La strada verso Russia 2018 si sta rivelando una forca caudina continua per Vitalij Mutko, ormai ex ministro dello Sport in Russia e uomo di punta di tutto il movimento calcistico. Da una parte continuano le indagini – sia affidate a esterni sia interne alla FIFA stessa – su un possibile caso di corruzione nell’assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022, dall’altra Mutko è sotto attacco per quello che sarebbe stato il suo ruolo all’interno dello scandalo doping documentato dal rapporto McLaren. L’uomo forte dello sport russo aveva infatti già dovuto rinunciare a una posizione di rilievo all’interno del Consiglio FIFA (l’ex Comitato Esecutivo) a seguito delle prime conseguenze delle indagini e ora il massimo organo mondiale calcistico gli ha di nuovo chiuso le porte in faccia.
Già a inizio anno nel Consiglio erano quattro i posti vacanti da assegnare a rappresentanti della zona UEFA, ma solo a febbraio la FIFA aveva annunciato che ci sarebbe dovuti aspettare fino agli inizi del mese corrente per sapere se i candidati ai posti avrebbero passato il test di ammissibilità. Mutko era tra i candidati dichiarati, ma non è riuscito a ottenere l’eleggibilità. La decisione non sarebbe comunque legata al caso doping quanto al ruolo di vicepremier svolto dal russo, incompatibile con i criteri di neutralità politica stabiliti dalla FIFA.
Mutko ha dichiarato di non essere contento della decisione e che la FIFA avrebbe per qualche ragione cambiato i propri criteri di eleggibilità aggiungendo quello della neutralità politica. Ha poi aggiunto che in ogni caso non ci sarà spazio per un ricorso poiché la decisione rispetta pienamente il regolamento della FIFA e che, in ogni caso, è nel pieno diritto della federazione cambiare i criteri.
L’attuale vicepremier russo ha in parte ragione quando afferma che la FIFA ha rivisto per qualche ragione i propri criteri, ma sbaglia quando fa riferimento esplicito alla neutralità politica. Se si va a spulciare l’attuale statuto della FIFA (aggiornato ad aprile 2016) possiamo vedere come in realtà la neutralità politica sia presente fin dalle disposizioni iniziali presenti nell’articolo 19, ovvero quelle su cui la FIFA è stata fondata. L’articolo 27 al punto 5 fa espressamente riferimento a quelle norme come vincolanti per stabilire l’elezione di un rappresentante FIFA, e proprio il comma A di quelle norme recita: «neutralità nei campi della politica e della religione». Vi si somma poi il comma C che afferma che è necessario essere indipendenti da ogni forma di influenza politica.
La FIFA su questo è sempre stata trasparente, l’unica cosa a essere cambiato è l’istituzione di una seria verifica sull’eleggibilità dei candidati, introdotta lo scorso anno dopo i casi di corruzione che fecero ruzzolare parecchie teste ai piani alti della federazione. Questo spiegherebbe anche perché Mutko fu ammesso al Consiglio nelle elezioni del 2009, pur ricoprendo un ruolo da ministro in Russia. La cosa potrebbe far certamente storcere il naso ai più, ma sono provvedimenti necessari per una federazione che intenda sbloccarsi ed evolversi, raggiungendo una modernità già toccata da quelle di altri sport, almeno in materia di amministrazione trasparente.
Con Mutko fuori dai giochi sono rimasti solo quattro candidati a contendersi i quattro posti a durata quadriennale: Sandor Csyani (Ungheria), Costakis Koutsokoumnis (Cipro), Dejan Savicevic (Montenegro) e Geir Thorsteinsson (Islanda). Le elezioni si svolgeranno il 5 aprile a Helsinki, durante il congresso FIFA.
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