Negli ultimi giorni l’intera Georgia è stata scossa dalla notizia di un presunto attentato alla vita del Patriarca della Chiesa georgiana Ilia II, considerato l’uomo più influente e rispettato del paese, nonché figura simbolo dell’unità nazionale.
Ilia, 84 anni, a capo della Chiesa ortodossa georgiana dall’ormai lontano 1977, si trova attualmente a Berlino, in Germania, dove si è recato per sottoporsi a un delicato intervento chirurgico, a causa delle sue precarie condizioni di salute. Nei giorni scorsi avrebbe dovuto ricevere la visita di una delegazione formata da alcuni membri di spicco della Chiesa, tra cui l’arciprete Giorgi Mamaladze, il quale però non è riuscito a partire per la Germania, venendo fermato all’aeroporto di Tbilisi. Durante un controllo la polizia di frontiera ha infatti rinvenuto all’interno del suo bagaglio del cianuro, veleno destinato, secondo le autorità, proprio a uccidere il Patriarca.
La scoperta non è però stata frutto del caso. Qualche giorno prima, la polizia georgiana aveva infatti ricevuto una segnalazione da parte di un misterioso informatore, conoscente di Mamaladze, il quale avrebbe dichiarato di essere stato contattato dall’arciprete per acquistare il veleno, convincendo le autorità ad aprire un’indagine. Ad aggravare la posizione di Mamaladze è stato poi il ritrovamento, nel corso di una perquisizione effettuata dalla polizia presso la sua abitazione, di un’arma da fuoco carica irregolarmente detenuta. Mamaladze, accusato di tentato omicidio, rischia ora dai 7 ai 15 anni di carcere, ma l’arciprete, nonostante tutti gli indizi che sembrerebbero condannarlo, ha però continuato a dichiararsi innocente.
Tra i primi a rivelare pubblicamente l’accaduto è stato, il 13 febbraio, il procuratore capo Irakli Shotadze, che ha spiegato come l’arciprete stesse partendo per la Germania con l’intento di “uccidere una figura di spicco del clero”, omettendo volontariamente il nome di Ilia II insieme ad altri dettagli del caso. La notizia, successivamente rimbalzata su tutti i media locali, ha provocato in poco tempo uno choc generale in tutta la Georgia, paese ritenuto tra i più religiosi al mondo, dove il Patriarca rappresenta la prima autorità politico-religiosa in termini di consenso popolare. Lo stesso primo ministro georgiano Giorgi Kvirikashvili ha ritenuto opportuno esprimersi sull’accaduto, definendolo “un attacco contro il paese e un infido complotto contro la Chiesa”.
Ma cosa si nasconde dietro al presunto attentato ai danni del Patriarca della Chiesa georgiana? Secondo l’arcivescovo Vsevolod Chaplin, figura di primo piano all’interno della Chiesa ortodossa russa, questa vicenda non sarebbe altro che il frutto di una cospirazione politica ordita da alcuni membri del clero, decisi ad aumentare il proprio potere all’interno della Chiesa georgiana, la quale è da tempo scossa da forti tensioni causate dalle numerose divisioni interne al Sinodo e dal problema della successione di Ilia.
Secondo l’arcivescovo metropolita Petre Tsaava invece, il presunto attentato al Patriarca potrebbe essere una messa in scena architettata da alcune figure di spicco all’interno della Chiesa, con l’obiettivo di coprire alcuni finanziamenti illeciti che lo stesso Mamaladze sarebbe stato in procinto di denunciare a Ilia, recandosi di persona Berlino. Ad avvalorare questa ipotesi vi sarebbe anche una lettera indirizzata al Patriarca recuperata dall’emittente televisiva Rustavi 2 (la cui autenticità non è però stata ancora confermata), in cui l’arciprete avrebbe lamentato alcune incongruenze riscontrate nell’analizzare le operazioni finanziarie della Chiesa.
Secondo Tsaava quindi, Mamaladze sarebbe stato incastrato proprio a causa del suo tentativo di fare luce su questa vicenda, in modo da essere messo definitivamente a tacere. Ad architettare questa messa in scena sarebbe stata Shorena Tetruashvili, potente segretaria del Patriarca, che il giorno dell’arresto di Mamaladze era insieme allo stesso arciprete, diretta anch’essa a Berlino. Tetruashvili, figura dal grande peso politico all’interno della Chiesa georgiana, è stata inoltre accusata da Tsaava di voler favorire una sorta di “governo ombra” all’interno della Chiesa stessa.
Nel frattempo, dopo aver superato la delicata operazione a cui è stato sottoposto, Ilia II ha rilasciato le prime dichiarazioni ufficiali riguardo al presunto complotto contro la sua persona, affermando di conoscere Mamaladze da diverso tempo e di aver sentito sempre e solo cose positive sul suo conto, ritenendo “strana e anormale” la sua implicazione in questa vicenda. Appena prima di tornare in Georgia, il Patriarca ha fatto sapere che farà il possibile per chiarire la situazione e provare a far tornare le cose alla normalità, confidando nell’unità del suo popolo e della sua Chiesa, la quale, dopo quest’ultimo fatto di cronaca, sembra però essere più che mai in discussione.