La fiducia
Nella tarda serata del 31 maggio, il nuovo governo ha ottenuto il sostegno di 62 deputati sui 120 totali. I voti di fiducia sono arrivati dalla SDSM (49 deputati), dall’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI) (10 deputati) e dall’Alleanza per gli Albanesi (3 deputati). Resta invece all’opposizione l’altro partito albanese, il movimento Besa, che inizialmente sembrava dover far parte del governo Zaev. Le posizioni troppo nazionaliste e il rapporto conflittuale con la DUI hanno fatto saltare l’intesa, ma non è escluso un sostegno all’esecutivo su specifiche materie. Torna all’opposizione dopo undici anni la VMRO-DPMNE, che con i suoi 51 deputati promette una dura contestazione al governo.
I ministri
La nuova compagine governativa si compone di 25 ministri. I socialdemocratici potranno contare su 17 ministeri, tra cui i cruciali Esteri, Interni, Difesa e Lavoro. Zaev ha optato per diversi esperti esterni al partito, dando un segnale di rinnovamento. Tra le scelte più positive vi è quella al ministero degli Esteri di Nikola Dimitrov, 45 anni, con una lunga esperienza nel settore diplomatico e dei diritti umani. Significativa anche la nomina della vice-presidente del partito, Radmila Shekerinska, esperta di integrazione europea, al ministero della Difesa. I due avranno il delicato compito di riaprire il processo di adesione della Macedonia all’Unione europea e alla NATO, di risolvere la questione del nome con la Grecia, e di ricostruire i rapporti con la comunità internazionale e con i paesi della regione.
Maggiori perplessità sono emerse per quanto riguarda i sei ministri nominati dalla DUI, partito che era stato al governo anche con Gruevski. Il metodo di scelta è sembrato legato più alle tradizionali dinamiche interne al partito che a basi meritocratiche. Ha inoltre generato la reazione dei nazionalisti macedoni, nonché di diversi esperti in Serbia, la nomina di due ex-combattenti dell’UÇK macedone protagonisti del conflitto del 2001. Si tratta di Hazbi Lika, neo vice-primo ministro, e Sadullah Duraku, nuovo ministro all’Ambiente.
Gli obiettivi di Zaev
Le sfide che attendono il nuovo governo sono state illustrate dallo stesso Zaev di fronte al parlamento di Skopje. Tre gli obiettivi chiave presentati: crescita economica, rafforzamento della giustizia, integrazione europea ed atlantica. Tra i primi provvedimenti vi sono l’innalzamento del salario minimo e la creazione di una sezione della corte speciale dedicata esclusivamente ai casi legati allo scandalo intercettazioni. E’ atteso anche un intervento del nuovo ministro della Cultura per bloccare il faraonico progetto di ristrutturazione del centro della capitale, Skopje 2014, voluto da Gruevski. I due partner minori della coalizione, inoltre, richiedono interventi a favore della comunità albanese, soprattutto in tema linguistico.
E Gruevski?
Proprio quest’ultimo aspetto sarà particolarmente delicato. La VMRO è pronta a dare battaglia contro eccessive aperture agli albanesi, sfruttando la tematica nazionalista cara al proprio elettorato. Già le elezioni locali del prossimo autunno saranno il primo banco di prova per Zaev, ma anche un test per capire lo stato di salute dell’opposizione. Se Gruevski è finito politicamente è ancora presto per dirlo, alla luce del sostegno ci cui ancora gode, della rete di potere che ha costruito, delle sue doti politiche. Molto dipenderà dal nuovo governo: se sarà in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini macedoni, il paese avrà veramente voltato pagina.