Il quotidiano britannico The Guardian ha realizzato un’inchiesta dal fronte d’Europa, il Baltico appunto, dove si stanno concentrando truppe NATO. Qui, insieme alle forze militari lettoni, hanno preso parte ad alcune esercitazioni militari in cui si simulava un’invasione russa.
Tra le truppe NATO destinate al confine lettone, anche reparti italiani.
Non solo in Estonia: in tutte le tre repubbliche baltiche si respira un clima di tensione e incertezza. La Lettonia ha più volte invocato un maggiore impegno da parte della NATO ottenendo, al summit dell’Alleanza Atlantica tenutosi a Varsavia lo scorso luglio, il dispiegamento di forze armate di diverse nazionalità a presidio dei suoi confini. A partire da quest’anno saranno dislocate nel paese forze militari canadesi, italiane, portoghesi e polacche. In Estonia saranno inviati militari britannici mentre in Lituania saranno presenti forze armate tedesche. In Polonia la presenza militare NATO sarà formata da militari statunitensi. La presenza italiana al confine russo sarà particolarmente rilevante e, dal 2018, l’Italia sarà nazione guida nel VJTF, una task force di azione ultrarapida, “punta di lancia” in grado di intervenire in cinque giorni in caso di emergenza. Saranno quindi i soldati italiani a rispondere a un’eventuale – quanto improbabile – invasione russa del Baltico. L’incremento di militari NATO nel Baltico, per quanto limitato nei numeri, rappresenta il maggiore rafforzamento militare nell’area da venticinque anni a questa parte. Non può, e non deve, essere visto solo come un fatto simbolico.