La nota giornalista kosovara Arbana Xharra, ex-direttrice del quotidiano Zeri, è stata aggredita venerdì sera a Pristina da un gruppo di persone non identificate, mentre rientrava a casa dopo un viaggio a Tirana. Xharra è stata ricoverata in ospedale con diverse contusioni, ma le sue condizioni ora sono stabili. La solidarietà non è mancata. Messaggi forti di denuncia dell’aggressione sono arrivati dalle massime cariche kosovare e dalla comunità internazionale presente nel paese, ma anche da molti cittadini sulle reti sociali.
Come spesso accade, la violenza fisica era stata preceduta da quella psicologica. Da mesi la Xharra subiva minacce di morte per i suoi articoli di denuncia contro la corruzione, la criminalità organizzata e il crescente estremismo islamico nel paese. Proprio per le sue inchieste su questi temi, nel 2015 aveva ricevuto dal dipartimento di Stato americano il Premio internazionale per le donne di coraggio.
L’ultima minaccia era stata in aprile, quando una croce in vernice rosso sangue era stata dipinta accanto all’appartamento dove vive con il marito e il figlio.
Negli ultimi giorni le intimidazioni erano diventate più forti a seguito dell’adesione della Xharra al Partito Democratico del Kosovo (PDK), il principale partito del paese, fondato dall’attuale presidente della Repubblica Hashim Thaçi.
La Xharra è considerata una giornalista scomoda per molti. Lo è sicuramente per gli estremisti islamici, dato che ha scritto diversi reportage in cui descrive le storie di jihadisti del Kosovo andati in Siria e di donne reclutate e poi ritornate in patria una volta che i loro mariti erano stati uccisi.
Ha inoltre scritto contro l’ex premier dell’Albania Sali Berisha, accusandolo di aver bloccato la linea di interconnessione energetica tra l’Albania e il Kosovo, favorendo un’azienda serba. Berisha ha controbattuto accusandola di essere una giornalista pagata dal magnate ungherese George Soros.
Ultimamente la Xharra aveva pubblicato un’inchiesta sul movimento albanese filo-islamista “Besa” in Macedonia, pubblicando documenti che accertavano finanziamenti dalla Turchia e dal Qatar. Molti militanti del movimento le hanno rivolto sulle reti sociali non soltanto offese, ma anche chiare minacce di morte.
L’aggressione ad Arbana Xharra è il caso più eclatante di un problema non nuovo in Kosovo. Secondo dati resi pubblici dall’Associazione dei giornalisti del Kosovo, nel 2015 sono stati riportati 15 casi di minacce, assalti, intimidazioni, danneggiamenti di proprietà e persino attacchi armati ai danni di giornalisti. Anche nel 2016 sono stati rilevati 16 casi e già agli inizi del 2017 si sono verificate minacce e danneggiamenti delle proprietà di alcuni giornalisti. Secondo la classifica di Reporters sans Frontières sulla libertà di stampa, il Kosovo occupa la 82esima posizione su 180 paesi.
Foto: Arbana Xharra, Facebook