Martedì 2 maggio, il primo ministro ceco Bohuslav Sobotka aveva annunciato le dimissioni del suo governo in seguito alla mancanza di chiarimenti del ministro delle finanze Andrej Babiš circa le sue transazioni finanziarie sospette. Dopo settimane di contrattazione, il premier ha ottenuto la rimozione di Babiš da parte del presidente della repubblica.
La crisi di governo
Il governo è nato nel 2014 come una coalizione tra i social-democratici di CSSD, il partito di centro ANO, e i cristiano-democratici di KDU-CSL. Babiš, fondatore di ANO e uomo d’affari, nei mesi scorsi è stato accusato di conflitto d’interessi ed evasione fiscale. Il ministero delle finanze che presiede avrebbe dovuto investigare gli acquisti di bond non tassati della compagnia Agrofert nel 2013, ma alla richiesta di chiarimenti è seguita una lettera in cui Babiš dichiara la regolarità delle transazioni. Il primo ministro Sobotka ha espresso rammarico dichiarando che la lettera: “Non aggiunge nuovi fatti. Il ministro ha fallito nel chiarire i dubbi.”
In queste circostanze, Sobotka ha annunciato di voler presentare le dimissioni del governo, ipotesi poi smentita nel corso dei colloqui con il proprio partito. Ciò di cui il premier è andato in cerca in queste settimane è l’opzione che potesse danneggiarlo meno in vista delle elezioni che si terranno il 20 e 21 ottobre, quando CSSD e ANO competeranno per la maggioranza relativa. Sobotka ha quindi deciso di rifarsi alla prerogativa costituzionale di chiedere al presidente della repubblica di dimettere il ministro.
Nonostante in Repubblica Ceca il presidente della repubblica sia una figura di garanzia costituzionale ai margini del dibattito politico, Miloš Zeman ha dimostrato in più occasioni di non essere al di sopra delle parti. In questo caso non ha immediatamente aderito alla proposta del premier, ma ha preso tempo ventilando la proposta di un nuovo governo senza Babiš né Sobotka. Solo dopo la protesta di migliaia di persone in diverse città ceche, una manifestazione di fronte al palazzo presidenziale e la minaccia di una causa costituzionale da parte del senato, Zeman ha deciso di rimuovere Babiš.
Andrej Babiš e ANO
Andrej Babiš, al centro della cronaca politica per settimane, è stato soprannominato il Trump boemo. Imprenditore di successo, Babiš è uno degli uomini più ricchi della Repubblica Ceca e proprietario di un’azienda agro-alimentare che dà lavoro a 30.000 persone. Nel 2012 ha fondato ANO, ovvero “azione per i cittadini insoddisfatti”, ottenendo il 18,7% delle preferenze e classificandosi come secondo partito ceco dopo i social-democratici di Subotka.
Nominato ministro delle finanze, Babiš si è fatto forte dei risultati della solida economia ceca che ha uno dei più bassi tassi di disoccupazione di tutta l’Unione Europea. Ad aprile i sondaggi sulle intenzioni di voto degli elettori davano ANO al 28%, primo partito del paese, ma a seguito dello scandalo che ha coinvolto il leader le percentuali si sono ridimensionate.
La fine della crisi
Dopo contrattazioni tra Sobotka e Babiš, si è giunti alla conclusione che ANO deciderà chi dovrà sostituire il proprio leader come ministro delle finanze. Il primo candidato proposto, ovvero il vice-ministro delle finanze Alena Schillerová, è stata rifiutata da Sobotka, perché ritenuta complice delle lentezze riguardanti l’investigazione sugli acquisti Agrofert. Tuttavia, CSSD e ANO hanno raggiunto l’intesa sulla figura del giurista Ivan Pilny. Il presidente della repubblica Zeman ha annunciato che la sostituzione del ministro delle finanze avverrà nel corso della prossima settimana.