L’opposizione albanese di centrodestra, guidata dal Partito Democratico di Lulzim Basha, è scesa sabato scorso in piazza per chiedere le dimissioni del premier Edi Rama, e la formazione di un governo tecnico che garantisca che le elezioni politiche del prossimo 18 giugno siano libere e in rispetto degli standard europei. L’opposizione ha deciso di boicottare anche i lavori del parlamento per questa settimana.
Una grande tenda è stata allestita ai piedi del Palazzo di governo, dove alcune centinaia di esponenti e sostenitori dell’opposizione hanno inscenato un sit-in. Al loro fianco anche il leader storico del centrodestra, l’ex premier Sali Berisha.
Alcune centinaia di manifestanti hanno trascorso le prime tre notti sotto la tenda, accompagnati da suoni di musica e vari brevi discorsi dei partecipanti.
Il leader dell’opposizione sostiene che questa protesta massiccia metterà fine a un parlamento di facciata che non rappresenta i cittadini onesti, ma piuttosto un gruppo di oligarchi legati alla criminalità organizzata.
“Noi rimarremo in questa piazza fino a quando non saranno garantite una volta per tutte elezioni libere ed in rispetto degli standard europei. Non tollereremo un processo fasullo gestito da questo governo ostaggio del narcotraffico e della criminalità organizzata. Io stesso rimarrò qui“, ha dichiarato Basha.
Il premier Edi Rama ha definito le proteste dell’opposizione come un tentativo di bloccare la riforma della giustizia. Rispondendo alle accuse, secondo cui la maggioranza socialista starebbe preparando brogli elettorali, il premier Rama ha dichiarato “che nessuno è contro le elezioni libere; è l’opposizione ha abbandonato il Comitato per la riforma elettorale e non vi è alcuna prova di manipolazioni“.
Molti giornalisti ed intellettuali albanesi hanno espresso lapreoccupazione per lo svolgimento di elezioni regolari sotto l’ombra della corruzione e compravendita del voto, con la presenza di gruppi di persone che hanno coltivato la marijuana con la connivenza della polizia locale. Alcuni scenari di compravendita del voto si sono visti nelle elezioni anticipate a Dibra e Kolonja nei mesi scorsi. Per questo motivo l’opposizione insiste sull’indispensabilità del conteggio elettronico dei voti.
Ma per l’ufficio dell’OSCE a Tirana i tempi stretti non permettono l’introduzione del voto elettronico. L’ambasciatore dell’Osce in Albania ha spiegato che si tratta di “un processo molto complesso che richiede una dettagliata pianificazione e di un complicato processo di gara per l’acquisto delle attrezzature, il modo in cui sarà fatta la valutazione, la certificazione e le garanzie del sistema”.
Tuttavia, la formazione di un governo tecnico non risolverebbe l’alta diffidenza che esiste tra i partiti politici nel paese.Anche l’alleato di Rama al governo, Ilir Meta, esprime ogni qualvolta diffidenze circa le vere intenzioni di Rama, sia per le riforme del governo sia per la riforma della giustizia, percepita come una riforma per mettere le manette alla politica.
La polarizzazione della vita pubblica e la mancanza di libertà di stampa sono viste come un problema della democrazia albanese in questo periodo pre-elettorale.