I tre paesi baltici negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi mesi, hanno intrapreso, pur con tempi e modalità a volte diverse, un cammino comune, quello verso la costruzione di recinzioni e steccati lungo i confini con la Russia. Se tutto andrà secondo i piani, entro il 2019 saranno eretti ai confini fra i paesi baltici e la Russia 335 km di recinzioni di filo spinato, alte quasi tre metri.
L’idea di proteggere le frontiere baltiche lungo le linee di demarcazione col territorio russo ha preso piede dopo la crisi fra Russia ed Ucraina, anche se le recinzioni ai confini non possono certo rispondere a motivazioni di difesa territoriale, ma semmai ad una maggiore capacità di controllo delle frontiere dalle inflitrazioni di immigrati clandestini, piuttosto frequenti, o di operazioni di disturbo dei servizi segreti.
Proprio un incidente di questo tipo al confine estone-russo, che ha causato tre anni fa la cattura di un ufficiale dei servizi estoni, ha spinto l’Estonia a considerare seriamente un aumento delle capacità di protezione delle proprie frontiere con la Russia.
L’ultima notizia su questo versante è di pochi giorni fa, quando il governo lituano ha fatto sapere di avere intenzione di costruire una recinzione lungo i confini con l’enclave russa sul baltico, Kaliningrad. La Lituania ad oriente confina con la Bielorussia, ma sul versante occidentale ha una porzione di territorio confinante con la Russia, il territorio di Kaliningrad appunto. E’ evidente specie in questo caso che la recinzione non ha alcuna motivazione in termini di difesa contro l’immigrazione clandestina, ma soprattutto un valore simbolico, come del resto tutto il progetto di recinzione delle frontiere fra i paesi baltici e il vicino russo.
Per essere un progetto “simbolico”, in realtà l’idea di recintare con filo spinato le frontiere con la Russia costerà ai paesi baltici molti soldi e tanto lavoro, anche se i costi annunciati sono piuttosto diversi fra stato e stato.
L’Estonia prevede di spendere circa 71 milioni di euro per recintare 108 km. di confine con la Russia, 657 mila euro a chilometro. I lavori inizieranno nel 2018.
I 135 km. di recinzione fra la Lituania e il territorio di Kaliningrad costeranno 30 milioni, 222 mila euro a chilometro.
Le recinzioni più economiche saranno quelle lettoni: la Lettonia spenderà 17 milioni per proteggere 92 km. di frontiere con la Russia, 184 mila euro per ogni chilometro.
La Lettonia è stata anche la prima ad iniziare la costruzione delle recinzioni, avviate già nel 2016 con il primo chilometro. Entro il 2019 i lettoni prevedono di aver terminato i 92 km. di recinzione, che potrebbero essere poi estesi ad altri 100 km., ovvero su tutta la linea di confine con la Russia esclusi i tratti coperti da paludi e zone non recintabili. In totale sarebbero 193 km. di recinzione su una frontiera lunga complessivamente 276 km. Lettonia e Lituania hanno in progetto anche la costruzione di ulteriori recinzioni ai confini con la Bielorussia.
Come ovvio le recinzioni ai confini con la Russia non sono viste come un argine di protezione contro un’eventuale aggressione militare, ma hanno altri scopi. Il primo è quello di contrastare l’immigrazione clandestina: le frontiere fra Russia e paesi baltici sono molto utilizzate da immigrati clandestini, africani, arabi, ma soprattutto vietnamiti e di altri paesi asiatici.
Le recinzioni hanno poi un forte valore simbolico. Servono per mantenere alta l’attenzione sulla protezione complessiva delle frontiere baltiche, che sono anche le frontiere nord orientali dell’intera Unione Europea, e l’ultimo avamposto della Nato ai confini con la Russia. Erigere una linea protetta da filo spinato lungo i confini orientali dà la chiara idea che i paesi baltici considerano la Russia un paese potenzialmente aggressore.
La decisione dei paesi baltici di erigere recinzioni ai confini non ha comunque causato particolare disappunto in Russia: anzi diversi esponenti politici e parlamentari hanno commentato con ironia e sarcasmo queste velleità di proteggere i confini dei baltici con sistemi di recinzione che non hanno alcun potere di fermare eventuali attacchi armati.
Fonte Delfi.lv