Il discorso programmatico pronunciato da Marine Le Pen in vista delle elezioni presidenziali francesi, rivela ormai apertamente i rischi altissimi che corre l’Unione Europea. La candidata dell’estrema destra ha espresso l’intenzione, qualora fosse eletta presidente, di portare la Francia fuori dall’UE e dalla moneta unica, nonché dal comando militare della NATO.
Dopo l’uscita della Francia dalla Nato nel 1966, decisa da De Gaulle in un periodo in cui l’infiltrazione spionistica sovietica ed il suo potere d’influenza sull’amministrazione francese aveva raggiunto livelli ineguagliati, nuovamente appare la mano di Mosca nella delicata campagna elettorale francese. Dopo il finanziamento ufficiale di nove milioni di euro di una banca russa al partito della Le Pen, e le risultanze di una indagine dell’Unione Europea in cui si accertano i finanziamenti occulti della Russia a tutte le forze dell’estrema destra europea favorevoli a una disgregazione dell’Unione, arriva una minaccia esplicita e diretta della candidata del Front National, che pone una luce sinistra sul futuro stesso dell’Europa.
I toni e i contenuti del suo discorso, in cui afferma che la NATO servirebbe solo gli interessi di Washington, e che la sua presenza in Europa non è più giustificata dopo la fine del Patto di Varsavia, starebbero bene in bocca a uno Zhirinovski, e non certo ad una candidata alla presidenza di un paese europeo. La sua aderenza agli interessi destabilizzatori di Mosca è persino imbarazzante, ma la minaccia all’integrità europea è drammaticamente reale. Inoltre, di fronte al crescere dei consensi elettorali di Emmanuel Macron, ex ministro di Hollande, i media governativi russi come Russia Today e Sputnik stanno iniziando una campagna denigratoria del candidato, che nel ballottaggio sarebbe dato vincitore sulla Le Pen: anche Julian Assange minaccia rivelazioni per azzoppare Macron; il tentativo è quello di farlo apparire come occulto candidato di Washington, rappresentante della finanza ebraica internazionale, e, nelle parole affidate a Sputnik dal presidente del gruppo di amicizia Francia-Russia, Dhuicq, “esponente di una facoltosa lobby gay”, con toni omofobi che non sfigurerebbero nell’arena politica russa, ma lontani anni luce dalla coscienza contemporanea europea.
La minaccia all’integrità della UE appare in questo momento concentrica: le forze più retrive dell’est e dell’ovest, che da sempre temono il rafforzamento dell’Unione, stanno scoprendo le carte: la Brexit è stato il loro primo successo, per trasformare la Gran Bretagna in una colossale potenza offshore in grado di attrarre enormi capitali, leciti ed illeciti; il nemico di sempre è la Germania, considerata il reale pilastro dell’Europa, da abbattere ad ogni costo. Il primo ministro May ha usato toni di particolare arroganza nel rilanciare la storica alleanza con gli Stati Uniti, in evidente funzione antieuropea. La grande finanza americana, inoltre, ha tutto l’interesse ad una distruzione dell’euro, da sempre visto come un pericoloso concorrente, e certo l’amministrazione Trump non farà sconti all’Europa.
Se poi consideriamo il sostegno russo alla campagna elettorale di Trump, e la conclamata coincidenza di vedute di Trump e Putin, il cerchio si chiude, con un nefasto concorso di interessi a danno dell’Europa. Tra tutti gli attori in campo, però, l’unico a disporre di una lucida visione, è Vladimir Putin, che ha sinora manovrato in modo perfetto le proprie carte e sta raggiungendo tutti gli obiettivi che si era proposto. La vittoria di Marine Le Pen in Francia sarebbe la sua più schiacciante vittoria, con effetti del tutto devastanti.
Trump e la May, giunti al vertice del potere grazie agli errori e all’insipienza dei propri concorrenti, appaiono dei dilettanti, volontariamente o involontariamente condotti a far coincidere i propri interessi con quelli dell’uomo del Cremlino.