UNGHERIA: Hungarikum, l’etichetta di autenticità magiara

Articolo di Claudia Patricolo di Ungheria News

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Quali sono le prime parole che vengono in mente da associare alla nazione magiara? La vista di quali prodotti tipici ci richiama subito in mente questo Paese? Se fossimo in un supermercato italiano ci verrebbe immediatamente da pensare al salame ungherese, quasi sempre vicino di scaffale del salame Milano. I più assidui frequentatori di bar risponderebbero “la Pálinka“, la tipica grappa fruttata ungherese dall’alta gradazione alcolica. Oppure gli amanti del calcio, nominerebbero con nostalgia l’attaccante prestato al Real Madrid, Ferenc Puskás. Ma l’Ungheria è molto più di questo.

Nel 2012 è nato, infatti, il concetto di hungarikum, frutto di un’iniziativa legislativa che ha visto d’accordo tutti i partiti politici, uniti nel voler preservare l’identità e le tradizioni ungheresi attraverso il tempo. Un prodotto che può vantare lo status di hungarikum è un qualcosa dal valore unico, emblema dello Stato per le sue peculiari caratteristiche.

Ma la strada per essere elevati al rango di hungarikum è veramente lunga. Al momento, sono circa 60 i “prodotti” facenti parte di questa categoria, anche se parlare di prodotti sarebbe riduttivo dal momento che non tutti sono propriamente degli oggetti. Troviamo infatti 8 diverse categorie: cibo e prodotti agricoli, stile di vita sano, industria e artigianato, patrimonio culturale, sport, turismo, paesaggi naturalistici ed edifici architettonici. La categoria del patrimonio culturale è attualmente quella più ampia, dal momento che numerosi siti erano già parte del patrimonio dell’umanità dell’Unesco, ed è perciò stato automatico includerli nella lista degli hungarikum. Altre categorie invece risultano più povere, ma ogni anno giungono richieste da ogni parte del Paese, con la speranza di arricchire ancora di più quest’elenco.

Fra gli hungarikum più famosi, e più importanti anche a livello nazionale, troviamo (oltre a quelli sopra menzionati): la famosa Paprika magiara,  i vini della regione del Tokaj, le salsicce di Gyula, la paprika,  la cipolla rossa di Makò, l’Unicum, il Fröccs (lo spritz ungherese composto da vino e soda), il Kürtőskalács (il famoso dolce natalizio cotto allo spiedo e conosciuto in Italia come ‘torta a camino’ per la sua forma). Ma non si tratta solo di cibo. Vantano il marchio hungarikum anche il lago Hévíz, le porcellane di Zsolnay, la festa tradizionale di addio all’inverno (Mohácsi Busó járás) e il parco Nazionale dell’Hortobágy.

Ma come fa un prodotto a diventare hungarikum? La proposta parte dal basso: i singoli comuni, villaggi o città possono inoltrare ogni anno delle richieste per far elevare nuovi prodotti al rango di hungarikum; ogni anno vengono presentate centinaia di richieste, ma solo poche decine raggiungono lo step successivo, ossia l’iscrizione nei registri regionali. A questo punto l’ultima parola spetta ad una commissione creata ad hoc e presieduta dal Ministro dell’Agricoltura: se il prodotto in questione ha un valore particolare in un campo specifico, oppure se rappresenta quel collante e quell’identificazione per tutti gli ungheresi residenti all’estero, viene finalmente data l’approvazione. La commissione è parte dell’Associazione dei Valori Nazionali Ungheresi (MNHSZ), 20 enti che si sono riuniti con lo scopo di dar valore alla nazione conferendo a nuovi prodotti lo status di hungarikum. Il 2017 ha già visto un accrescimento della lista con due nuove aggiunte annunciate lo scorso mese: l’Egri Bikavér, il vino rosso prodotto nella città di Eger e la zuppa di pesce della regione del Tisza.

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