ARMENIA: La morte del “portatore di pane” genera proteste nella capitale

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Le scorse settimane a Yerevan, capitale dell’Armenia, sono scoppiate manifestazioni di protesta in seguito alla morte di Artur Sargsyan, venuto a mancare mentre da ormai 25 giorni stava portando avanti uno sciopero della fame. Sargsyan era stato accusato dalle autorità di essere complice dei “Ribelli di Sasun”, un gruppo armato formato da veterani della guerra del Karabakh che nel luglio 2016 prese d’assalto una stazione di polizia a Yerevan, prendendo degli ostaggi. Nel corso della crisi che si venne a creare persero la vita due agenti di polizia.

Secondo Caucasian Knot, Sargsyan, soprannominato “il portatore di pane”, fu accusato di aver sfondato il cordone di agenti schierato a difesa della stazione di polizia per consegnare rifornimenti ai sequestratori. Per Radio Free Europe (RFE/RL), l’uomo sarebbe stato accusato di aver consegnato delle provviste a “uomini armati appartenenti a un gruppo radicale dell’opposizione” nel corso delle due settimane di stallo con le forze dell’ordine. Dopo questo fatto, rimase all’interno dell’edificio con i sequestratori fino al 31 luglio.

Il 9 febbraio 2017 Sargsyan è stato imprigionato, dopodiché ha iniziato uno sciopero della fame rifiutando ogni cura medica. Come risultato, le sue condizioni fisiche hanno iniziato a deteriorarsi gradualmente. Il 6 marzo la Procura ha rilasciato l’uomo, cedendo alle pressioni dell’opinione pubblica, nonché di alcuni membri del parlamento. Lo stesso giorno è stato messo in terapia intensiva, dove è morto lo scorso 16 marzo.

Il 17 marzo il primo ministro Karen Karapetyan, affermando di provare un “forte dolore” per l’incidente, ha annunciato di avere avviato delle indagini. Nel frattempo nelle strade di Yerevan sono impazzate le proteste. Lo stesso giorno nella capitale un gruppo di manifestanti si è messo in marcia da Piazza della Libertà al palazzo del governo in memoria del “portatore di pane”. I partecipanti hanno esibito bandiere armene e foto di Sargsyan, cantando lo slogan “Artur, Artur!”

Secondo RFE/RL, alcuni manifestanti avrebbero scandito slogan di accusa nei confronti del presidente armeno Serzh Sargsyan, ritenuto responsabile della morte di Artur Sargsyan, mentre altri avrebbero chiesto le dimissioni dei ministri della Giustizia e della Salute.

Inoltre, durante la marcia, circa 2000 manifestanti hanno firmato una petizione chiedendo alle autorità di seppellire Sargsyan presso il Pantheon di Yerablur. Yerablur è un cimitero militare situato sulla cima di una collina alla periferia della capitale. A partire dal 1988 Yerablur è il luogo di sepoltura dei soldati armeni che hanno perso la vita nel conflitto del Nagorno-Karabakh.

Secondo quanto riferito da Caucasian Knot, nessun membro del governo avrebbe affrontato i manifestanti. Gli attivisti avrebbero tentato più volte di bloccare il traffico in Piazza della Repubblica, ma la polizia avrebbe usato la forza per sgomberare la zona. Le azioni della polizia sono state coordinate dal vice capo del dipartimento di polizia di Yerevan, Valeri Osipyan, che avrebbe ordinato di non fare arresti tra i manifestanti.

I funerali di Sargsyan si sono tenuti il 22 marzo, non a Yerablur ma al cimitero Shahumyan.

Queste proteste sono arrivate in vista delle elezioni parlamentari in Armenia del prossimo 2 aprile. Attualmente circa 10 attivisti stanno continuando a manifestare nella capitale attraverso dei sit-in, chiedendo le dimissioni del ministro della Giustizia.

Foto: hetq.am

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