BALTICO: Novità in arrivo per i “non cittadini” russofoni

La questione dei “non cittadini” è uno dei temi più delicati e spinosi della società in Lettonia e in Estonia, i due paesi baltici in cui il fenomeno dei cittadini di lingua russa, che non hanno passaporto e riconoscimento di cittadinanza, è più esteso. Ma ci sono segnali che fanno pensare che presto alcune cose cambieranno nella legislazione sui “non cittadini”, specialmente in Estonia.

Intanto, chi sono i “non cittadini”?

I “non cittadini” in Lettonia ed Estonia sono quelle persone di nazionalità non lettone o estone (per la gran parte giunte nei paesi baltici durante il periodo sovietico) che non hanno ricevuto la cittadinanza lettone o estone all’atto dell’indipendenza del paese – in quanto non sono riuscite o non hanno voluto superare un esame di lingua e cultura lettone, come prevede la legge lettone –  e che, avendo perso la loro precedente cittadinanza sovietica a seguito della disgregazione dell’Urss, attualmente non risultano essere cittadini di alcun paese.

In termini pratici, questi “non cittadini” sono soggetti riconosciuti come “residenti permanenti” sul territorio lettone ma, poiché risultano privi della nazionalità lettone per mancanza dei requisiti minimi necessari per ottenerla, hanno dei documenti che attestano il loro status, riportando il termine lettone nepilsonis o “aliens”.

In Estonia si contano circa 80 mila “non cittadini”, mentre in Lettonia sono decisamente di più: circa 200 mila di lingua russa, altri 40 mila di origine bielorussa, e 30 mila di origine ucraina.

In termini di diritti, la differenza più grande coi cittadini che hanno un passaporto lettone o estone, è il fatto che i “non cittadini” non possono votare, né alle elezioni per il rinnovo del parlamento, né a quelle amministrative ed europee. Gli altri diritti, compresi quelli all’assistenza sanitaria e all’istruzione, sono invece garantiti a tutti.

Quali nuovi scenari sul piano legislativo?

In queste ultime settimane si stanno aprendo però nuovi scenari sul piano legislativo, che potrebbero estendere il diritto di voto, almeno a livello di elezioni europee, e persino il riconoscimento della cittadinanza, relativamente all’Estonia.

Nei giorni scorsi alcuni eurodeputati russofoni, i lettoni Tatjana ŽdanokaAndrejs Mamikins, e la estone Yana Toom, hanno messo a punto il testo di una risoluzione che invita Lettonia ed Estonia ad estendere ai “non cittadini” dei due paesi il diritto di voto almeno alle elezioni europee per il rinnovo del parlamento di Bruxelles.

Il testo dovrà passare prima al vaglio di due commissioni e in caso di voto favorevole essere sottoposto al voto del parlamento. La risoluzione non avrà in ogni caso valore coercitivo, ma l’obiettivo dei firmatari è quello di mettere ulteriore pressione ai due paesi baltici sul tema dell’allargamento del diritto di voto ai “non cittadini”.

In Lettonia la situazione non sembra al momento così matura dal punto di vista politico per cambiamenti sostanziali nella legislazione. Si punta soprattutto ad invogliare i genitori “non cittadini” a chiedere almeno per i figli neonati l’estensione della cittadinanza (cosa possibile con una semplice richiesta formale da parte dei genitori). Il presidente lettone Raimonds Vējonis ha chiesto la modifica di questa norma e l’attribuzione automatica della cittadinanza lettone ad ogni bambino nato in Lettonia, anche da genitori “non cittadini” che non abbiano richiesto espressamente la cittadinanza per il figlio.

In Estonia invece la situazione potrebbe cambiare in maniera molto più radicale. Da pochi mesi è alla guida del governo estone Jüri Ratas,  il primo premier proveniente dal partito di Centro, un partito che ha la sua base elettorale proprio fra la popolazione russofona dell’Estonia.
La coalizione attuale che sostiene Ratas non sosterrebbe in parlamento una proposta di estensione tout court della cittadinanza estone ai possessori del cosiddetto “passaporto grigio”, ma il partito di Centro intende nella campagna elettorale per il prossimo parlamento, nel 2019, mettere la questione della “facilitazione” dell’acquisizione della cittadinanza come uno dei punti principali su cui chiedere il voto degli elettori, ma già in questa legislatura potrebbero essere presentate in parlamento proposte in questa direzione.

In Estonia l’impatto di questa riforma sarebbe in qualche misura minore rispetto alla Lettonia, dove il numero dei “non cittadini” è decisamente superiore. Ma un’eventuale misura in questo senso da parte del governo estone, metterebbe decisamente molta pressione anche sul governo lettone e potrebbe innescare un processo analogo anche in Lettonia.

Il problema maggiore, sia in Estonia che in Lettonia, riguarda i legami che i due partiti a base russofona, il partito di Centro in Estonia, e “Saskaņa” (Armonia) in Lettonia, hanno con il partito di Putin “Russia Unita”, con cui hanno firmato un patto di collaborazione. Il partito di Centro è riuscito a conquistare la guida del governo estone solo dopo che ha cambiato il suo vertice, sostituendo il vecchio leader Edgar Savisaar con Ratas, che ha assicurato che il patto con Russia Unita, vecchio di dieci anni, non è in realtà più in vigore. Ma non è stato ancora sciolto, come pure in Lettonia, Saskaņa mantiene una continuità nelle scelte di politica estera col Cremlino.

Per i due partiti rompere ufficialmente il patto con Russia Unita potrebbe avere conseguenze sia per la fuori uscita di alcuni membri influenti, sia per la perdita di popolarità nell’elettorato russofono, vero bacino elettorale sia del partito di Centro estone sia di Saskaņa.

In un prossimo futuro comunque è probabile che la questione dei “non cittadini” possa trovare una soluzione, sia perché dal punto di vista demografico l’incidenza dei russofoni nei paesi baltici tende a diminuire, sia perché le sensibilità nel panorama politico estone e lettone stanno gradualmente cambiando, in direzione di una agevolazione dell’acquisizione dei diritti di voto e di libera circolazione dei “non cittadini” baltici.

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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