Si aspettano importanti novità dal vertice annuale del processo di Berlino, che si terrà quest’anno sotto presidenza italiana il 12 luglio a Trieste. L’iniziativa, avviata nel 2014 dalla cancelliera Merkel per rilanciare l’integrazione europea dei Balcani occidentali, era passata un po’ in sordina l’anno scorso a Parigi, anche causa Brexit.
Il processo di Berlino …
All’iniziativa partecipano i sei paesi balcanici extra-UE: Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia; più Austria, Francia, Germania e Italia; nonché Commissione Europea, Croazia e Slovenia. Gli obbiettivi sono la risoluzione delle dispute bilaterali, l’incremento della cooperazione regionale e lo sviluppo economico e infrastrutturale.
L’iniziativa è stata spesso criticata per la mancanza di successi concreti: dei 13 progetti di sviluppo infrastrutturale concordati solo 2 hanno già iniziato i lavori. Mentre l’Ufficio per la Cooperazione Giovanile Regionale (RYCO) è ancora in corso di avviamento, il segretario-generale dell’organizzazione Đuro Blanuša (nominato ad aprile 2017) spera di ricevere i primi finanziamenti al summit di Trieste così da avviare i programmi di mobilità tra le scuole della regione. Ciononostante, il processo di Berlino continua a radunare regolarmente i governi e la società civile dell’area balcanica, nonché i maggiori attori europei.
…verso il summit di Trieste
L’obiettivo principale del summit di Trieste sarà l’adozione di un piano d’azione per la creazione di un’area economica comune dei Balcani occidentali, come segnale positivo verso l’integrazione europea dei paesi della regione. Gli sponsor europei e i paesi dell’area ritengono che una maggiore integrazione economica della regione favorirebbe le comunicazioni trans-frontaliere, l’appetibilità per gli investimenti esteri e lo sviluppo economico, accrescendo di riflesso l’interesse dei membri UE per l’integrazione dei Balcani occidentali. L’impegno per l’abbattimento delle barriere tariffarie e non nell’area, in realtà, era stato già preso lo scorso dicembre nell’ambito del CEFTA, l’accordo centroeuropeo di libero scambio di cui fanno già parte i 6 paesi balcanici extra-UE e la Moldavia.
I sei paesi dell’area hanno quindi proposto ufficialmente la creazione di un mercato comune al mini-summit di Sarajevo del 16 marzo. Mentre l’11 maggio, sempre a Sarajevo presso il Consiglio di Cooperazione Regionale (RCC) hanno cominciato a discutere delle aree economiche da integrare, così da presentarsi a Trieste con un progetto condiviso. L’iniziale ambizioso progetto di unione doganale lanciata dalla Serbia, per la quale sarebbe stato necessario prevedere tariffe e controlli comuni, è stato presto abbandonato in favore di un’area di integrazione economica. Finora, l’interscambio tra i paesi dei Balcani rimane alquanto limitato e di norma essi competono tra loro nelle esportazioni verso i partner europei. Una maggiore integrazione tra i paesi della regione permetterebbe una prima specializzazione, economie di scala e una maggiore competitività delle aziende della regione per poi essere, in futuro, in grado di competere sul mercato unico europeo.
L’Italia, in competizione serrata con la Germania per il ruolo di maggior partner economico della regione, pare determinata a fare del summit di Trieste un successo diplomatico. Michele Giacomelli – inviato speciale della Farnesina per il processo di Berlino – si riferisce all’iniziativa come “processo dei Balcani occidentali” “per restituire alla regione la titolarità del processo” e sottrarla a Berlino e Londra, che vorrebbe ospitare il vertice 2018 in piena Brexit. Al convegno che si è tenuto a Roma in preparazione del summit di Trieste, il sottosegretario agli Affari Esteri Vincenzo Amendola ha ribadito che l’Italia intende “rilanciare l’allargamento per rilanciare l’Europa” e che “allargare l’UE ai Balcani occidentali significa allargare le ambizioni geopolitiche dell’UE”. A dispetto dell’interesse economico e della prossimità geografico-culturale, l’Italia si è più volte distinta in passato per il carattere prevalentemente retorico del suo sostegno all’integrazione dei Balcani. Trieste potrebbe essere la volta buona per dimostrare che Roma fa sul serio nel suo sostegno all’integrazione europea dei Balcani occidentali.
Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e PECOB, Università di Bologna.