GIOCHI OLIMPICI: Le Olimpiadi 2024 dividono l’Ungheria

La candidatura di Budapest come città delle Olimpiadi 2024 è stata ufficializzata nel 2015 e sin da subito ha diviso l’opinione pubblica e il mondo politico magiaro. Alcuni membri di Jobbik, il partito di estrema destra, ma anche i verdi e i socialisti si sono schierati contro la manifestazione sportiva. Una contrarietà trasversale quindi, che attraversa diverse correnti politiche.

Ma quali sono i motivi per opporsi alla corsa magiara alle Olimpiadi? I membri del partito socialista MSZP ritengono che sarebbe meglio investire i soldi spesi per questo evento in educazione e salute. Proprio a questo scopo dunque si sta impegnando Momentum Movement, nato nel 2015, che ha iniziato una campagna contro la candidatura di Budapest a città olimpica.

L’obiettivo principale è quello di raggiungere 138.000 firme necessarie per indire un referendum cittadino su questo tema. Secondo un sondaggio di hvg.hu, il 68% di un campione analizzato nella capitale magiara è contrario alle Olimpiadi, sostenendo che costino troppo; solo il 26% sarebbe a favore dell’evento. Il 59% degli aventi diritto al voto crede sia necessario un ritiro della candidatura magiara e circa il 60% è favorevole ad un referendum in materia.

Secondo una ricerca dell’istituto Median il 9% dei cittadini contrari ha già firmato la petizione pro-referendum e il 33% ha dichiarato che la firmerà nei prossimi 16 giorni, quelli che rimangono per la fine della campagna anti-olimpiadi.

Come procede la raccolta firme?

Gli attivisti in strada a Budapest sono sparsi in circa 25 punti della città e chiedono anche a chi è a favore dei giochi olimpici di firmare la petizione, perché ognuno, in sede referendaria possa sostenere la propria posizione. Durante il primo giorno di raccolta, i membri di Momentum sono stati in grado di raccogliere circa 10.000 firme,  domenica scorsa si è arrivati a quasi 70.000, ma negli ultimi giorni si è registrato un calo notevole dell’affluenza. Se nei primi giorni infatti, davanti ai banchetti si formavano lunghe file di persone nei giorni scorsi, il clima ostile, il ghiaccio e probabilmente un crescente disinteresse non fanno superare le 4.000 firme giornaliere. Tra i firmatari anche l’ex Presidente della Repubblica László Sólyom.

A supportare la raccolta firme ci sono i partiti che si erano già pronunciati contro le Olimpiadi, almeno quelli di opposizione: il partito socialista MSZP, Együtt, il cui portavoce ha dichiarato che Budapest non ha bisogno delle Olimpiadi, il partito dei verdi (LMP) che ha raccolto firme in diverse zone della città; anche gli attivisti del Partito del Cane a Due Code partecipano alla campagna. Se in città si è combattuti tra il no e il sì alle Olimpiadi, pare che nel resto dell’Ungheria l’entusiasmo per la manifestazione sia comunque molto più basso.

L’atteggiamento istituzionale è un altro dato interessante da analizzare: pare infatti che i membri dell’opposizione del Consiglio Municipale di Budapest non abbiano appoggiato la richiesta da parte di un collega di LMP di annullare la candidatura della capitale ai giochi. Certamente, essendo la maggioranza del Consiglio Municipale in mano a Fidesz, non ci si poteva aspettare nulla di decisivo ma neanche che solo cinque membri dell’opposizione appoggiassero la richiesta.

Nonostante l’appoggio dei partiti di opposizione alla campagna NOlympics, un possibile ritiro della candidatura si basa quasi esclusivamente sull’esito della raccolta firme e del successivo referendum; a livello istituzionale e materiale infatti, non c’è (o comunque se c’è è molto limitato) riscontro dell’opposizione ai giochi. Nello stesso tempo, il continuo ridursi delle firme raccolte rende l’impresa ancora più difficile.

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e PECOB, Università di Bologna.

Chi è Giulia Stefano

Nata a Roma nel 1990, dopo una triennale in Relazioni Internazionali all'Università di Roma Tre con una tesi in Storia dell'Europa centro- orientale, si è iscritta al MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe) presso l'Università di Bologna. Parla inglese, tedesco e sta studiando russo. Da giugno 2016 collabora con East Journal. Gli articoli di analisi scritti per East Journal sono co-pubblicati anche da PECOB, Università di Bologna.

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