Lo scorso 12 marzo si sono svolte in Abkhazia le elezioni parlamentari. I cittadini della piccola repubblica de facto indipendente, rivendicata dalla Georgia e parzialmente riconosciuta a livello internazionale, si sono recati alle urne per rinnovare i 35 membri dell’Assemblea Popolare, il parlamento locale, per la quinta volta in seguito alla guerra che negli anni Novanta insanguinò il paese.
Alle elezioni si sono presentati in totale 137 candidati, di cui 113 indipendenti e 24 appartenenti a partiti politici, come Ainar (8 candidati), Amtsakhara (7), il Forum per l’Unità nazionale abkhaza (6) e il Fronte Popolare abkhazo per la Giustizia e lo Sviluppo (3). Tra i candidati spiccava il nome di Aleksandr Ankvab, presidente del paese dal 2011 al 2014, costretto successivamente a lasciare l’incarico in seguito ai tumulti del maggio di tre anni fa, quando l’attuale presidente Raul Khadzhimba, allora a capo dell’opposizione, guidò una nutrita folla di manifestanti alla presa del palazzo presidenziale.
Per ottenere un mandato in parlamento, della durata di 5 anni, ogni candidato aveva bisogno di ottenere almeno il 50% dei voti nel proprio distretto elettorale. Solo 12 candidati sono riusciti a compiere l’impresa già al primo turno, tra di essi l’ex primo ministro Leonid Lakerbaya e appunto Aleksandr Ankvab; mentre per conoscere i nomi dei restanti 23 parlamentari sarà necessario aspettare il secondo turno. Delle circa 131.000 persone autorizzate a votare, poco più della metà si è recata alle urne, per un’affluenza attestatasi intorno al 56%.
Tra tutti e 35 i distretti elettorali del piccolo paese caucasico, quello che ha registrato l’affluenza maggiore è stato il distretto di Gali, situato al confine con la Georgia, dove però solo lo 0,5% della popolazione (603 persone su un totale di 30.247) era stata autorizzata a partecipare al voto. La popolazione di Gali è infatti costituita quasi esclusivamente da georgiani (mingreli), e molti di essi, seppur precedentemente in possesso di passaporti abkhazi, hanno subito nell’agosto 2014 la revoca della loro cittadinanza, condizione necessaria per partecipare alle elezioni.
Per monitorare le elezioni parlamentari si sono recati in Abkhazia 39 osservatori internazionali, provenienti dalla Russia e da repubbliche de facto come l’Ossezia del Sud, il Nagorno-Karabakh, la Transnistria e le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, tutti paesi che riconoscono o che comunque intrattengono buoni rapporti con Sukhumi. Le elezioni sono state criticate e definite illegali dal Ministero degli Esteri della Georgia, che ha affermato di non riconoscere alcun voto organizzato nei territori occupati. Per Tbilisi infatti, le elezioni abkhaze sarebbero “l’ennesimo tentativo di legittimare i risultati dell’aggressione russa alla sovranità georgiana”. Con la Georgia si è schierata la maggior parte della comunità internazionale.