La pubblicazione da parte della CIA di oltre 12 milioni di documenti riservati dei dispacci dei servizi segreti americani (anni ’40 – ’90) ha destato particolare interesse in Lettonia. I documenti della CIA offrono uno spaccato molto interessante sulla vita, non solo politica e militare, ma anche quotidiana dei lettoni ai tempi dell’Urss.
La povertà, la mancanza di prodotti alimentari e di prima necessità nei negozi, il cattivo gusto delle mogli dei funzionari russi giunti a Riga, che era una delle capitali più alla moda e sviluppate dell’Europa del Nord prima della II guerra mondiale, e il desiderio di libertà dei lettoni, fra gli argomenti più frequenti dei dispacci dei servizi segreti americani.
“Considerate le condizioni, le informazioni limitate e la cortina che divideva entrambi i blocchi, qualsiasi notizia poteva avere un suo potenziale valore”, sottolinea il ricercatore Mārtiņš Kaprāns. Si può notare come le informazioni venivano raccolte su ogni tema, ma in particolare dettagliati sono evidentemente i tentativi di descrivere le infrastrutture strategiche, le fabbriche, soprattutto elettroniche, chimiche e farmaceutiche. Inoltre, dalle informative si può vedere che il governo americano negli anni ’40 e ’50 aveva informazioni dettagliate sul movimento partigiano nei baltici (i cosiddetti Fratelli della foresta), che attendeva aiuto dall’Occidente nella lotta contro il regime sovietico. Allo stesso modo, notizie dettagliate arrivavano anche sulle deportazioni, e sui luoghi di destinazione dei deportati.
Le informazioni venivano fatte arrivare in Occidente grazie soprattutto ai marinai. La raccolta dei dispacci divenne più intensa grazie al contributo dei cittadini baltici che emigravano. Dagli anni Cinquanta, con il ritorno di un turismo molto limitato e controllato, anche i pochi turisti occidentali iniziarono a riportare informazioni.
Riportiamo di seguito alcuni esempi delle informative inerenti alla Riga e alla Lettonia sovietiche.
“Durante il viaggio circa 200 passeggeri sono saliti senza biglietto, e senza un posto dove sedere, si sono appollaiati sui tetti del vagone. Alcuni hanno viaggiato per 400 km, dalla Russia fino a Riga. Parlando con alcuni di loro abbiamo capito che vengono a Riga per trovare qualcosa da mangiare. Hanno sentito che in Lettonia si possono trovare patate e pane. Fra di loro diverse donne, e anziani, dall’aspetto molto stanco e indebolito”. [Dispaccio di un ufficiale della flotta americana nel 1947]
“I russi che abitano a Riga guardano i lettoni dall’alto in basso, pensano che i lettoni non vogliano considerare la cultura sovietica di gran lunga più alta della loro. Questo atteggiamento offende molto i lettoni, che hanno fondate ragioni per pensare che il livello di vita prima dell’occupazione sovietica era decisamente più alto, nella Lettonia indipendente. Non nascondono il loro odio contro i russi e pensano che persino sotto il regime nazista si viveva meglio”.
“Le persone a Riga sembrano molto depresse, nessuno si ferma a parlare con estranei. Nei caffè e nei ristoranti si possono notare solo soldati e donne. Se provate a invitare una ragazza a ballare, questa lascerà immediatamente il ristorante e per nessun motivo vi rivolgerà la parola. Quelli che conoscevano la Riga di prima della guerra, restano sconcertati da questi cambiamenti, perché si ricordano Riga come una città molto ospitale e prospera.” [Impressioni di un marinaio danese nel 1949]
“Le scarpe più a buon mercato, del materiale più scadente, costano 53 rubli, ma si rompono già dopo tre mesi. Scarpe di pelle modesta costano almeno 350 rubli, scarpe con soletta di gomma importate dalla Cecoslovacchia 500 rubli. Gli stivali di gomma sono praticamente introvabili. Per la fornitura di stivali ci vuole uno speciale certificato del kolkhoz… Anche i pneumatici delle auto sono difficili da acquistare. Alcuni informatori dicono che molte auto delle fabbriche e dei funzionari sono ferme, perché non hanno le gomme”. [1953]
“Il tipico lavoratore lettone mangia due volte al giorno. Alla mattina quella che viene in genere chiamata „Staļina kūka” (la torta di Stalin), ovvero pane nero fritto in olio di soia. Il pasto serale è costituito da una zuppa di verdure, che in genere viene preparata senza grasso né carne, e mangiata insieme a pane nero. Tutta la carne finisce all’esercito, ma nessuno sa esattamente da dove arriva. A volte si può acquistare carne di cavallo per 7-8 rubli al chilo o ossa per la minestra per 6-7 rubli, parti che probabilmente sono rimaste dalle spedizioni di carne all’esercito. Per comprare carne di cavallo si deve fare una coda di due o tre ore”.
“Il maggior motivo che muove i lettoni al desiderio di riconquistare l’indipendenza, è un fondamentale odio nei confronti del dominio russo. I lettoni più giovani odiano i russi semplicemente perché sono russi e vivono in Lettonia. I lettoni più anziani hanno nostalgia dei tempi dell’indipendenza, perché quei tempi per loro significano libertà, proprietà private e imprenditorialità. Se in Lettonia si svolgessero libere elezioni, in cui partecipassero solo i lettoni, i comunisti sarebbero senza alcun dubbio spazzati via. Ma in queste condizioni attuali, con una Lettonia così russificata, con famiglie russe trapiantante nel paese, basi militari russe, il risultato sarebbe del tutto diverso”.
“Gli abitanti di Riga sanno vestir bene. Gli uomini indossano abiti dignitosi, cappotti, cravatte, scarpe buone. Scarpe e accessori migliori sono quelli importati dalla Cecoslovacchia. Nel complesso il lettone preferisce risparmiare qualcosa sul mangiare, piuttosto che mostrarsi trasandato per strada.” [1951]
“La permanente le parrucchiere la fanno ancora coi vecchi strumenti di prima della guerra, che spesso finiscono per bruciare i capelli della cliente. Nei saloni di bellezza si discute soprattutto della moda estera. Le donne sanno di essere ascoltate, per questo non parlano di politica, o delle attività dei propri mariti”. [1953]
“Non appena il corteo ha raggiunto la destinazione finale, la gente abbandona per strada i manifesti e corre a casa. Il giorno dopo i giornali sottolineano invece con quale incrollabile convinzione i lettoni hanno dimostrato la loro fedeltà a Stalin e al partito e quanto grande sia stata la parata di celebrazione.” [Celebrazioni della Vittoria, maggio 1951]