Un viaggio lungo cento anni, percorso seguendo due itinerari diversi. Uno partendo da Belgrado, l’altro da Vienna. La tappa è Sarajevo, dove il 28 giugno 2014 la pistola di Gavrilo Princip uccide l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico, e la moglie Sofia, duchessa di Hohenberg. I colpi sparati dallo studente serbo di Bosnia costituirono il pretesto per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Un casus belli che i due storici Eric Gabetti e Simone Malavolti hanno riprodotto partendo dalle origini dei protagonisti. Un’avventura da cui nascono un film autoprodotto e autofinanziato: “Sarajevo Rewind 2014>1914”, e l’omonimo libro, pubblicato da Miraggi Edizioni. Un roadmovie storico – come lo definiscono gli autori – in cui Eric e Simone vestono rispettivamente i panni di Franz Ferdinand e Gavrilo, per analizzare dal punto di vista geografico e sociologico l’episodio che accese la miccia del conflitto mondiale.
I due viaggi. Gavrilo Princip (originario di Gornji Obljaj, piccolo paese situato nella Bosnia Erzegovina occidentale) parte da Belgrado nel maggio del 1914 insieme a Nedeljko Čabrinović e Trifko Grabez. I tre irredentisti appartenenti all’organizzazione “Mlada Bosna” (Giovane Bosnia) raggiungono la città di Sebac navigando con un battello a vapore sulla Sava. Da lì proseguono in treno per Loznica, dove si fermano lungo la Drina, il fiume che allora segnava il confine tra la Serbia e l’Impero Austro-Ungarico, ripartendo poi per Tuzla e infine Sarajevo. L’ultimo viaggio di Franz Ferdinad comincia invece da Vienna. L’erede al trono asburgico si reca a Sarajevo in qualità di ispettore generale delle forze armate. Partendo dalla capitale dell’Impero raggiunge in treno Trieste, proseguendo per Metkovic, città di frontiera croata, poi Mostar e infine l’alloggio a Ilidža, prima di giungere a Sarajevo.
Un eroe, ma per chi? Gavrilo Princip è un personaggio conteso nella Bosnia del 2014. Una figura che continua a far discutere chi considera il suo gesto come quello di un rivoluzionario scellerato, contro chi ne ha fatto una sorta di eroe nazionale. Non è un caso che in occasione del centenario dell’attentato sia stata inaugurata una statua alla memoria di Gavrilo Princip nella zona est di Sarajevo. Nei quartieri orientali della città che ricadono sotto l’amministrazione della Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia Erzegovina, il suo mito è vivo più che mai. Qui Gavrilo viene considerato eroe dell’unità jugoslava e nazionalista serbo.
Memoria attuale. La “Giovane Bosnia” si ispirava all’esperienza italiana della Carboneria risorgimentale, e la Serbia all’epoca veniva definita come il “Piemonte dei Balcani”: il fulcro dell’identità nazionale, il riferimento a cui tendevano coloro che sognavano uno stato per tutti i popoli jugoslavi. Gavrilo ha raggiunto Belgrado proprio per questa sua ambizione politica e culturale. Ma oggi la sua memoria non è confinata negli ambienti accademici. Dell’irredentista che ha cambiato il corso della storia si continua a discutere nei bar di Sarajevo, a dimostrazione di come la sua figura sia entrata nella cultura popolare. Nel 2014 Gavrilo non è tanto una nozione da libri di storia, ma piuttosto un personaggio da raffigurar in un murales o da usare come immagine profilo.