Recentemente è stato registrato il primo caso di un calciatore allontanato da un club per presunto finanziamento di organizzazioni legate al terrorismo islamico. Trattasi del centrocampista tunisino Änis Ben-Hatira, nato a Berlino, ma naturalizzato tunisino, allontanato dai tedeschi del Darmstadt.
Una vicenda non ancora completamente chiara in cui si è resa protagonista la società attualmente ultima in classifica in Bundesliga. Il centrocampista classe 1988 era uno dei perni della formazione dei “Gigli”, cresciuto calcisticamente in Germania e campione europeo u21 con i tedeschi a Svezia 2009, nel dream team composto dai vari Mats Hummels, Mesut Özil, Sami Khedira, Jérôme Boateng e Manuel Neuer. Da tempo era finito nell’occhio del ciclone a causa del finanziamento indirizzato ad Ansaar International, ente di beneficenza però vicino ad ambienti che, secondo l’intelligence tedesca, potrebbero esser legati al terrorismo islamico. Di recente avrebbe versato duemila euro a tale organizzazione per un progetto che avrebbe previsto la costruzione di un pozzo in Ghana.
Una situazione che stava sfuggendo di mano, secondo quanto fatto trapelare dal presidente del club Rüdiger Fritsch e dall’allenatore Torsten Frings. «Non aveva più senso continuare a collaborare», ha affermato il numero uno del club dell’Assia in un’intervista al quotidiano tedesco Bild, aggiungendo che il suo coinvolgimento sociale verso al suddetto ente di beneficenza fosse «sbagliato». «Si è sempre comportato in maniera impeccabile», ammette comunque Fritsch, augurandogli «il meglio per il prosieguo della sua carriera». «Un giocatore eccezionale», ha dichiarato invece il suo ormai ex allenatore, «ma è stata la soluzione migliore per tutti». «Anche lo staff tecnico si è pronunciato sulla rescissione», ha concluso l’ex giocatore del Werder Brema, affermando che «sarei stato in difficoltà a schierarlo con i fischi che prendeva».
Una situazione che pare fosse diventata delicata anche dal punto di vista ambientale. Durante il sabato precedente, infatti, i suoi tifosi avevano mostrato uno striscione allo stadio in cui invitavano il centrocampista tunisino a prendere le distanze da Ansaar International. Non solo. Qualche giorno prima, fra gli altri, anche il ministro degli Interni del Land dell’Assia, Peter Beuth, si era pronunciato contro questo ente di beneficenza: «Non si può permettere a un calciatore professionista come Ben-Hatira di continuare a giocare – dichiarava il ministro locale – quando si dimostra vicino a organizzazioni estremiste che sono osservate dalle agenzie di sicurezza federali». Insomma, la situazione era diventata bollente e trapelavano perfino voci secondo cui anche alcuni suoi compagni di squadra fossero d’accordo con la rescissione.
Il centrocampista ha deciso di rispondere per mezzo di un post pubblicato sulla sua pagina Facebook ufficiale, definendo la vicenda come una «campagna volta a infangarlo». «Chiunque legga il mio CV potrà rendersi velocemente conto che sono un ragazzo attivo socialmente, che lotta per l’equità di trattamento di persone di differente carnagione, etnia e fede religiosa», ha risposto il tunisino. «Credo che la cosa più grave – continua Ben-Hatira – sia che è in atto un tentativo di sabotare la mia carriera calcistica in Germania». La chiusura è tagliente: «Non vi vergognate? Davvero pensate che io mi faccia intimidire da ciò?». Una vicenda, quindi, che avrà sicuramente qualche risvolto in futuro.
Foto: Änis Ben-Hatira (Facebook)