Da BELGRADO – Sabato 4 marzo, al Marakana di Belgrado, si è tenuta l’edizione numero 153 del Večiti Derbi, ovvero il derby di Belgrado tra Stella Rossa e Partizan.
Quella di Belgrado è una stracittadina che va ben oltre lo sport e la classifica del campionato: ci si gioca la supremazia non solo della città, ma del paese intero, dato che la popolazione serba, in quanto a calcio, è nettamente divisa tra Delije, supporters della Stella Rossa, e Grobari, del Partizan. Al calcio d’inizio lo Stella Rossa si presentava come capolista con sei punti di vantaggio sul Partizan: se i primi sono imbattuti dalla sconfitta patita nel derby di andata, il Partizan ha una striscia positiva molto lunga, ma paga un inizio di stagione traballante, con tre sconfitte nelle prime sei gare.
L’atmosfera che accompagna il calcio di inizio è tesa ma non troppo. Proprio in questa data, infatti, la Stella Rossa festeggia il suo settantaduesimo compleanno e il più semplice dei regali sarebbe una vittoria nel derby, per lo meno per riscattare la partita d’andata, vinta sullo scadere dai bianconeri.
L’ingresso in campo delle squadre è accompagnato da una coreografia fatta con fogli luminosi rossi e dall’accensione di torce in tutta la curva a formare la scritta Zvezda (“stella”). Come sempre nel derby di Belgrado, le coreografie non sono un’esclusiva del calcio di inizio, come avviene invece in Italia, e infatti i Grobari al settimo minuto si esibiscono in una fumogenata nera talmente densa che l’arbitro è costretto a una breve sospensione della gara.
La partita è equilibrata, ma non entusiasmante. L’equilibrio è rotto dai biancorossi al 34′ quando Kanga, attaccante del Gabon, raccoglie sottoporta un assist del ghanese Boakye. Tuttavia le immagini dimostrano come quest’ultimo avesse effettuato il passaggio quando la palla era già uscita e l’insoddisfazione dei Grobari si fa sentire con diversi insulti, tra cui quelli rivolti al primo ministro Vučić, noto tifoso della Stella Rossa.
Il secondo tempo continua come era finito il primo e il Partizan sfiora il pareggio in due occasioni. L’equilibrio viene di nuovo ristabilito a quattro minuti dallo scadere, quando Đurđević riesce a spingere con la testa un pallone vagante in area. 1-1. La foga degli ultrà ospiti è tale che oltre all’accensione di decine di torce, diversi seggiolini vengono divelti e lanciati in campo.
Non succede più nulla sul campo e, fortunatamente, fuori dallo stadio questa volta non si riporta di incidenti tra i due gruppi.
Dopo i fasti del calcio di epoca jugoslava, il derby di Belgrado è rimasto l’unico appuntamento degno di nota per quanto riguarda il calcio serbo. La costante, infatti, è sempre la stessa: mentre sul campo si gioca un calcio ben al di sotto le aspettative, il vero spettacolo rimangono le tribune e il loro tifo incessante.