UCRAINA: Accordi di Associazione, arriva il “sì” dell’Olanda

Dopo più di tre anni dal voltafaccia di Yanukovich che aveva acceso la miccia delle proteste di EuroMaidan, i famosi Accordi di Associazione tra UE ed Ucraina sono finalmente vicini alla ratifica finale da parte di tutti i membri dell’Unione. Nonostante i risultati del referendum che avevano evidenziato l’opposizione di una fetta della popolazione, ora anche l’Olanda ha ufficialmente approvato la ratifica. Manca la firma del re Guglielmo Alessandro, ma si dovrebbe trattare di una semplice formalità.

Segnale per l’Europa

Come dicevamo, a bloccare la ratifica degli Accordi tra UE e Ucraina è stato il referendum olandese dell’aprile 2016 che non solo aveva messo in discussione l’orientamento europeo di Kiev, ma aggiunto qualche grattacapo a Bruxelles. Nonostante un’affluenza bassa (32%), il 61% dei votanti si era opposto agli accordi con l’Ucraina, spaventati dalle questioni cavalcate dalle forze ‘anti-europeiste’ e in parte dalla propaganda russa. Il referendum, va detto, aveva un carattere consultivo, ma considerato il vento avverso che soffia in numerose capitali del vecchio continente, ci è voluto più di un anno di trattative politiche per superare l’impasse. In una prospettiva più ampia, il voto finale del Senato olandese che ha approvato gli Accordi di Associazione lo scorso 30 maggio (preceduto a marzo da quello della Camera bassa) rappresenta un nuovo, piccolo, segnale positivo per l’Unione, permettendo di superare una crisi che aveva come punto focale non tanto l’Ucraina, quanto l’Europa stessa.

Un precedente pericoloso

Il referendum olandese, infatti, è stata la prima consultazione popolare di uno degli stati membri a mettere in discussione l’autorità dell’Unione nel siglare trattati internazionali. Un precedente pericoloso.

Qualche mese dopo, ad esempio, anche l’Accordo Economico e Commerciale Globale (CETA) tra UE e Canada è stato messo in discussione dal parlamento della Vallonia, in Belgio, rischiando di innescare una spirale piuttosto pericolosa per Bruxelles. La crisi fu poi risolta tramite un compromesso tra il governo e il parlamento locale.

Ma a favorire il dietrofront sugli Accordi di Associazione sono state le recenti elezioni in Olanda. La vittoria del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia guidato dal premier Mark Rutte e il discreto risultato delle forze di centro-sinistra (come i Verdi, Democrats 66 e il Partito Socialista), pur lasciando un quadro politico frammentato, ha avuto l’effetto di minimizzare la sconfitta dei Laboristi e mitigare le paure di Bruxelles per una possibile vittoria dell’anti-europeista Geert Wilders (Partito per la Libertà).

Ora tocca a Kiev

Le trattative, però, non sono state così semplici. Anche se da un punto di vista formale gli Accordi di Associazione non hanno subìto modifiche, il governo olandese ha insistito per l’inserimento di alcune note. Si tratta di una serie di ‘precisazioni’ che hanno il compito di sottolineare che gli Accordi di Associazione non garantiscono all’Ucraina una futura adesione all’UE; non contengono disposizioni in materia di libera circolazione della forza lavoro e di difesa comune; e non assicurano a Kiev l’accesso ai fondi strutturali europei. Tutte cose, a ben vedere, che gli Accordi non avevano il compito di garantire.

Ora che la ratifica finale sembra una formalità, la palla passa a Kiev. Gli Accordi, infatti, sono entrati provvisoriamente in vigore già nel gennaio 2016 imponendo all’Ucraina il difficile percorso di adeguamento alle normative europee in materia economica, politica e giudiziaria. A smorzare l’entusiasmo per il voto in Olanda è stata il vice-primo ministro Ivanna Klympush-Tsintsadze, che in un recente resoconto ha sottolineato come il governo sia in netto ritardo nell’implementazione del piano di riforme imposto dagli Accordi. La vittoria politica non può bastare per molto, ora a Kiev serve un chiaro impegno nella sfera delle riforme.

Foto: AFP

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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